23. Mi affascini in una maniera assurda

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Alcuni ricercatori di Manchester dicono che sia il grigio il colore della depressione e non il blu.
La cosa sorprendente, per me, è che il grigio è il mio colore, ma non ho mai pensato di attribuirlo propriamente alla depressione. Lo considero il mio colore e basta. Non perché sia triste, o perché penso sia il più bello.

È come se il grigio mi appartenesse. È stupido, lo so.
Ma in questo colore mi rispecchio. Non vedo nero, non vedo bianco, non vedo un altro colore: vedo grigio, perché io mi sento così. Mi sento un grigio sporco, scuro, a volte sfumato, ma mai bianco e mai del tutto nero.

Non piace a molti. Per me è come una via di mezzo. La mia vita non è come un foglio bianco da riempire, ma non è nemmeno completamente nero, senza niente da aggiungere. Ecco, vediamola così: su un foglio grigio una persona riesce a scrivere sia con la penna bianca e sia con quella nera. Capite? C'è qualcosa da aggiungere in quel grigio; qualcosa da vedere.

Come questo colore, infatti, a volte mi sento messa da parte, indesiderata. Perfino il nero è più amato del grigio. Buffo, non trovate? E sono io che mi rifiuto di avvicinarmi al nero. È un bel colore, sì, ma non mi rappresenta totalmente.

Vedere nero è come arrendersi del tutto. E io voglio, e devo, rimanere sul grigio. Ciò non significa che sia impossibile o improbabile che il mio grigio tramuti in nero. È già successo, lo reputo abbastanza possibile, ma penso di essere capace, perlomeno, di avere ancora un briciolo di autocontrollo su di me e sulla mia mente.

È difficile, sì, ma è anche sufficiente per me. Gli esseri umani sono un po' strani, penso. A volte preferiamo attribuire un colore alle nostre emozioni. Quando non c'è di mezzo la comunicazione verbale, ecco, troviamo altri modi per parlare.

Il mio psicologo diceva che è normale attribuire un colore a ciò che proviamo. Ed è un po' risaputo, sia per tradizione che per miti, che il rosso, per esempio, è il colore dell'amore, della passione, mentre quello nero rappresenta la morte, l'aggressività, la ribellione, la fine.
E il bianco? Beh, il bianco ha sempre rappresentato la luce, la purezza, la felicità.

È forse per questo che un po' capisco Kayden e la questione dello Yin e Yang. Ognuno attribuisce il significato che vuole al colore che gli piace.
E a me piace pensare che Kayden mi abbia dato la collana perché: c'è sempre un po' di bene nel male, e un po' di male nel bene.

In questo caso, penso che sia più una questione di fiducia. Lui si fida di me, così come io mi fido di lui.
È consapevole che potrei fargli del male, ma potrei anche fargli del bene. E ciò non esclude il fatto che sia la stessa cosa per me. Perché, per quanto incasinati e soli ci sentiamo, so, e sa anche lui, che potremmo farci male, anche inconsapevolmente. E questo l'ha capito anche Hunter.

Ho riflettuto a lungo. In realtà, rifletto spesso, un po' su tutto. Perché il più delle volte non ho niente con cui distrarmi, quindi penso finché la mia testa non è in sovraffollamento di pensieri.

E la cosa che più mi spaventa è proprio questa: il nostro cervello è in grado di saturarsi di così tanti pensieri, fino a non riuscire più ad elaborare una risposta sensata, con un senso logico.

Per questo evito di pensare. È difficile, ma ci provo. A volte ci riesco, altre volte no. E mi è capitato, sì. Sovraffollamento di pensieri, oltre ogni limite, tanto da indurmi a fare ciò che ho fatto.

E penso a come potrebbero sentirsi gli altri, sapete, a vederci così: depressi, soli, asociali, pazzi (per alcuni), strambi, esibizionisti.

Prima che io possa affermare con esattezza ciò che penso della società e quanto mi faccia ribrezzo al giorno d'oggi, penso sia più corretto dire che "le persone, spesso, mi fanno schifo, in ogni loro sfumatura". E no, non si tratta di fare di tutta l'erba un fascio, ma si tratta di guardare in faccia la realtà.

Fade To GreyWhere stories live. Discover now