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Alis

Arrivammo in una gelateria più piccola rispetto all'altra.
Scesi dall'auto con il pensiero di Ashley che mi ronzava nella testa.

Con gli stessi movimenti precedenti, Matthew mi aprì la porta e mi seguì subito dopo.
Ordinammo i nostri gelati con i gusti pressoché simili, poi ci sedemmo in un tavolino appartato.

"Allora, come mai sei voluta venire qui?" Cominciò.

"Prometti che dopo parli anche tu" Chiesi per accertarmi del consenso che mi aveva dato.

"Promesso." Disse dopo un attimo di incertezza.

Non ero molto convinta a parlare con lui; non sapevo se era affidabile, ma era l'unico modo per sapere qualcosa, magari anche sui Kings.
Temporeggiai mangiando il gelato fino ad arrivare alla cialda, a quel punto mi fermai.

"In quella gelateria c'era mia cugina." Spiegai e aggrottò le sopracciglia. Sorrisi, perché la situazione non era poi così assurda detta in quel modo.

"Beh, lei dice che... Dovrei stare attenta a voi."

"A noi?" Ripeté confuso.

"Non si fida dei Kings..." Dissi e abbassò lo sguardo.

"Non è l'unica a pensarlo." Forzò un sorriso."Comunque ora tocca a me."

Sorrisi involontariamente per il fatto che aveva mantenuto la promessa, senza il bisogno di ricordaglielo nuovamente.
Il tempo si bloccò quando lo vidi negli occhi per l'ultima volta, ma quella era diversa, sentivo di potermi fidare, di conoscerlo, eppure non sapevo niente di lui; sapevo che avrei saputo.

"Allora... Parto dall'inizio. Questo gruppo esiste da anni, ma con il tempo è cambiato." Lo ascoltai attentamente incuriosita dalle parole. "Nemmeno ricordo il nome iniziale. Poi, uno dei partecipanti, Tyler King, decise di rendere il gruppo suo diventandone il leader, ecco da dove prende il nome. Aveva però iniziato a organizzare traffici di droga e chiedeva al gruppo di eseguire dei compiti di consegna tenendoli all'oscuro dell'attività che aveva fatto partire. Quando però lo scoprimmo, lo cacciammo. Stava per finire la scuola e lui era dell'ultimo anno, quindi nessuno si sarebbe accorto che qualcosa non andava."

La verità mi spaventava, il mondo in sé mi aveva sempre terrorizzato. Ma quella era la normalità; non esiste bene senza il suo male e viceversa. Cercavo il momento giusto per interromperlo, avevo domande a random che mi frullavano nella mente; questo non mi impediva di concentrarmi nell'ascolto. Mi accorsi che non aveva ancora detto nulla su Aron, ma aspettai impaziente.

"Perché continuate a chiamarvi Kings e perché avete un tatuaggio?" Chiesi. Guardai le sue braccia e non vidi nessuna corona d'inchiostro nero, così iniziai a chiedermi se anche lui l'avesse e se mai lo avrei scoperto.

"Il nome in sé ci piaceva e l'abbiamo mantenuto. Il tatuaggio della corona è come segno di fiducia. Siamo molto uniti." Rispose. Mi piaceva il modo in cui spiegava, riuscivo a seguirlo e capirlo, nonostante mi bloccassi nelle sue iridi.

"Mi ero fatta un'idea sbagliata, mi dispiace. Siete tutto il contrario." Affermai, si limitò ad annuire scostando il capo. Mi faceva uno strano effetto, tutto. Parlarci, guardarlo, pensare a lui...

"Aron è stato picchiato da lui. Tyler si era trasferito, ma quel giorno era tornato nel quartiere e aveva visto Aron nei paraggi. È lui che ha scoperto tutto e ha voluto cacciarlo... E ha fatto bene." Spiegò sorprendendomi una seconda volta. Mi aveva confessato più di quanto gli avevo chiesto e di quanto doveva. In realtà non era obbligato a dirmi niente.

