07. So già cosa si prova quando si pensa troppo

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Come figlia, penso di sentirmi una fallita. Non sempre, ma quasi.

Tra me e mio fratello non so chi dei due sia peggio. Ethan è sempre stato un po' sulle sue. Spesso con i nostri genitori si è mostrato indifferente, e io ancora non ho capito se questa sia una cosa positiva o negativa. Insomma, beato lui che riesce a fregarsene di tutto, pure dei suoi genitori. Più che altro, penso che non dia troppo peso ai problemi in famiglia. Pensa ai fatti propri, è maggiorenne e non vede l'ora – probabilmente – di andare via. Ho perso un anno di scuola per colpa del voto che ho avuto in condotta. E neanche la mia media scherzava, però. Ethan è andato a scuola tardi, a quest'ora avremmo dovuto finire entrambi, se lui fosse andato a scuola prima e se io non fossi stata bocciata.

Ancora non ho ben capito i suoi piani per il futuro. Non so neanche io cosa voglio farmene. Odio la scuola, non vorrei andare al college (o almeno, per ora la penso così), chissà, magari tra un anno cambierò idea.

A scuola ho quasi sempre fatto schifo. Non perché io sia stupida come una capra, ma perché ho sempre avuto difficoltà. Certe materie non le sopporto, inoltre, con i problemi in famiglia, non ho mai avuto testa per lo studio.

E la cosa buffa è quando sono proprio i genitori a dirti "Non devi pensare ai nostri problemi, ma pensa allo studio". Sì, meraviglioso, no? Con mamma e papà che gridavano in continuazione, litigi su litigi e ho provato a far finta di niente, ma le loro parole mi rimanevano impresse nella mente ogni volta.

È vero che dei loro problemi non me ne dovrebbe fregare niente, ma è altrettanto vero che i figli non possono veramente far finta che non sia successo nulla.

E ora sono qui, a Portland, cercando di iniziare una nuova vita. Come inizio devo dire che fa schifo. Chissà, magari cambierò idea, ma un po' ne dubito.

Spero di riuscire almeno a fare amicizia per bene con qualcuno. In questo momento sono così disperata, che l'unico essere vivente con il quale ci parlo volentieri è il mio cane.

Ma ora sono a scuola e sono quasi costretta a scambiare qualche parola con qualcuno. Alcuni mi guardano come se fossi un fenomeno da baraccone. Splendido, chissà perché non mi sorprende!

Ed è ancora più orribile dover vedere la faccia del professore di educazione fisica, mentre ti osserva come se volesse incenerirti con lo sguardo e tu sei costretta a correre e a distogliere lo sguardo.

Tra poco perderò i polmoni, sono sudata, non ho più le forze, sono come una specie di ippopotamo in sovrappeso che sta correndo su un tappis roulant.

Il professore suona il fischietto e io mi fermo di botta, ma qualcuno dietro di me, anziché fermarsi, si imbatte nel mio corpo, facendomi perdere l'equilibrio e cadendo a terra. Tenendo conto del fatto che si corre all'aperto e che io, sfortunatamente, ho i pantaloncini della tuta, invoco tutti i santi non appena le mie ginocchia toccano terra. Fa un male cane.

« Perché cazzo ti sei fermata? » sbraita la ragazza dietro di me.

« Si sono fermati tutti, o non vedi? » rispondo a tono. Mi alzo in piedi, facendo un po' di fatica, e osservo le mie ginocchia. Uno è sbucciato, fantastico! Ora mi tocca camminare come una papera zoppicante.

« Avresti potuto spostarti, no? » continua a dire e mi giro verso di lei. Perfino la sua faccia è intimidatoria. Alzo gli occhi al cielo e la ignoro, poi vedo il professore farmi segno di andare da lui. Doppio porca troia! Cerco di camminare bene, ma la ferita mi brucia.

« Signorina Ha-qualcosa, devi andare in infermeria. » dice, analizzando il mio ginocchio.

« Sì, ora ci vado. » borbotto a disagio.

Fade To GreyWhere stories live. Discover now