Then: Thirty Five.

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Io e Harry non ci vediamo per almeno un'altra settimana e per tutto il tempo la mia mente non ha fatto altro che passare da un pensiero assurdo ad un altro.

Si è innamorato di lei.
Pensa che mi sia innamorata di lui.
È malato, sta morendo, sarà di nuovo libero presto.
È malato, sta morendo e non sa come farmelo sapere.

Di conseguenza questa mattina il mio stomaco non ha fatto altro che annodarsi e riannodarsi su se stesso in un fascio di nervi e ansia, allentatosi leggermente solo una volta essermi avvicinata all'albero dove siamo soliti incontrarci, per aspettarlo.

C'è troppo silenzioso qui, un silenzio interrotto soltanto dal frusciare dell'erba intorno a me, lo scrociare dei rami l'uno contro l'altro e il cinguettio di qualche uccello che di tanto in tanto sento volare sopra di me. Mi siedo ai piedi dell'albero, in attesa del suo arrivo per quella che sembra essere un'eternità.

Il sole risplende alto nel cielo, caldo, e sembra illuminare ogni singolo filo d'erba o foglia intorno a me.

Poi, finalmente in lontananza, riesco a scorgere un ammasso di ricci scuri, due lunghe, infinite, gambe, avvicinarsi a me a passo svelto. Cade in ginocchio al mio fianco, guardandomi come se mi stesse chiedendo il permesso per entrare in quello che ormai è diventato il sipario privato che divide le nostre anime, il nostro mondo nascosto e io mi sento come se stessi respirando di nuovo per la prima volta dopo anni.

Lo spingo a terra, tra l'erba alta, e mi aggrappo alle sue spalle, stretta, stretta... Così stretta che è come se gli stessi permettendo di entrarmi dentro.

Le sue braccia si aggrappano a me, possessive.

"Non penso di potercela fare," le labbra premute contro il mio collo. "Non faccio altro che pensare a te."

Tutto dentro di me sembra far male, male in senso buono: e adesso so di poter vivere. Posso mangiare, posso respirare, posso dormire. Posso ridere e sorridere. Tutto questo, qui e adesso, mi fa sentirencome se per la prima volta dopo quella che mi è sembrata una vita, potessi abbassare la maschera e iniziare a vivere davvero.

Ce ne stiamo lì, distesi in mezzo all'erba, le sue mani a disegnare ogni linea del mio viso, fissandomi attentamente quando si ricorda.

"Come stai?" Mi domanda dolcemente.

"Sto bene."

Lo fisso, attentamente, e ogni volta è come vederlo veramente per la prima volta. La pelle chiara, gli occhi brillanti, il sorriso dalle bellissime fossette. Mi allungo per riempirgli il volto di baci: le labbra, le guance, il naso, gli occhi facendo passare le mie dita lungo le sue braccia. "E tu amore mio? Come stai?"

"Sto meglio sapendo che a te interessa sapere come sto. E sono sicuro che Liam ti tratti bene."

Per un attimo mi domando come faccia a saperlo, poi abbandono il pensiero. Voglio dirgli che Liam sa di noi, ma non voglio rovinare questo momento solo nostro.

"Lo fa. È davvero una brava persona. Ma dimmi di te, come va con tua moglie?"

Con una smorfia, ammette "viviamo due vite separate, non è male. Finiremo col cadere in una routine che ci porterà a diventare presto due estranei suppongo."

Mi guida all'ombra dell'albero, facendomi adagiare sull'erba alta insieme a lui. Aspetto il momento in cui mi domanderà il motivo per cui non sono andata da lui quella notte, ma non lo fa. Semplicemente mi distende sull'erba facendomi ombra con la sua figura sopra di me e mi studia attentamente.

"Gli occhi: ancora birichini, le labbra: intatte," dice baciandole una prima volta. "Il collo: perfetto, il seno: più sodo. Dio." Si abbassa, lasciando un lungo bacio nel mezzo. "Il mio bambino: cresce." Le sue mani tirano verso il basso la mia gonna scendendo lentamente con il volto tra le mie gambe. "E più in basso... Cosa abbiamo?"

No Fury/ Harry Styles/ Italian Translation. Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon