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Alis

Mercoledì

Sentii un rumore provenire dalla finestra. Restai sul letto sperando che fosse il vento, invece il rumore non cessò. Pensai potesse essere un uccello che sbatteva con il becco sul vetro, nonostante mi sembrasse improbabile. Mi alzai assonnata e controllai. Non vidi nessuno di primo impatto, poi abbassai lo sguardo e sul vialetto di casa trovai Matthew.  Sorrisi, cosa ci faceva lì? Controllai l'orario, era mezzanotte passata. Scesi cercando di non svegliare nessuno e aprii la porta.

"Cosa ci fai qui? Spero che i sassolini non abbiano lasciato segni sulla finestra, ora che è buio non si vede molto bene" dissi.

"Non preoccuparti, non ci sarà niente", sembrava che riuscisse a malapena a parlare. "Volevo farti gli auguri."

Senza far caso alla voce lo ringraziai e si avvicinò. Anche i passi erano strani, poteva perdere l'equilibrio da un momento all'altro. Era ormai a pochi centimetri dal mio viso, ero nervosa e preoccupata. Il suo sguardo era talmente perso che non lo riconoscevo. 

"Allora, sei uscita con quello?" chiese inaspettatamente.

"Intendi Nathan?"

"Sì, chi altro? Sei uscita anche con qualcun'altro forse?" sembrò arrabbiarsi.

"No... ma stai bene?" domandai. Non era Matthew, non sembrava lui. Lo si notava dal semplice sguardo, stava pensando a qualcosa. Qualcosa che lo turbava o forse non pensava proprio a niente.

"Benissimo, tu?" e sussurai: "Anch'io..."

"Allora, come è andata quest'uscita?" insistette.

"Bene" risposi senza aggiungere dettagli, perché sapevo che in quel momento non gli interessavano. E io lo stavo studiando, stavo cercando di capire cosa gli era successo.

"Non lo sopporto" sbottò.

"Cosa?"

"Non lo sopporto Nathan... e non sopporto Alan... e non sopporto chi ci prova con te!" alzò la voce.

"Nessuno ci sta provando con me! E poi non capisco quale sia il problema" alzai il tono anch'io. Ricordai subito dopo del silenzio attorno a noi, così mi ammutolii.

"Zitta! Non ti basta sapere che a me dà fastidio?"

"Matthew cosa dici? Hai bevuto? Non posso rispondere a certe domande, stai parlando senza pensare."

"Ti sbagli, sono serio." Non gli credevo, quel discorso non aveva senso.

Ripensando alle parole precedenti con le quali marchiava il suo fastidio, sentii lo stomaco andare in fiamme. E in quel momento mi tornò in mente il gesto con il quale aveva allontanato Alan da me per non farlo avvicinare troppo, o le parole dette giorni prima.

"Va bene, ma penso tu debba tornare a casa" consigliai.

"Non voglio" disse. Ripetei la frase con più convinzione e lui la stessa risposta.

"Tu non mi vuoi. Vuoi solo quel coglione di Nathan!" urlò dopo un lungo silenzio. Gli tappai la bocca con entrambe le mani sperando non avesse svegliato nessuno, né in casa né nel vicinato. Mi guardò deluso e arrabbiato.

"Non ho mai detto questo, stai esagerando. Non sai quello che stai dicendo, per favore torna a casa. Ci vediamo il pomeriggio per parlare" cercai di mantenere un tono più basso.

"Non ho bisogno di parlare..." e si fermò. Portò una mano sulla bocca e con uno scatto si allontanò, si girò di poco e vomitò. Spalancai gli occhi e mi avvicinai. Non sapevo cosa fare, come aiutarlo. Gli avevo detto di andarsene, sapevo come sarebbe finita! Eppure non mi aveva dato retta. Perché era rimasto lì? Era venuto a farmi gli auguri o rinfacciarmi dell'uscita con Nathan?
Si era inginocchiato sull'erba fresca. Tornai di corsa in casa per prendere una bottiglia d'acqua e la appoggiai vicino a lui di modo che potesse vederla. Appena bevette un sorso, vomitò di nuovo. Solo a vederlo, mi sentivo male e ancora peggio a sapere che non potevo aiutarlo in alcun modo.

𝐊𝐈𝐍𝐆Where stories live. Discover now