*tre giorni dopo*
-Marc non trovo i miei libri!-
-Li avevo messi sul comodino, prendi i miei boxer-
-Non ce li hai addosso?-
-Non posso indossare tutti i miei boxer, ti pare?-
Nella camera dei due ragazzi era tutto un caos: calzini sul letto, maglie per terra e valigie aperte.
-Vado a svegliare Neymar, staranno ancora dormendo- disse Marc buttando maglie appallottolate nel borsone, mentre Alec lo guardava male.
Percorse il lungo corridoio ed aprì la porta senza bussare.
-Chi cazzo è?!- urlò Neymar con rabbia mentre si spostava da Cristel, nel letto.
-Ho... interrotto qualcosa?- Marc arrossì, mentre Neymar indossava una canotta nera.
-No, appena finito- rispose l'altro maleducatamente, mentre Cristel arrossiva.
-Uhm.. volevo solo dirvi che tra poco partiamo, avete fatto le valigie?-
-Fuori!- urlò il fratellastro mentre scendeva dal letto. Marc chiuse la porta e corse in camera da Alec, rosso in volto.-Vestiamoci, siamo in ritardo- consigliò Cristel mentre indossava l'intimo, uscendo dal letto. Il ragazzo annuì mentre indossava i boxer scuri e i jeans.
-Abbiamo già le valigie pronte, potremmo benissimo stare nel letto- disse malizioso abbracciando Cristel, che se la rideva.
-Pervertito-
-Il tuo pervertito, dolcezza-
Una volta vestita, Cristel fece il letto e ordinò la stanza. Per fortuna aveva sistemato l'intera villa il giorno prima in compagnia di Alec, o sarebbe stato un casino.
Neymar nel frattempo portò giù i borsoni strapieni dei nuovi vestiti di Cristel, aspettando Marc per andare alla macchina.
Quest'ultimo scese le scale di fretta con in mano alcuni pacchi di patatine.
-Neymar! Cristel e Alec sono pronte, possiamo partire?-
-5 minuti, aiutami a mettere questa roba nel cofano-
Marc prese le chiavi dalla tasca e uscì insieme a Neymar nel piccolo giardino che circondava la villa. Sistemarono i bagagli e aspettarono pazientemente le ragazze, che arrivarono cinque minuti dopo di loro.
-Si parte!- esclamò Cristel sedendosi dietro, vicino a Neymar.
-Evviva- rispose lui stancamente, massaggiandosi le tempie.
-Tutto bene?-
-Si, Cristel, sono solo stanco- detto questo fece segno a Marc di partire: sarebbero state quattro lunghe ore, col vento che entrava violentemente dal finestrino aperto di Neymar.
Si fermarono dopo due ore e mezza in uno spiazzo verde di fianco alla strada a scorrimento veloce. Cristel guardava due farfalle gialle striate di blu che svolazzavano accanto alla portiera dell'auto. Neymar l'aiutò ad uscire, tenendola per mano.
-Manca poco- le aveva sussurato. Continuava a batterle forte il cuore: fra poco sarebbe tornata a casa, ed era addirittura felice di rivedere i suoi genitori.
Il cielo stava imbrunendo.
-Faremmo meglio a ripartire subito, ci sono dei nuvoloni laggiù e il vento porta dritto a Mogi. Forse riusciremo a non bagnarci. Neymar, muoviti a finire quel panino!- disse Marc. Neymar si limitò a sbruffare. Marc si avvicinò ad Alec -Su amore, vieni- le disse poggiandole la mano sul sedere e regalandole un bacio a stampo.
Marc affondò il piede sulla frizione e, tolto il freno a mano e inserita la prima, pigiò dolcemente sull'acceleratore, e i quattro ripartirono.
Dopo oltre un'ora di musica a palla arrivarono a Mogi e Neymar spense lo stereo buttandosi in avanti. Cristel si svegliò di soprassalto e si ritrovò a fissare il paesino brasiliano col naso appiccicato al finestrino cosparso di gocce di pioggia.
