28. Cuore spezzato

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Allen
Quando svolto l'angolo arresto quella che in realtà non è stata altro che una fuga disperata. Ero riuscito ad evitarla per un mese. Mi sono proibito anche solo di guardarla nei corridoi. Ho ignorato i suoi brillanti occhi verdi, sempre pieni di domande e parole non dette. Non ho rivolto neanche uno sguardo alle sue curve mozzafiato. Mi sono impedito di parlarle, di guardarla, di respirare il suo stesso ossigeno. E le cose sembravano andare meglio, davvero, pensavo di essere sulla buona strada. Oggi, invece, mi sono reso conto di non averla dimenticata affatto. Quel bacio ha fatto vibrare ogni singola cellula dentro di me, facendomi provare ogni emozione possibile: sgomento, passione, delusione. Cheyenne è sempre stata una montagna russa per me. È capace di farmi oscillare lungo tutto lo spettro emotivo con un semplice sguardo, ed è proprio per questo che l'ho evitata in ogni modo possibile. Mi sono gettato a capofitto in una relazione con Chantal. All'inizio eravamo soltanto amici, ma poi qualcosa è cambiato e siamo passati ai baci, poi al sesso e infine ad un rapporto stabile. Ed io ho rovinato tutto. Non si merita ciò che le ho appena fatto, e ho intenzione di dirglielo il prima possibile.
Salgo in macchina con il fiatone, allontanandomi il più velocemente possibile da quel luogo, incurante del traffico, dei semafori e dei limiti di velocità. Sto scappando, è questa la verità, ma voglio mettere più distanza possibile tra me e Cheyenne Leroy. Ha troppo potere su di me, e sono sicuro che mi convincerebbe ancora una volta a darci un'altra chance, e tornerei di nuovo a sperare che si ribelli a sua madre, e la mia speranza verrebbe delusa ancora una volta. E non posso permettermelo. La notte del Sadie Hawkins mi ha spezzato il cuore, e sto ancora cercando di rimettere insieme i pezzi.
Quando arrivo a destinazione raggiungo rapidamente la porta d'ingresso, e busso con un po' troppa foga. Chantal compare sulla soglia, confusa di fronte a quella che deve essere l'espressione sconcertata sulla mia faccia.
«Ehi, che succede?» Mi afferra le mani per tenerle ferme, e mi rendo conto solo adesso che stanno tremando. I suoi occhi blu mi scrutano preoccupati, i capelli biondi legati in una coda alta coprono il numero sulla divisa da cheerleader. Scuoto la testa e lei mi lascia entrare, chiudendo la porta alle nostre spalle.
«I tuoi sono in casa?»
«No, ma-». La interrompo, fiondandomi sulle sue labbra per cancellare il ricordo di quelle di Cheyenne.
Non ci pensare, non ci pensare, non ci pensare...
«Cazzo!» mugugno, sconfitto, liberandole il viso dalla mia presa salda. Mi sfrego la faccia fino a farmi male, poi crollo a terra, frustrato. «Esci dalla mia testa!» grido, colpendomi il capo coi pugni chiusi. Con delicatezza, Chantal mi afferra le mani e le allontana dalla zona che stavo colpendo con foga, poi mi afferra il viso e si inginocchia alla mia altezza, scostandomi i capelli dalla fronte imperlata di sudore.
«I tuoi jeans sono fradici e hai i capelli bagnati, cambiati mentre preparo un tè caldo, okay? Puoi prendere una tuta dall'armadio di mio padre, tanto non le usa».
Annuisco, guidato come un automa da quelle parole premurose che non merito. Devi dirle la verità, mi ricorda il mio subconscio, e mi sento un verme per quello che ho fatto.
Dieci minuti dopo siamo seduti nel salotto dalle tinte color crema. Chantal siede sempre a gambe incrociate, e sembra una bambina per come sorregge la tazza con entrambe le mani. Una stilettata dolorosa mi trafigge il petto. Anche se non l'ha mai confessato apertamente, teme di essere un rimpiazzo. Aveva capito che tra me e Cheyenne c'era qualcosa, e io le ho chiesto di non parlarne. Ha sempre rispettato la mia volontà, ma credo che la reputi una minaccia, e per questo mi sento ancora più uno stronzo. Non vorrà più vedermi dopo che le avrò detto la verità, e io non sono pronto a rimanere solo con me stesso.
«Vuoi parlare di ciò che è successo?» rompe il silenzio dopo aver poggiato la tazza vuota sul tavolo. Il mio tè è ancora intatto.
Le parole faticano a trovare la strada per venire fuori. Ci ho messo un po' a capire Chantal, e ora che l'ho fatto ferirla è l'ultima cosa che vorrei. È una ragazza forte, che vive con un padre assente e ha un fratello più piccolo a cui badare. La sua storia è terribilmente simile alla mia, e forse è per questo che ci siamo trovati subito a nostro agio nei silenzi dell'altro. Non parliamo molto della nostra vita privata, ma ci capiamo. Almeno mia madre crede in me, quella di Chantal la reputa un'oca senza cervello, e di sicuro è ciò che ha spinto la figlia a vedersi e agire davvero come tale.
«Non è importante, casini in famiglia». Decido di tenermi questo segreto ancora un po', e lo faccio per svariati motivi, di cui uno in particolare mi irrita più degli altri: voglio proteggere Cheyenne, perché temo che Chantal possa vendicarsi portando alla luce la nostra relazione. Ma lei merita la verità, e gliela dirò. Non ora, però.
«D'accordo, se vuoi parlare sappi che io sono qui». Con un ampio sorriso mi stringe la mano, e io le sorrido in modo forzato, sentendomi il verme più subdolo al mondo.
«Tra poco iniziano le prove». Poggio la tazza ancora piena sul tavolo e mi alzo, ficcando le mani in tasca. Chantal mi osserva dal basso con un debole sorriso. Torna alla mia altezza e mi passa le braccia attorno al collo, poi poggia le labbra sulle mie con delicatezza, come se temesse di rompermi. E per quanto tenti di impedirmelo, vorrei che ci fosse qualcun altro tra le mie braccia. Mi schiarisco la gola ponendo fine al bacio, poi la afferro per mano e la conduco verso la macchina, ignorando la vocina nella mia testa che mi sussurra di essere uno stronzo.

Misfits - DisadattatiWhere stories live. Discover now