Then: Two.

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La prima volta che fui portata alle sue camere, il Suo Maggiordomo personale mi trascinò- confusa e ancora assonnata- fuori dal mio modesto letto, mi condusse in una sala da bagno attraverso la profonda estensione del grande ingresso, mi strofinò la pelle con una ruvida spazzola ed acqua ustionante e poi mi spinse avanti fino sopra una scalinata che una serva come me non sarebbe mai stata autorizzata a percorrere.

Passammo attraverso le porte senza proferire parola, e poi venni spinta in avanti verso un materasso talmente alto che dovetti arrampicarmi come se stessi salendo su un albero.
"Alzati" comandò piano. "Stai giù."

Il mio cuore mi esplose nel petto dalla paura quando ruotò il letto e si allungò per strapparmi via il grezzo lenzuolo con il quale aveva avvolto il mio corpo nudo.
"Signore" sussurrò "gliel'ho portata."

Sussultai, faticando per coprirmi. Non avevo notato il principe nell'angolo mentre guardavo come Sir Douglas camminasse fino alla spalliera del letto e si allungasse in modo da afferrarmi i polsi, e mi tenesse giù le mani.

Nell'oscurità, riuscii bene a vedere quanto fosse diventato alto il Principe. I suoi occhi si chiusero piano, la sua mascella si irrigidì.
Non ci siamo parlati per due anni.

"Signore." Ripetè Douglas.
Una supplica dall'oscurità. "Douglas, non..."
"Deve farlo Signore."
"Non così..."
"Solamente stavolta, e poi ha finito."

Il principe mosse qualche passo in avanti, coperto solamente da semplici indumenti da notte. Aveva abbandonato le sue spesse maniche nere, i suoi pesanti abiti verdi e i suoi cappotti. La biancheria restò aperta in prossimità della sua gola, mettendo in mostra le ossa calcate delle sue clavicole, ed un petto che si alzava ed abbassava pesantemente poco più in basso.

La sua faccia era tesa. Chiusi gli occhi a questo mistero, ossia la sua bellezza differentemente spaccata e infranta.

Per quasi tutta la mia vita ho conosciuto il suo viso meglio di quanto avessi mai conosciuto il mio.
L'ultima volta che lo avevo visto era stato due anni prima: a cavallo del suo destriero oltre il fiume. La giornata era perfetta, con più sole che vento, ed un cielo talmente blu che mi ero persa proprio come facevo nei sogni d'infanzia. Il principe era scomparso dietro una curva quasi appena lo avevo individuato.
La sua vita era diversa adesso. Più difficile.

Nella calma oscurità lo sentii svestirsi, a tempo con il rumore dei suoi passi trascinati. Sentii il suo peso arrampicarsi sul materasso fra le mie gambe, i suoi rapidi respiri mozzati.

Mi tornò in mente che le mani grandi del maggiordomo mi tenevano fermi i polsi quando lo sguardo tremolante del principe salì cautamente su di loro.
Il maggiordomo mi tenne giù le braccia, ecco perchè fa male la prima volta.

Ma almeno fu una cosa veloce. Il principe non mi toccò in nessun'altro posto. Si strusciò contro di me con rabbia, e si spinse in avanti, esplorando alla cieca.
Le parole vennero portate avanti in un respiro strozzato: "Perdonami, ti prego".
Un migliaio di pugnalate decise, un migliaio di coltellate.

Le lacrime mi scapparono dagli occhi per lo shock, per l'ingiustizia. Sarei venuta di mia spontanea volontà. Gli appartengo, non lo sa? Si mosse a scatti e tremó in silenzio, e poi si sfilò da me con uno sguardo di disgusto e sollievo rivolto al soffitto.

Il braccio gli cadde in faccia, la voce gli si spezzò in gola.
"Portala via."

No Fury/ Harry Styles/ Italian Translation. Where stories live. Discover now