Si alzò in silenzio, speravo di non averlo turbato. Lo seguii e uscimmo dalla gelateria.

"C'è altro che vuoi sapere?" Domandò freddo. Ci pensai mentre ci dirigemmo verso l'auto. Una volta dentro, mi arrivò come un colpo di genio che però cambiò il mio umore.

Non mi sentivo più sicura, avevo un senso di leggera paura.
Quando mi vide, aggrottò le sopracciglia. Non capii se per il fatto che non risposi o perché sembravo congelata.

"Sai qualcosa di Lena?" Sbottai. Si girò, mi guardò e riuscii a sentire il suo respiro aumentare assieme al mio. Bruscamente infilò le chiavi e partì.

"Non conosco nessuna Lena." Dichiarò con la stessa freddezza; mi sentii incerta, d'un tratto non ero più sicura di me. Avevo timore di aver sbagliato qualcosa, in fondo non era la prima volta che accadeva... Era successo anche con Ryan. Forse non avrei dovuto fare conoscenze.

"Ehy, qualcosa non va?" Si preoccupò.

"Perché?" Ebbi la sensazione che mi avesse letto nella mente e volesse sapere il motivo dei miei pensieri, ma questo era impossibile.

"Stavi tremando." Disse e solo in quel momento mi accorsi di sentirmi oppressa. Feci del mio meglio per togliere quella sensazione, ma non sapevo come fare.

Mi toccò dolcemente la spalla e rimasi maggiormente pietrificata.
Mi venne in mente un ricordo che mi riportò al passato.
Mia mamma mi toccava sempre la spalla prima di entrare a scuola e quel gesto mi rassicurava.
Ora però mi sentivo strana.
Il mio viso si bagnò di lacrime, che cercavano libertà nel vuoto di un ennesimo flashback.
E io sentivo di star liberando solo la mia debolezza di fronte a un ricordo amaro. Odiavo non potermi controllare in quei momenti.

Quegli occhi mi confortavano, mi davano la sensazione di avere ancora tutto e credere di aver perso. E fu quello a calmarmi e a fermare la mia fragilità.

Matthew aveva rallentato; appena mi sorrise, riprese la velocità.

Gli spiegai la strada di casa e, quando arrivai, lo salutai timidamente.
Lui scosse semplicemente la mano e aspettò che io entrassi per ripartire.

"Sono a casa." Urlai per farmi sentire.

"Alis, tutto bene?" Chiese papà. Annuii rassicurandolo. Stavo bene, ero solo un po' dubbiosa.

Mi sedetti sul divano e notai degli sguardi complici intorno a me e le conoscevo bene quelle occhiate.
Qualcosa non andava e iniziai a preoccuparmi. Diressi subito lo sguardo verso mia nonna che lo aveva incollato al pavimento.

"Allora? Che succede?"

"Nonna oggi non si è sentita bene... Per un attimo le è mancato il respiro e l'abbiamo portata all'ospedale." Non riuscivo a credere a ciò che stavo ascoltando. Ero certa che lei stesse bene, meglio, e che non avesse quei problemi.

"Questo che significa?" Non ero molto esperta nel campo, nonostante avessi fatto diverse ricerche a riguardo.

"Niente di che... Devono solo tenermi sotto controllo." Mi tranquilizzò lei. Sospirai e corsi ad abbracciarla sollevata.

Non sapevo cosa intedeva con sotto controllo, ma speravo non fosse nulla di grave.
Per un attimo mi sentii in colpa per non essere stata a casa in quel momento, poi non ci pensai più.
Decidemmo di guardare un film tutti e quattro e, prima di iniziarlo, preparai qualche pancake.
Era da tempo che non li mangiavamo tutti insieme e quello sembrava la sera giusta per farlo.

ℳ𝒶𝒹 •𝒶𝓂
Waves-Mr.Probz

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A voi la parola🤭
Vi immaginavate una risposta del genere da parte di Matt? Ci credete?

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𝐊𝐈𝐍𝐆On viuen les histories. Descobreix ara