-Sai dove andare Marc, non voglio che papà si arrabbi!- si pronunciò Neymar.
-Sta tranquillo, va tutto bene. Ma piove e ho fame: se permetti si fa un salto in centro a prendere un hot dog-
-Fa come vuoi, tanto se la prenderà con me. Se ci ha detto di obbedirgli forse c'è un motivo no?- lo apostrofò Neymar, ma smise di protestare quando sentì la mano di Cristel accarezzargli il petto -È davvero così terribile tuo padre?-
-No Cristel, ha solo i suoi modi. È un uomo potente e non gli piace chi gli va contro; ma ai suoi figli ha sempre perdonato tutto... o almeno tutto ciò che non fosse pericoloso per loro stessi- Tacque, e respinse le lacrime. Era un ragazzo forte, ma non poteva fare nulla contro quel rimorso -Sai, secondo me gli piaci: hai un bel carattere, dei degli occhi meravigliosi, un sorriso da bimba innocente eppure ne sai molto di più di quanto sembra!-
-Ma smettila...-disse lei ridendo e sfregando la guancia sul braccio del ragazzo.Si stavano dirigendo verso l'imponente tenuta dei Da Silva Santos attraversando le strade rabbuiate dalla notte. Neymar aveva avvisato suo padre del ritardo, e non si aspettava certo che gli uomini della banda li avessero aspettati all'ingresso tutto quel tempo
-Stephan! È da molto che non ci vediamo. Mi fai portare degli ombrelli, non voglio che ci bagnamo- disse il guidatore.
-Sì certo Marc, dopo. Ora scendi: il signor Da Silva ti aspetta lì- disse l'uomo con tono cupo.
Marc scese dalla vettura attonito. Suo padre era a pochi metri da lui, ma la pioggia gli annebbiava la vista -Padre!- disse. Nulla poté risparmiargli uno schiaffo in pieno viso, mentre continuava a bagnarsi. Cristel sobbalzò in macchina.
-Cosa credi? Che faccia capricci come te? Ti ho detto di venire direttamente qui, forse c'è una buona ragione, non credi? Ma preferisci portare a spasso la ragazza. Possono trovarvi, non ci hai pensato? Sciocco!- stava per assestargli un altro ceffone, ma si trattene e gli mise la mano sulla spalla -Entra dai. Tu- disse rivolgendosi ad uno dei suoi- parcheggia l'auto sul retro e porta i ragazzi dentro: ho deciso che passeranno la notte qui- e si avviò nell'atrio con suo figlio.
Cristel era ancora spaventata quando Neymar le portò il braccio al fianco destro dicendo -Lei è Cristel, su tesoro presentati!- ma la ragazza era bloccata dalla figura imponente e tracotante del capo banda, si sentiva le gambe tremare e spezzarsi al sorriso di quell'uomo che non le piaceva affatto. Le si avvicinò la mamma di Marc, che aveva appena finito di regalare un'altra ramanzina al figlio -Come vedi, cara, anche un criminale deve obbedire- disse a Cristel stampandole due baci sulla guance -Chiamami Patricia-
-Non chiamarmi criminale mamma!-
-Zitto- disse Alec con una smorfia sorniona.
Cristel si sentiva terribilmente a disiagio, ed invidiava Alec e la sua calma da psicologa irriverente. Voleva solo andarsene a casa e farsi una doccia, proprio ora che il puzzo di fumo e zolfo di quella stanza si mescolava con i suoi vestiti zuppi.
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Used || neymar jr & marc bartra
FanfictionIn inglese per dire 'ci sono abituata', si dice 'i'm used'. Per chi non sapesse bene l'inglese, invece, 'i'm used' sembra voglia dire 'sono usata'. Nel mio caso le due cose spesso vanno a braccetto.