34.Io non ho paura

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È passato tutto liscio per due settimane. Da una parte ho cercato di mettere da parte i pensieri cattivi e concentrarmi sulle cose che mi rendono felice. Sono poche, lo ammetto.
Mio fratello si è dimostrato molto più interessato a me,  ha smesso di controllarmi la notte. Lo faceva quasi sempre, con la paura che mi trovasse morta. Non gli do affatto torto, anche se questo suo modo di tenermi sotto controllo stava diventando un po' soffocante.

Mia madre lavora, ci scambiamo poche parole e a cena spesso non diciamo nulla. Il nostro rapporto è diventato abbastanza freddo, e non so se sia per colpa mia o meno. Ethan dice che si riprenderà e che andrà tutto bene. È solo un periodo, può capitare.

Vorrei credergli, ma è difficile. 
Con Kayden non ho smesso di parlare. Ho cercato di stargli vicino, anche se spesso mi faceva sentire indesiderata. Mi sono sentita come se la mia presenza in quella casa fosse l'ultima cosa di cui lui ne aveva bisogno.
Hunter ha detto che sta prendendo le sue medicine e che sta andando regolarmente dallo psichiatra.
Penso Hunter sia abituato, in un certo senso. Vedere il proprio fratello soffrire di depressione fa male. Mi ha detto che Kayden ha il disturbo ciclotimico, ciò comporta un'elevata frequenza di episodi maniacali e depressivi, seppur lievi.
Ma Hunter mi ha detto anche che a peggiorare la situazione è anche il suo carattere, che è sempre stato diverso. Kayden stava già male, l'ansia e il dolore che provava anche quando apparentemente stava bene, lo hanno devastato. Anche quando ha i suoi giorni di "normalità", c'è sempre qualcosa che lo turba.
Perché è lui ad essere fatto così. È lui che non riesce a trovare la sua pace e non riesce vedere il bello in niente.

E beh... Io lo capisco. Non sono bipolare, ma so come ci si sente a soffrire di depressione. E non puoi mandarla via, non la vedi, ma la senti fin dentro le ossa.
La senti e vuoi scacciarla via, ma non puoi. Ti senti intrappolato in una fottuta scatola e non puoi respirare. Ti senti mancare le forze e stai per mollare. Vedi la realtà con occhi diversi, tutto ti appare cupo e insignificante. E questa sensazione non mi abbandona quasi mai.
Provi a chiedere aiuto e spesso gli altri ti deridono.
Muori e ti dicono "Era una brava persona", ma quando sei in vita non ti guardano nemmeno in faccia. Anzi, puntano il dito e sparlano alle tue spalle.

"Ho sentito che sta male a livello mentale. Ha provato ad ammazzarsi, dovrebbe essere curata".

"Dovresti reagire, prima di distruggerti con le tue mani".

"Ascolta, mi dispiace che tu stia male, ma non trascinarmi nei tuoi problemi".

Sono soltanto un paio di frasi che mi sono sentita dire da quando sto male. Sono andata da alcuni psicologi, per un periodo sono stata bene.
Non sono persone cattive e cercano di aiutarti. Certo, l'importante è trovare la persona giusta e che non pensi soltanto a fregarti i soldi.

Mia madre ha speso un sacco di soldi per le mie terapie, ma non ci ho concluso niente. Non sono guarita. Mia madre quella volta sì è incazzata con me, anche se non lo ha dato a vedere. Ho letto il pentimento sul suo sguardo. Si stava pentendo di aver investito quei soldi in me.

E io ho detestato vedere quel suo sguardo. Mi ha fatto sentire una nullità. Capita quasi sempre, dopo che finisco la terapia. Mia madre si lamenta di non avere soldi perché li ha spesi per colpa mia.

Ed è per questo che ho imparato a fingere così bene. Perché non voglio che lei mi rinfacci ogni volta le stesse cose. Vorrei dirle che il problema non sono io, ma gli altri. Lei ne fa parte.

È inutile provare a stare bene, se poi quando torno a casa mia madre continua a lamentarsi, ancora e ancora, di quanto faccia schifo la nostra famiglia e che non abbiamo soldi.

Spesso si è rifiutata di avere l'aiuto di papà. Ha definito i suoi soldi "sporchi e schifosi". Gli porta rancore soltanto perché lui si sta rifacendo la sua vita, mentre lei sembra ferma al punto di partenza.

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