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Sono ancora imbambolata dinanzi alla porta senza sapere come agire.
Sono semplicemente sbalordita, perché non avrei mai pensato che i loro genitori fossero amici di papà.

Genitori di Dan e Ryan.

Guardo in cielo, non so per quale ragione, ed entro dopo papà.

Ma mi sento peggio quando vedo Ryan che si avvicina alla porta e alza lo sguardo incastrandolo al mio.
E vorrei sbloccarli, ma non ce la faccio. Lo fa lui.

Anche i loro genitori si avvicinano.
Salutano calorosamente mio papà e i miei nonni.
Poi passano a me.

Mi scrutano.
La donna è giovane e molto bella. È vestita di tutto punto con i tacchi alti che slanciano ancora di più il suo corpo grazioso e magrolino.

Mi sorride e fa sorridere anche me.

-Piacere.- Mi stringe la mano.- Tu devi essere Alis.

Annuisco timidamente. La gentilezza delle persone mi fa uno strano effetto.
Forse per il fatto che nel mondo scompaiano velocemente o non vogliano farsi vedere.

Mi scocca un bacio sulla guancia, dopodiché anche l'uomo si presenta.

- Ryan. Dan. Perché non vi presentate?- Chiede la madre.

- Oh.- Esclamiamo in coro.

- Già ci conosciamo.- Concludo io abbassando il volto sul pavimento guardando la punta dei miei tacchi.

- In effetti mi sembrava di averti già visto.- Replica papà guardando Ryan con aria pensierosa.

E solo ora penso a quando è venuto ad aiutarmi per la mia nuova stanza. È lì che si sono visti.

Sento le mie guance diventare rosse.

- Come fate a conoscervi?- Continua la madre e qui mi blocco. Ci rifletto un secondo anche io e mi viene in mente la festa.
Era proprio in questa casa, così grande, così perfetta da fare invidia.

- Io e Dan siamo nella stessa classe.- Sbotto. I volti di tutti aspettano dell'altro, ma non c'è più niente da aggiungere.

Fortunatamente, la donna ci invita a sederci sui divanetti del salotto.

Prendo posto il più vicino possibile ai miei nonni.
Dan non si siede con noi e sale le scale.
Il solito!

Ryan invece mi osserva. E distoglie lo sguardo ogni volta che lo incrocia al mio. Ma io l'ho scoperto che mi guarda, che non gli sono indifferente.

Mentre io non capisco se lui stesso mi è indifferente o meno.

- Perchè voi giovani non andate  in un'altra sala?- Propone la mamma di Ryan e vorrei scuotere la testa, dire di no. Ma mi è impossibile.

Nemmeno Ryan lo vuole e lo vedo, lo sento, ma si alza e mi alzo anche io per poi raggiungerlo in silenzio in un'altra stanza.

Si siede su un'altro divanetto e prende il suo telefono: segno che vuole evitare di parlare con me.

Io occupo la poltrona e fisso la stanza, anch'essa molto grande da stupirmi.

- Allora...- Cerco di aprire un qualche discorso. E non vorrei.
Sto benissimo anche solamente pensando, ma le parole mi escono da sole.

Non si muove, immobile con quel dispositivo tra le mani.

- ...Vogliamo parlare?

Non so se era giusto dirlo, appropriato al momento, ma l'ho detto.

Sospiro non vedendolo muoversi di un centimetro. E mi dispiace, perché non ha senso.
Perché non volevo aver a che fare con lui, ma è come se fossi obbligata.

𝐊𝐈𝐍𝐆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora