Capitolo 24 - Il rapimento

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-Amore.. Sono le dieci, dobbiamo alzarci- Marc coccolava la sua ragazza ancora addormentata, mentre le sussurrava parole dolci per farla svegliare.
-Le dieci?- si lamentò lei sbadigliando. Si ritrovò attaccata al petto del ragazzo, sorridendo.
-Dovresti dare da mangiare al gatto- scherzò Marc.
Alec rise e si stiracchiò la schiena sbadigliando.
-Vado a vedere come sta Cristel- lo avvisò alzandosi dal letto, indossando una maglia larga sotto lo sguardo attento di Marc. Uscì lentamente dalla camera e attraversò il corridoio con passo pesante. Senza bissare aprì di scatto la porta, ma se ne pentì subito: il letto, vuoto, sembrava non essere mai stato usato e dalla tenda aperta partivano le lunghe tende bianche che sventolavano nella stanza.
-C...Cris?- sussurrò più a se stessa che a qualcuno. Mise una mano davanti la bocca per non urlare, e uscì correndo dalla stanza.
'Dovrei avvisare il signor Da Silva' pensò, ma cacciò quel pensiero dalla mente, avrebbe messo Cristel nei guai: optò per andare da Neymar, doveva essere avvisato.
-Neymar! Apri!- disse ad alta voce, sperando di non attirare l'attenzione di nessuno, se non quella del ragazzo. Pochi secondi dopo Neymar aprì la porta, mentre si stropicciava gli occhi. Indossava solo un pantalone lungo del pigiama, che lasciava intravedere i boxer grigi.
-So di essere dannatamente sexy in questo momento- iniziò lui -ma non voglio scopare con te, sia chiaro-
-Fa' meno lo stupido!- lo rimproverò lei spintonandolo -hai visto Cristel? Non è nella stanza-
-Cosa cazzo dici!- urlò lui strabuzzando gli occhi, mentre si appoggiava al muro.
-La casa è vuota, nessuno è sveglio tranne me, te e Marc-
-Cazzo!- urlò nuovamente lui, aprendo l'armadio per prendere una maglietta. La indossò velocemente e uscì dalla stanza, mentre Alec andava ad avvisare Marc.
Nel giro di pochi minuti erano tutti alla ricerca di Cristel, tranne il padre dei ragazzi. Il signor Da Silva era uscito dalla villa di mattina presto, per una commissione, e non era ancora rientrato.
-Ragazzi!- urlò Marc dalla camera della ragazza -qui c'è una lettera!-
Neymar, a quelle parole, si precipitò da Marc e strappò il foglio dalle mani del fratellastro. Lesse velocemente quelle poche righe scritte in fretta da Cristel: erano rivolte a lui.
"Neymar, amore mio, voglio solo che tu sappia che ti amo e che ti ho perdonato, ma non riesco a reggere questa situazione. Alec è più forte di me, e sa combattere per ciò che vuole. Prima di conoscerti pensavo di poter andare contro il mondo, di essere abbastanza forte per ogni tipo di difficoltà, ma non è così. Questa vita non fa per me. Non arrabbiarti, per favore. Voglio ricordarti col sorriso stampato in faccia, mentre mi accarezzi i capelli e mi sussurri un 'ti amo' sulle labbra. Sei la persona più importante della mia vita, ti amo tanto"
Delle lacrime amare bagnarono quel pezzo di carta che, per Neymar, era la fine della sua anima. Urlò e prese a pugni la parete celeste, senza curarsi delle gocce di sangue che iniziavano a sporcare le sue mani.

Era ormai mattina a Mogi. Il sole batteva caldo sulla sua fronte. Si ritrovava a camminare sollevando la polvere dalla stradina battuta poco frequentata, dove il silenzio veniva disturbato solo dall'abbaiare dei cani e dal rombo gracchiante dei motori. Uno in particolare: aveva notato, da più di un'ora, un'auto nera passare per quel quartiere almeno una decina di volte.
Aveva bisogno di fare colazione, e magari riposarsi un po'. Camminava da ore per quella strada, e sapeva che era sempre più vicina ad un piccolo hotel della zona. Controllò per l'ennesima volta i suoi risparmi: abbastanza per restare in albergo per una settimana. E dopo? Cosa avrebbe fatto? Sarebbe tornata da Neymar? No, sicuro. Per quanto già gli mancasse, aveva bisogno di un po' di tranquillità. Non voleva vivere nella paura, e purtroppo stare con Neymar significata convivere col terrore di essere uccisi da un momento all'altro. Immersa nei suoi pensieri finalmente arrivò davanti all'entrata del vecchio hotel scadente. Si aggiustò lo zaino sulle spalle e sospirò prima di entrare.
-Posso esserle d'aiuto?- la signora della reception le sorrideva gentilmente. Ripensò al suo aspetto, orribile di sicuro, ma decise di non farci un dramma.
-Vorrei una stanza per questa notte, anzi per due notti-
-Sei maggiorenne?-
Ci pensò un attimo su. Il suo compleanno era passato da poco più di una settimana, e non aveva neanche festeggiato. Aveva compiuto 18 anni il giorno prima della partenza da quel rifugio fuori Mogi.
-Si- rispose sospirando.
Dopo aver compilato alcuni fogli un cameriere l'aiutò con i bagagli, se così potevano chiamarsi, e una volta entrata nella piccola camera dell'albergo si buttò sul letto. Era esausta, negli ultimi giorni non aveva dormito per niente, e aveva bisogno di una doccia per calmare i nervi.
Sistemò il necessario nell'armadietto di legno all'angolo della stanza, ed entrò in bagno per togliersi di dosso la stanchezza con una doccia fresca. Per quanto il bagno potesse essere piccolo e scomodo, quella doccia fu una delle più belle della vita di Cristel. Si prese del tempo per pensare, per poi indossare il morbido accappatoio che aveva portato con se nel piccolo zaino. Si asciugò velocemente e indossò una tuta comoda che avrebbe tenuto per il resto della giornata. Non voleva uscire, aveva bisogno di calma. Aprì la porta del bagno con l'intento di farsi una bella dormita, ma se ne pentì subito.
-Ciao dolcezza-

Used || neymar jr & marc bartraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora