19: la ragazza dentro la tormenta

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Russel e Violet si stanno baciando.

Russel e Violet si stanno baciando.

Russel e Violet si stanno baciando.

No. Non è possibile. Perché dovrebbero baciarsi? Violet non è innamorata di Russel quindi perché dovrebbe baciarlo? Quindi è stato lui a baciare lei. Sì. Dev'essere sicuramente così. Non c'è altra spiegazione.

Dentro di me si manifesta un turbinio di emozioni, emozioni che mi provocano una strana reazione: mi manca l'aria, non riesco a respirare, credo che tra poco vomiterò per il peso che ho nello stomaco. Faccio respiri profondi per evitare di farmi prendere dal panico; devo fuggire, correre via, scappare da questo luogo, scappare dalla confusione che ho intorno. La vista mi è molto annebbiata per via dell'alcol e sempre l'alcol non aiuta con il mio senso di vomito. Credo che butterò fuori tutte queste emozioni insieme alla cena.

Non mi sento bene.

Non mi sento per nulla bene.

Questa cosa che non sto bene mi manda in confusione, mi manda completamente fuori di testa e non so perché, non capisco il perché; dopotutto lui e Violet si conoscono da una vita, sono amici d'infanzia e lui è sempre stato innamorato di lei, lo è tutt'ora. Violet è l'unica persona su questa terra che custodisce il cuore di Russel.

Corro via.

Scappo più lontano possibile.

Cioè: a me sembra di correre, quando in realtà sto barcollando tra la folla alla ricerca della strada di casa. Non so dove sono. Non so come tornare. So soltanto che seguendo la spiaggia dovrei arrivare agli ombrelloni della famiglia Clarke e risalendo le scale arrivare alla villa. Non ci vuole tanto, anche da ubriaca dovrei farcela.

Mi muovo tra la gente pensando e ripensando a quei due, al bacio, alle mani di Russel su di lei, alle loro bocche che si muovono all'unisono.

<<Kayla?>> una voce mi chiama, ma non mi fermo, non mi volto. So che se parlassi con JJ crollerei e non voglio crollare, non più. Non voglio rivivere quel periodo buio che a volte mi inonda la mente, non voglio piangere per Russel, per Trip, per i miei genitori. Non voglio di nuovo affogare in quella voragine.

Inizio ad allungare il passo, sempre di più, sempre di più, fino a quando le gambe mi fanno male.

La musica inizia ad allontanarsi, le voci iniziano a diventare fievoli sussurri, il buio inizia a circondarmi.

Respira Kayla, va tutto bene, non succederà di nuovo.

Non succederà di nuovo.

Le onde del mare si infrangono sulla costa creando parole comprensibili solo per la natura. Vorrei ascoltare quello che ha da dire, vorrei calmarmi al suono di dolci frasi rassicuranti.

Ma non faccio parte della natura.

Non faccio parte di quel mondo fatto di tranquillità.

Kayla Nichols. La ragazza dentro la tormenta.

Arrivo ai grandi ombrelloni gialli che delineano la spiaggia privata della famiglia. Ho il fiatone, le gambe deboli, ad un certo punto devo aver davvero iniziato a correre senza rendermene conto. Sulle mie guance lacrime calde continuano a cadere, ma non singhiozzo, no, sono silenziosa, affronto il dolore silenziosamente mentre salgo le scale e oltrepasso la piscina. Affronto il dolore a modo mio mentre apro la veranda ed entro nell'enorme casa silenziosa. Affronto il dolore mentre salgo le scale muta e senza respirare per non fare rumore.

Il mio stomaco è sotto sopra, sta implorando pietà, sta chiedendo di correre in bagno per buttare fuori tutto quello che ho dentro così da stare meglio.

Le cronache dei fratelli ClarkeWhere stories live. Discover now