Undici.

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Wax.

Saluto la maestra Celentano con un sorriso sul volto, ringraziandola ancora per le correzioni e i consigli che mi ha dato durante la lezione. La donna lascia la stanza, scuotendo la mano in un saluto, mentre io mi affretto a recuperare tutte le mie cose per raggiungere la sala relax.

Mi siedo sulle gradinate, stanca dalla lezione appena terminata e dalla giornata in generale. Segno sul mio bloc-notes le correzioni da mettere in pratica nelle prossime lezioni e in puntata — correzioni che sono state individuate dai professionisti e dai maestri durante le lezioni del pomeriggio. Scriverle mi aiuta a memorizzarle e a focalizzare nella mia mente, così che in puntata la coreografia possa uscire al meglio delle mie capacità e così che la maestra possa notare i miei miglioramenti.

Fortunatamente la coreografia che mi preoccupa maggiormente non dovrò eseguirla in studio; si tratta di una coreografia di neoclassico, ed essendo leggermente fuori dalle mie corde dovrò continuare a studiarla e a perfezionarla. Sto facendo grandi miglioramenti — o almeno questo è quello che mi è stato detto da Simone durante l'ultima lezione — ma si può fare sempre di più! Per questo motivo, in casetta, mi faccio aiutare, ogni sera, da Ramon e Rita, così che anche i miei passaggi riescano al meglio. In compenso, io, li aiuto con le coreografie di hip hop o di modern.

A proposito di questi due stili, la maestra Celentano mi ha assegnato anche altre due coreografie totalmente nelle mie corde. Quando gliele ho fatte vedere sembrava essere molto soddisfatta, ammettendo che stavo facendo un ottimo lavoro e che dovevo assolutamente continuare così.

Sono molto contenta del modo in cui mi tratta e di come lavoriamo bene in sala. Certo, pretende tanto da me — come da tutti i suoi allievi e non — ed è piuttosto severa durante le lezioni, ma riesce comunque a mettermi a mio agio e a farmi capire dove sbaglio, migliorando di volta in volta. Apprezza ogni minimo sforzo, miglioramento e te lo dice, così da spronarti a raggiungere sempre il massimo.

Chiudo velocemente il bloc-notes, riponendolo nel borsone — che carico in spalla per raggiungere il bagno. Lo appoggio sulla panca, così da potermi sciacquare il viso con più facilità. Asciugo il volto con la salvietta che, fortunatamente, mi sono ricordata di portare e pulisco il mascara ormai colato, anche se mi dovrò struccare meglio una volta tornata in casetta. Ne approfitto per sistemare anche l'acconciatura, legando i capelli disordinata in una coda bassa.

Dopo essermi, quindi, sistemata e aver controllato per la decima volta di aver riposto tutto nel borsone, raggiungo nuovamente la sala comune, affollata dai ragazzi che, come me, hanno terminato le lezioni. Do un'occhiata in giro, nella speranza che qualcuno abbia già intenzione di lasciare gli studios e raggiungere la casetta.

Wax, per mia fortuna, sistema il suo borsone in spalla e, dopo aver salutato Tommaso, si dirige verso l'uscita della sala relax. Lo affianco a passo svelto, richiamando la sua attenzione con una mano sulla spalla.

"Andiamo insieme, ti va?"
Gli domando, accennando un sorriso. Il cantante annuisce, ricambiando quel sorriso e posizionando il suo braccio intorno alle mie spalle. Usciamo, quindi, insieme dalla stanza, dando un saluto generale a chi ancora sta finendo di sistemarsi.

"Sai, Waxiello, ti ho visto un po' giù oggi. Che ti succede?"
Prendo parola, una volta rimasti soli. Si accende una sigaretta, offrendomene una che rifiuto gentilmente.

"Non ti sfugge proprio niente a te, eh piccoletta?"
Domanda ironico, con un sorriso amaro sul volto. Abbiamo, in realtà, la stessa età, eppure lui si diverte a chiamarmi con quel soprannome.

"Diciamo che sto solo molto attenta ai dettagli. E penso anche di sapere perché stai così, o almeno il soggetto per cui stai così"
Tento, incrociando le braccia e assottigliando gli occhi. Lui mi dice di sputare il rospo, allora, dato che sono così tanto sicura di me.

Smettila di aspettarmi | Gianmarco PetrelliWhere stories live. Discover now