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Alis

Domenica

La rubrica era piena di chiamate perse, tra cui quelle di Nathan che fu il primo a chiamare. Misi il vivavoce così da poter sistemare il letto mentre aspettavo una sua risposta. Ero andata a dormire presto, perché Matthew non si era trattenuto fino a tardi.

"Pronto?"

"Buongiorno" tornai a prendere il telefono in mano, "ho visto che mi hai chiamato spesso."

"Già, hai saputo della festa?"

"Alla fine ci sei andato?"

"Sì ma non sono rimasto" spiegò. "C'è stato un grande trambusto. Ho sentito che hanno dovuto mandare a casa tutti..."

"Cosa? Perché?"

"Non so, immagino ci sia stato un problema e non volevano venisse scoperto." Non sapevo quale tipo di problema immaginarmi, non ero esperta di feste.

"Pensi sia qualcosa di grave?" Non ricevetti una risposta immediata.

"Non del tutto?" la trasformò in una domanda retorica come se lui sapesse qualcosa e non volesse dirmela. Gli chiesi il motivo per aver lasciato la festa e si giustificò con un: "Non c'era niente di interessante".

"Ti hanno cacciato loro?" mi sorse il dubbio.

"Assolutamente no! Se lo facessero, finirebbero molto male... ti ricordo che posso hackerare i loro profili social spendendo un semplice pomeriggio" e gli credetti.

"Sicuro che con me non lo farai mai?" mi insospettii.

"Non ti fidi di me?" Non capii se lo dicesse ironicamente con fare offeso o se fosse serio.

"Dipende se c'è da fidarsi" e cercai di passare a un altro discorso. Tuttavia non sembrava molto concentrato sulle mie parole quindi chiarii: "Nathan, sai che mi fido di te, o non sarei tua amica, non credi?"

"Già, ma stavo pensando un po' in generale."

"Immagino tu stessi pensando alla stessa cosa, allargando i soggetti in questione." Mi resi conto di non essere stata chiara, così mi spiegai meglio. "Stai forse pensando che è per questo che non hai amici? Non sa nessuno di questa tua abilità, da quel che hai detto!"

"Ne sono consapevole... ma se mai volessi legare con qualcuno, come potrei essere sicuro della loro fiducia nei miei confronti?" Potevo capire i suoi dubbi, li sentivo scorrere su di me a ogni parola pronunciata.

"Non lo hai mai fatto con cattive intenzioni! Forse lo hai pensato, ma non fatto. Non rimurginarci su, io ti resterò amica. Se mai dovesse andare male con qualcuno, ci sarò io" cercai di consolarlo in qualche modo. Stava trasformando la sua passione in un vincolo per le relazioni con le persone.

"Va bene, mi fido di te."

"Anch'io" gli assicurai. Un po' giù di morale, chiuse la telefonata e continuai a sistemare la stanza.

A pranzo continuarono le domande su Matthew e sugli amici che mi ero fatta. Per la mia famiglia era una novità, perché da piccola non avevo portato nessuno a casa. Un po' perché non volevo, un po' perché non avevo chi invitare. Mi consigliarono di farli venire più spesso per conoscerli ed ero sicura che lo avrei fatto. Ormai uscivo spesso, tanto valeva stare a casa insieme. Chiesi di nonno, non ancora seduto a tavola. Era malato, con l'influenza, e quella domenica era rimasto a letto.
Mi ritrovai a pensare a cosa avrei fatto quel giorno, probabilmente sarei rimasta a casa. Per me la domenica era letteralmente un giorno di risposo: mentre tutta la settimana andavo a scuola e uscivo con qualcuno, la domenica restava libera dagli impegni.

𝐊𝐈𝐍𝐆Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang