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Alis

Lunedì

"Alis! Alis svegliati!" socchiusi gli occhi alla voce di nonna. Perché urlava?

Sentivo i suoi passi avvicinarsi, poi mi resi conto: dovevo andare a scuola! Mi rotolai velocemente sul letto per raggiungere il comodino con la mano e quasi non caddi. Afferrai il telefono per controllare l'ora, sgranai gli occhi: erano le otto e mezza, tutti si trovavano già in classe.
Sbuffai rabbiosa non capacitandomi di come le sveglie non avessero suonato, o forse ero troppo stanca per sentirle.
Mi alzai dal letto e corsi verso l'armadio per trovare qualcosa per cambiarmi. Nel mentre, pensavo a come sarei potuta andare a scuola; a piedi non avrei fatto in tempo, era già tardi, ma avrei potuto chiamare qualcuno per darmi un passaggio.
Justin era fuori discussione, Matthew... sì, avrei potuto provare con lui.

Nonna arrivò in camera e mi sorrise togliendosi la preoccupazione dal volto: "Pensavo fossi uscita senza salutare, poi ho pensato che non lo faresti mai".

Aveva ragione, se ci fosse stato un giorno in cui me ne sarei dimenticata, sarei tornata indietro. Ero fatta così, dovevo sempre salutare o dare il buongiorno o la buonanotte, mi sentivo in colpa a non farlo.

Nonna scese lasciandomi il tempo necessario, che non avevo, di prepararmi. Indossai una felpa e mi venne in mente Nathan. Era lunedì e il pomeriggio sarei andata da lui a fare lezione di skateboard e a rubargli una delle sue felpe!
A pensarci, avrei potuto chiamare lui per il passaggio e così feci. Presi il telefono e bastò uno squillo per ricevere risposta.

"Buongiorno ritardataria" subito un punto interrogativo immaginario si formò sopra la mia testa.

"Come fai a sapere che sono in ritardo?", le sue tecniche da esperto di tecnologia non potevano interferire in quel momento in alcun modo, quindi come aveva fatto?

Aspettò qualche secondo prima di rispondere: "Se fossi stata a scuola non mi avresti chiamato".

Non era del tutto la verità e a confermare la mia ipotesi, oltre a confondermi ulteriolmente, fu il suo: "Sono sotto casa tua".

"Ma, cosa?" attaccò senza ascoltarmi e darmi spiegazioni. Lasciai perdere, avevo tutto il tempo per farmi spiegare, mentre in quel momento di tempo non ne avevo affatto.

Presi lo zaino e, infilando la punta dei piedi nelle scarpe, mi precipitai in salotto. Rischiai di cadere dalle scale con i lacci slacciati, provvedei appena arrivata in salotto.
Diedi un bacio a nonna, feci cenno con la mano a Carol dandole il buongiorno e corsi fuori di casa fino alla moto di Nathan. Mi porse il casco che misi prontamente e partì. Avrei voluto parlargli, ma il rumore non lo permetteva.

Sarebbe stato un perfetto compagno di classe, sicuramente mi sarei divertita molto con lui, al contrario di Dan. Sì, non ci si annoiava mai, se per non annoiarsi si intende perdere la pazienta ogni minuto.
Avrei voluto conoscere di più Nathan, anzi non vedevo l'ora di sapere altro sul suo conto; se aveva fratelli o sorelle per esempio.

Arrivammo a scuola dopo cinque minuti data la velocità costante mantenuta per tutto il tragitto; con la moto si rispiarmiava molto tempo.
Scesi, diedi il casco al propietario e feci per correre verso l'entrata, ma mi fermò dicendomi di aspettarlo.
Ero ansiosa per il ritardo, agivo frettolosamente.

Sistemò il cavalletto e, uno di fianco all'altro, ci dirigemmo verso la scuola. Fuori c'erano un paio di persone, probabilmente stavano saltando le prime ore.

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