Quattordici.

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Non mi va di parlare.

Butto a terra il borsone, delusa da me stessa, non appena entro in sala relax, una volta terminata la puntata. Quel voto e quel posto in classifica sono rimasti impressi nella mia mente; probabilmente, se Fronz mi avesse detto almeno cosa migliorare non mi starei scervellando fino allo sfinimento — o almeno, questo è quello che mi ripeto per convincermi che, probabilmente, quel voto me lo merito per davvero e devo lavorare più duramente in questi giorni.

Metto da parte i miei problemi, però, non appena Ludovica dà voce ai suoi pensieri, essendo insoddisfatta più di me per come era andata la puntata — in quanto, per via di quella coreografia che lei stessa aveva richiesto, si era aggiudicata il penultimo posto. Appoggio, nel frattempo, il borsone sulla panca, sistemandolo e cambiandomi. Tommaso e Federica, invece, rimangono in piedi davanti a me e Ludovica — che si trova seduta al mio fianco, intenta ad allacciarsi le scarpe.

"Basta. Sto a scalda' la sedia"
Pronuncia la ballerina, irritata, incastrando i suoi occhi con i miei. Le lancio un'occhiata, per via della cazzata che ha appena pronunciato.

"Ludo, non iniziare a dire cazzate. Sai meglio di tutti noi quanto lavori duramente e quanto dai, giorno dopo giorno, il massimo. E già questo dovrebbe farti capire che non stai scaldando la sedia. Siamo qui per imparare, per studiare, dando sempre il massimo"
La ammonisco, tenendo tra le mani la maglietta che stavo per piegare, concentrandomi sulla mia compagna di stanza.

"No, Ari. Io non so più che devo fare. È un mese che sto sempre in fondo alla classifica, a prescindere da quello che faccio. Vuol dire che non valgo niente, e sono le classifiche a parlare"
Ribatte lei, alzandosi e facendo il giro del tavolo. I miei occhi la seguono, come se avessero paura di perderla.

Samuel e Nicolò, che fino ad adesso sono stati in disparte, si avvicinano a noi. Il cantante si siede vicino a me, prendendo il posto della ballerina, per ascoltare ciò che sta succedendo.

"Che non vali, non lo devi neanche pensare. Non sei qua per scaldare la sedia, perché capita a tutti di arrivare sesti o quello che era"
Prende immediatamente parola Samuel, trovando l'appoggio di Federica.

"È un periodo, come dici tu, che stai in fondo alla classifica, ma non è una cosa irreversibile. Ne puoi uscire tranquillamente, perché hai tutte le carte in regola per farlo, ma devi volerlo sia con la testa che con il cuore, perché non puoi aspettarti che le cose cambino da sole"
Aggiungo io, più duramente. Nicolò mi stringe delicatamente la coscia, per farmi capire di non andarci giù pesante e di non peggiorare la situazione.

"Amore, ma tu non sai che vuol dire stare qua dentro, lavorare quattro settimane e non sentirti dire una cosa che va bene. Una, Ari!"
Risponde lei, mostrandomi i suoi occhi lucidi. Mi sembra di guardarmi allo specchio; la sua anima fragile rispecchia la mia, con la sola differenza che io mi fingo forte e sicura di me agli occhi degli altri. Non mi piace farmi vedere fragile, da nessuno, perché tutti si approfittano delle persone deboli, è un dato di fatto. Tendo a tenermi tutto dentro, per poi liberare tutte le mie emozioni con la danza — è il mio porto sicuro, lì nessuno può farmi del male.

"Ma te le dicono! Ludo, tu stai prendendo solamente il male. Stai prendendo solo il brutto delle cose che ti dicono, quando in realtà te ne dicono tante altre belle"
La voce di Federica mi risveglia dai miei pensieri, mentre Nicolò mi accarezza un braccio. I suoi occhi sono fissi su di me, segno che il mio compagno di banco ha notato il cambio di espressione sul mio volto. Appoggio il capo sulla sua spalla, osservando l'abbraccio che Samuel e Ludovica si stanno scambiando: lei lascia finalmente andare le sue lacrime, nascondono il suo viso nell'incavo del suo collo per non farsi vedere.

Mi alzo, facendo ritrarre la mano a Nicolò, e raggiungo i due ballerini, che ancora si tengono stretti. Appoggio le mie mani sulle spalle scoperte di Ludovica, trasmettendole il calore che emanano i miei palmi.

Smettila di aspettarmi | Gianmarco PetrelliWhere stories live. Discover now