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Justin

Martedì

A scuola avevo mostrato con fierezza i miei appunti a Jessica per sottolineare il mio impegno costante. Era l'ultimo anno e avrei dovuto passarlo per poter vivere finalmente la mia vita fuori dal contesto scolastico; era difficile e piuttosto noioso seguire le lezioni, ma guardare i fogli del quaderno scritti era gratificante. La mia calligrafia era pessima e Jess faceva del suo meglio per non farmelo notare. Avrei voluto che mi insegnasse a essere gentile come lei.

Suo padre era già partito, Jess e sua madre erano rimaste e così sarebbe stato per un lungo periodo. Non potevo che esserne entusiasta, il tempo trascorso assieme non mi bastava mai.

Michael in quel momento stava sostituendo la sua figura poiché seduto sul sedile che veniva solitamente occupato da lei. Cercava di parlare e riprendere quello che era il nostro rapporto. Ancora non si capacitava del fatto che non gli avessi raccontato niente ed evidenziava il suo bisogno di un amico e di consigli maschili. Non che fosse stufo di Ashley, ma era necessario avere più punti di vista da prendere in considerazione talvolta.

All'inizio i nostri discorsi erano rigidi, accompagnati dal silenzio, poi riuscimmo a riprendere la nostra normale confidenza. Ne approfittai per raccontargli della mia relazione e descrivergli Jessica paragonandola a tutto ciò che potesse sembrare prezioso; mi fermai quando mi fece notare di avere gli occhi lucidi, così passai la parola a Mike per non risultare troppo patetico. Non poté fare a meno di raccontare del suo rapporto anche lui, citando delle particolari fisse di Ash e alcune delle loro situazione buffe e imbarazzanti.

"Eravamo andati al centro commerciale e camminava velocemente, tanto che non riuscivo a starle al passo. Si ritrovò a parlare per dieci minuti con uno sconosciuto, quando si voltò, si accorse che stava effettivamente parlando con una persona casuale e io mi trovavo pochi metri dietro. Si era dimenticata di scusarsi, un po' per l'imbarazzo, un po' perché era piuttosto confusa, non aveva voluto dirmi di cosa aveva parlato. Da quel giorno tiene un passo più lento, se mi supera, se ne rende conto subito e mi aspetta", sorrise.

"È sempre stata così," osservai divertito sentendone la nostalgia, "non cambierà mai e tale deve restare."

"Se fosse cambiata, non me ne sarei innamorato" ipotizzò, quella volta era lui ad avere gli occhi che brillavano.

"Guardaci, due scemi innamorati che si mettono a parlare di ragazze in modo serio."

"Potrei anche essere scemo, ma sono felice." Come dargli torto, avevo finalmente conosciuto il significato di spensieratezza. Non significava bere per dimenticare o divertirsi, non significava lasciare da parte gli studi e non seguire le regole... Ero spensierato se Jessica era al mio fianco, mi sentivo completo e non avevo pensieri futili.

"Siamo quasi arrivati" notò. Mancavano pochi metri alla casa di Dan. Lui, come aveva detto Nathan, era agli allenamenti, momento perfetto per parlare con Ryan. Ci avrebbe sicuramente riconosciuti e sarebbe rimasto spiazzato, in effetti andò più o meno così quando aprì la porta. Aveva un'aria assonnata, motivo per il quale non riuscimmo a decifrare le sue espressioni a primo impatto.

"Cosa ci fate qui? Se cercate Dan, non è a casa" affermò.

"Oh no no, volevamo parlare con te" spiegai confondendolo ma ci fece comunque entrare. La casa era ben arredata, dopo tutto non era un gran mistero; i loro genitori erano spesso fuori per lavoro e guadagnavano abbastanza per potersi permettere quell'abitazione.

𝐊𝐈𝐍𝐆Where stories live. Discover now