Capitolo 27 - Fuori dal mondo

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Il suono delle sirene rompeva il silenzio straziante che governava la sua mente.
-Neymar, scappa! Muoviti!- la voce del padre disperato riecheggiava nel magazzino, mentre la polizia si faceva più vicina.
Neymar era in ginocchio, intrappolato in quel mondo che privato di lei non aveva più senso, e la voce del padre sembrava lontano, troppo lontano per essere ascoltata. Il resto della banda scappò con le auto con le quali erano arrivati, tra le urla di disperazione del signor Da Silva e Marc.
A Neymar non importava, si sentiva annientato da quella situazione, tanto da non rendersi conto che un agente di polizia gli era andato incontro puntandogli una pistola, ma calò l'arma quando vide un ragazzo piangere sul corpo di una donna. La teneva tra le braccia, stringendola a sé, non preoccupandosi del sangue che gli imbrattava la maglia.
-Cristel? Cristel non mi abbandonare- supplicò tra le lacrime.
La raggiunsero altri agenti che lo aiutarono ad alzarsi mentre ripeteva quella frase con tono straziante. Gli mancava la forza nelle gambe.
Urlò il suo nome ancora e ancora a pieni polmoni, mentre gli portarono via il corpo della sua amata.

Alec attendeva ansiosamente da oltre un'ora notizie. Due membri dei Santos l'avevano condotta in un rifugio isolato aspettando che arrivasse il resto della banda.
Dopo ore di attesa la porta del piccolo rifugio si aprì, e Alec strinse fra la braccia il suo piccolo gattino; si alzò di scatto quando vide il suo Marc entrare nella stanza, con un sopracciglio spaccato e alcuni lividi sulle braccia.
-Cosa ti è successo?- esclamò andandogli incontro, ma Marc rimase in silenzio, con lo sguardo basso.
-Marc?- riprovò lei. La strinse a sé sforzando i muscoli affaticato delle braccia.
-Tesoro... Cristel è...-
-È ferita? Marc cosa è successo?- Alec stava entrando nel panico, non capiva quel silenzio tombale che si era creato nella stanza.
-Alec, Cristel è morta-
Non sentiva più il suo cuore rimbombare, i polmoni assorbire l'aria che le sarebbe tanto servita in quel momento. Ogni cellula del suo corpo era impegnata a ingoiare quella notizia che stava devastando il suo mondo. Ogni sentimento si dissolse lasciando spazio al vuoto dei suoi occhi. Strinse forte le braccia di Marc e cominciò a piangere senza sosta. Le lacrime che le rigavano il volto bagnarono la maglia sporca di Marc, mentre lui le accarezzava i capelli in un gesto quasi meccanico.
-Non può essere morta!- urlò sul suo petto.
-Mi dispiace...- sussurrò lui mentre tratteneva le lacrime. Pensò a Neymar, che era rimasto al magazzino accanto al corpo di Cristel, e si pentì di averlo lasciato lì da solo, con la polizia.

-Può esporci di nuovo la sua versione, signor Da Silva?-
-Ve l'ho già detto, la mi ragazza era uscita con delle amiche, sapevo che sarebbe andata da quelle parti, e non vedendola arrivare sono andato a controllare- raccontò quella bugia con una sicurezza tale da farla sembrare reale, in quella ganza grigia del dipartimento di polizia.
-Signor Da Silva, lei è stato già denunciati due volte per spaccio di droga e minacce di estorsione, perchè mai dovrei crederle?- quell'agente lo stava stuzzicando da un po', cercando di fargli raccontare la verità.
-Mi sta dando del criminale? Lo faccia pure, ma lei sa meglio di me che per i criminali la famiglia è sacra, e Cristel era parte della mia-
Pronunciò il suo nome con gli occhi umidi. L'agente sbuffò, e si alzò dalla sedia di fronte a quella del ragazzo.
-Signore, per stasera può tornare a casa... Ma non si faccia domande se verrà richiamato-
-So che vuoi sbattermi dentro, ci stai provando da anni ormai, ma fammi almeno partecipare al suo funerale-
Sputò quelle parole amare contro l'agente di polizia, mentre usciva da quella stanza troppo buia.

Used || neymar jr & marc bartraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora