19. Pugnalata alle spalle

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Allen
So di aver fatto una grandissima stronzata. Il problema è che l'ho capito troppo tardi. È quello che succede sempre in questi casi: capisci di aver fatto un disastro soltanto dopo averlo fatto, e nel mio caso non ho idea di come tornare indietro. Non dovevo rispondere in quel modo a Cheyenne, ma la rabbia, anzi forse più la paura, ha preso il sopravvento e sono andato in panico. Le ho detto "Fatti i cazzi tuoi", e ora non so come rimangiarmi quella dannata frase.
Dopo quell'episodio sono uscito dal bagno sconvolto, sono tornato al tavolo e ho fatto finta di niente per altri dieci minuti, così che se me ne fossi andato nessuno avrebbe sospettato che la cosa fosse legata alla contemporanea assenza mia e di Cheyenne. Nonostante tutto volevo ancora proteggere la nostra amicizia, e nel frattempo avrei trovato un modo per farmi perdonare. Cheyenne era tornata cinque minuti dopo, non mi aveva rivolto nemmeno la più fugace delle occhiate e si era seduta con il volto di pietra che la contraddistingue in presenza dei popolari. Sembrava perfettamente calma ed equilibrata, e non sapevo come avrei potuto rompere quella facciata così quieta. E così non l'ho fatto. Mi sono trattenuto altri cinque minuti, oltre ai precedenti dieci, poi mi sono alzato e con una scusa me ne sono andato, perché non riuscivo più a sostenere quella situazione che agli altri sembrava perfettamente normale, mentre soltanto io dovevo continuare a fare finta di divertirmi col peso di ciò che le avevo detto e la consapevolezza della tensione fra di noi.
Mai nella mia vita ho preso decisione più sbagliata di quella, perché la faccenda è rimasta aperta, e il giorno dopo sarebbe stato comunque troppo tardi per tornarci sopra. Mi sono fatto un autogol in piena regola.
Ci ripenso per la millesima volta mentre lancio la bottiglietta d'acqua in aria e la afferro al volo. È venerdì, sono passati quattro giorni dal lunedì del nostro litigio e Cheyenne non mi ha mai rivolto la parola. Sta aspettando che lo faccia io ma, come già mi sono ripetuto più volte, non ho idea di come tornare indietro. È strano, perché generalmente non mi faccio troppi scrupoli e punto a risolvere il problema il prima possibile e in modo diretto, eppure con Cheyenne non mi sembra la strategia più adatta, né voglio che venga a sapere della ragione per cui ho reagito in quel modo. È un bel casino. La cosa più strana è che in tutto questo tempo nemmeno Amy mi ha fatto domande, lei che è sempre così curiosa, e quindi le cose sono due: o lo ha chiesto a Cheyenne – ultimamente passano molto tempo insieme – o non ci ha fatto caso, oppure non le interessa saperlo, ma le ultime due opzioni non si addicono a lei, quindi deve aver parlato con Cheyenne. Non so se sia un bene o un male, magari lei può mettere qualche buona parola per calmare le acque. Appoggio il fondo della bottiglietta fredda sulla fronte e guardo in alto, chiedendomi come possa essere arrivato a pensare che utilizzare la mia sorellina per fare pace con lei possa essere una buona idea.
Con la coda dell'occhio vedo Brad avvicinarsi a me e piantare i piedi a terra con le gambe un po' divaricate e le mani sui fianchi, in evidente atteggiamento di rimprovero. «James, non sei concentrato» sentenzia. Devo ammettere che, nonostante sia un idiota viziato, Brad tiene davvero al football, ed è l'unica ragione per cui mi va a genio. «Immagino di non dover essere io a ricordarti quanto sia importante la partita di oggi, dunque alza il culo e scendi in campo.»
Lui si allontana senza aspettare che gli risponda. Lascio la bottiglietta sulla panchina e mi alzo, infilando il casco mentre raggiungo il resto della squadra che si sta già allenando da venti minuti. Non devo neanche sforzarmi troppo per convincermi a non pensare, mi basta il football: l'adrenalina quando si grida touchdown, l'erba in bocca per un placcaggio, l'odore di terreno umido nel naso. La partita di oggi è davvero importante, si percepisce la voglia di vincere nell'aria. La nostra scuola deve affrontare la Lincoln, con cui è molto in competizione, da sempre, e una sconfitta sarebbe clamorosa per il morale di tutti. Probabilmente mi darebbe il colpo di grazia.
Mezz'ora più tardi, mentre sono sotto la doccia nello spogliatoio maschile, lontano dal campo e dalla mia principale valvola di sfogo, ripenso a Cheyenne, e mi rendo conto che mi manca, sul serio. Mi manca parlare con lei, ridere con lei, prenderla in giro, fare i nostri discorsi superficiali e profondi, fumare una sigaretta insieme... mi manca anche soltanto guardarla per un po' e provare a capire quello che sta pensando. Da quando abbiamo litigato non mi è più possibile, il suo volto è impenetrabile, non mi sento più vicino a lei, ma relegato insieme a tutti gli altri: a Courtney, Chantal, Brad e Rick. Mi sento un estraneo, e lo detesto. Da quel giorno in cui mi sono fermato a casa sua e ci siamo ubriacati ed è passata alla radio Ho Ho Ho di Sia che ci ha dato una denominazione – ovvero misfits, disadattati – sento che io e Cheyenne siamo legati indissolubilmente. Mi viene in mente la leggenda giapponese del filo rosso che unisce le anime affini: per quanto esse possano essere distanti saranno destinate a riunirsi. Lei è la mia anima affine, lo so, lo sento, e devo trovare un modo per riavvicinarmi a lei.

Misfits - DisadattatiKde žijí příběhy. Začni objevovat