32. Niente paura

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Allen
I regali di mio padre non mi sono mai piaciuti, ma devo ammettere che ho decisamente rivalutato la batteria negli ultimi due mesi. Quando sento che la realtà è troppo opprimente, mi chiudo in soffitta e picchio contro i piatti più forte che posso. Amy e la mamma non hanno mai commentato la mia dipendenza da questo strumento, e sono sicuro che nostra madre non ha fatto domande perché mia sorella l'ha aggiornata sulla situazione Cheyenne, dicendole esplicitamente di non nominarla mai di fronte a me.
Una risata amara lascia le mie labbra a pensare all'unica ragazza che io abbia mai amato. Si sposa. Con Wagner, tra tutti. Sono sicuro che non è altro che un trattato economico impostole dalla madre. Conosco abbastanza bene Cheyenne da sapere che Hans non è il suo tipo, perché io sono il suo tipo. Ogni volta che la toccavo il suo corpo rispondeva fondendosi col mio, e ogni parte di lei sembrava incastrarsi perfettamente con me. L'ho amata. La amo. Non ho dubbi, ma non posso più permettermi di soffrire. Ho visto dove tutto questo risentimento ha portato mia madre, e non intendo fare la sua fine. Vivere nell'ombra, finire per odiare la persona che un tempo hai amato. Non lo sopporterei.
Anche oggi, quando smetto di sfogare la mia rabbia sulla batteria, sono sudato fradicio. Scendo dalla soffitta con la polvere e la tristezza appiccicate addosso, e mi trascino in cucina, dove mia madre sta preparando la cena.
«Ehi, tesoro», mi saluta.
«Ciao, mamma».
«Come stai?»
Normalmente avrei risposto bene senza troppe cerimonie, ma oggi non ce la faccio.
«A pezzi», sospiro, sedendomi sullo sgabello accanto al bancone.
«È per quella ragazza, non è vero?»
«Non voglio parlarne», taglio corto.
«Allen...»
«Non farmi la predica, ti prego», supplico, strofinandomi gli occhi, stanco come non mai.
«Voglio solo che mi parli». Lascia le pentole per venirsi a sedere di fronte a me. «Lo vedo che non stai bene, Allen, e normalmente ti concedo tutto lo spazio di cui hai bisogno, ma non ti ho mai visto così, e credo che sfogarti parlando, oltre a picchiare come un pazzo sulla batteria, non possa farti altro che bene».
Sospiro. D'altronde cosa ho da perdere? «Sua madre è una stronza di prima categoria che le ha programmato la vita nei minimi dettagli. Amicizie, fidanzati, hobby. Tutto. All'inizio dovevamo essere soltanto amici, e la cosa funzionava, ma poi non so come, quando o perché, mi sono innamorato di lei. E sono sicuro che lei provi la stessa cosa, ma sua madre le ha imposto un matrimonio con un ricco imprenditore tedesco, e Cheyenne ha accettato, nonostante io le abbia più volte confessato i miei sentimenti».
Lei batte più volte le palpebre, assimilando tutte le informazioni che le ho dato. Ora che ci penso, non le ho mai parlato di Cheyenne, forse un paio di volte definendola un'"amica", ma era palese anche al tempo che le cose fossero destinate a prendere una piega diversa. E mi rendo conto che mi sono innamorato di lei ancora prima di quanto pensassi. Da quando l'ho accompagnata a Cold Spring, nel luogo della mia infanzia. Senza rendermene conto le ho aperto il cuore, e lei si è insinuata tra le pieghe, diffondendosi sempre di più man mano che il tempo passava. Ho capito di amarla troppo tardi, ma ormai mi è chiaro che l'ho amata sin da subito, altrimenti non le avrei chiesto di rivederci sul tetto, dove andavo per stare solo con me stesso.
«Io la amo, mamma», sussurro. La prima lacrima mi solca la guancia senza alcuna resistenza da parte mia, e presto seguono tutte quelle che non ho mai versato. Non ho pianto neanche quando i miei genitori hanno divorziato, quando piangeva la mamma o quando nostro padre ha smesso di considerare la nostra esistenza. Eppure piango per una ragazza. Una risata prorompe dal petto senza che possa fermarla, e lascia un sapore amaro sulla lingua, tra i denti, che rotola lungo la gola e pesa sullo stomaco.
«Mi dispiace tanto, tesoro, ma se la ami davvero perché ti sei arreso?»
«Pensi che non ci abbia provato?» Rido senza divertimento. «Le ho detto che l'avrei aspettata, che quando si fosse sentita pronta a ribellarsi a sua madre io sarei stato al suo fianco, ma quando ho capito che non avrebbe fatto nulla per cambiare la sua vita ho lasciato perdere».
«Perché?» insiste, e dal suo tono mi rendo conto che lei lo sa già il perché.
«Perché ho potuto vedere con i miei occhi cosa ha fatto papà a te mettendoti sempre al secondo posto. E non voglio questo per me. Mi ha distrutto vederti sempre un passo dietro a lui mentre inseguiva gli affari come un cane rabbioso, e non ho intenzione di rivivere tutte quelle sensazioni. Con Cheyenne sarebbe lo stesso, perché per lei al primo posto c'è sempre il bisogno di essere accettata da sua madre, io non sono mai stato una sua priorità, mentre invece lei era tutto per me».
La mamma sorride, e una tristezza infinita le riempie le iridi. «So che nonostante tu ti sia sempre mostrato forte per Amy in realtà il nostro divorzio ti ha segnato nel profondo. Però, Allen, quella di Cheyenne è una situazione completamente diversa. Ti sei mai chiesto come debba sentirsi questa ragazza? È praticamente un'estranea in casa sua, ed è terribile. È cresciuta da sola, circondata da persone false, esercitandosi ad essere come loro. Le hanno insegnato che mentire e abbassare la testa è l'unico modo per vivere. Il solo fatto che abbia trovato il coraggio di infrangere le regole imposte da una madre che non la ama per provare qualcosa di vero è ammirabile, secondo me. L'amore di una madre è fondamentale per i figli, tanto da diventare un'ossessione, a volte. Non biasimarla perché ha cercato di farsi amare da qualcuno che evidentemente non la merita». Allunga una mano per accarezzarmi la guancia, ed io rimango immobile nel tentativo di assimilare le sue parole. Non mi aspettavo una reazione simile, pensavo che sarebbe stata d'accordo con me, invece ancora una volta sono costretto a fare un passo indietro ed accettare un nuovo punto di vista su tutta questa storia.
«Non so più cosa fare, mamma. L'ultima volta le ho aperto il cuore, e lei mi ha allontanato con la scusa del matrimonio. Cosa posso dirle ancora? Sono stanco», confesso frustrato.
«Se adesso la lasci andare te ne pentirai per sempre, Allen». La sua sentenza suona lapidaria come una condanna a morte. L'ansia si arrampica attraverso le vene, fino a stritolarmi il cuore. «Quando si sposa?»
«Non ne ho idea, però è ancora minorenne, quindi come minimo ad agosto».
«C'è così tanto tempo, tesoro mio», mormora, carezzandomi la fronte, le guance, i capelli. «È la cosa più bella della gioventù: il tempo. Sembra illimitato».
Rido piano, intrecciando le sue dita alle mie. «Grazie, mamma. Sai sempre dire la cosa giusta».
«Sono molto contenta di aver passato questo dono ai miei figli. E ora chiama tua sorella, a tavola!»
Mi spinge giù dallo sgabello e io rido di cuore per la prima volta in due mesi. Tutto sembra meno limitato, meno terrificante. E finalmente mi sembra di scorgere la luce in fondo al tunnel.

Misfits - DisadattatiWhere stories live. Discover now