Capitolo 25 - I Lima?

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-Chi.. chi siete?- balbettò Cristel in preda ad una crisi di panico. Strinse le braccia allo stomaco e si mise di spalle contro il muro, per evitare di essere colpita da dietro.
-Il tuo fidanzato aveva detto di rimanere in casa, ma qualcuno ha disobbedito, vedo-
"I Lima" pensò la ragazza rabbrividendo.
-Il mio ragazzo vi troverà.. lui è..-
-È solo uno sciocco- sogghignò l'uomo alto e rude, avvicinandosi di più alla ragazza -non farmi passare alla maniere forti, ragazzina-
-No!- urlò Cristel a pieni polmoni, iniziando a scalciare contro l'uomo che l'aveva presa dalla vita tenendola ferma.
-Ti prego non ho fatto niente!- gridò piangendo.
-Sta zitta- urlò un secondo uomo uscendo dall'angolo buio della stanza, colpendole la testa per farle perdere i sensi. Una volta svenuta, le misero in testa un sacco nero, e la portarono con loro nella macchina nera perfettamente lucida, che dalla mattina seguiva ogni suo minimo spostamento.

-Quella stupida ragazzina- si lamentò il padre di Neymar e Marc, sbattendo i pugni sul tavolo.
-Padre, era sotto shock, ti prego-
-Ti prego un cazzo!- sbraitò lui contro il figlio -è una stupida bambina viziata. Pensa che adesso le andremo incontro pregandola di ritornare da noi? Se lo scordi, se muore è anche meglio-
-Come cazzo ti permetti!- urlò Alec perdendo il controllo, tanto che neanche le mani forti di Marc riuscirono a tenerla seduta.
-Cosa hai detto?- il signor Da Silva la guardò minaccioso, ma Alec non si mosse di un millimetro.
-Ho detto- scandì bene le parole -come cazzo ti permetti? La mia amica ha perso i genitori, aveva litigato con loro! Non si è neanche scusata prima che morissero! Sono sua amica da anni, e so quante ne ha passate, è crollata, cazzo!-
-Senti ragazza- il signor Da Silva aveva un tono calmo mentre accendeva la sigaretta -può essere sconvolta quanto vuole, ma lo sarà per conto suo. Mio figlio- indicò con un cenno di capo Neymar -ha già rischiato troppo per i suoi inutili capricci, non voglio che si faccia del male-
-Padre- si intromise Marc alzandosi -per favore, lasciaci fare un giro veloce per Mogi, se la troviamo è bene.. Se non la troviamo...-
-Cosa? Se non la troviamo cosa?-
-Neymar calmo- suggerì Alec con tono cupo.
-No Alec! Il tuo ragazzo è tranquillo! D'altronde come dargli torto, ha la sua fidanzata attaccata al culo! La mia ragazza è da qualche parte di Mogi da sola, non ancora del tutto stabile, con il pericolo che i Lima o i Cunha la trovino!-
-Scusa, Neymar- rispose lei abbassando il capo, odiava ammetterlo, ma aveva ragione lui.
-Va bene calmi- disse d'un tratto il signor Da Silva -vi congedo un piccolo giro per Mogi. Non più di mezz'ora, e voglio che siate accompagnati da Luís e Juan-
-Un'ora, dacci un'ora- fu Neymar a parlare.
-45 minuti è il mio massimo, figliolo. E sto rischiando: non voglio passare un'altro inferno come quello che ho passato con Rafaela-
Detto questo il padre dei due ragazzi se ne andò, lasciando i tre ragazzi nella stanza in compagnia dei due uomini che avrebbero dovuto accompagnarli.
-Okay- sospirò Marc -sono le 12, faremo meglio a sbrigarci-
Presero le giacche ed entrarono nel fuoristrada nero parcheggiato nel giardino dell'imponente villa.
-Dove andiamo?- chiese Marc sedendosi accanto al guidatore.
-Non so- sospirò il fratello mentre accendeva la macchina -ovunque-

Cristel era disorientata, giaceva a terra sul pavimento freddo di una stanza buia, senza finestre. Le faceva male la testa, forse per la botta che le avevano dato, o forse perchè era spaventata.
-C'è qualcuno?- chiese con voce tremante.
-Finalmente ti sei svegliata, ragazzina- lo stesso uomo che l'aveva colpita alla testa ora era davanti a lei, fermo come una statua mentre la guardava con occhi inespressivi.
-Dove ono?- chiese rabbrividendo.
-Troppe domande ragazzina, ringrazia il cielo di non far compagnia ai tuoi genitori-
-Siete stati voi...-
-Brava, inizi a far funzionare il cervello- l'uomo rise con cattiveria.
-Neymar vi troverà! E...-
-E cosa? Lo vedi qui? Pensi davvero che ti salverà?-
Cristel rimase in silenzio, iniziava ad avere dei dubbi anche lei. Neymar sarebbe davvero venuto a salvarla?
L'uomo le si avvicinò con fare minaccioso, si abbassò all'altezza della ragazza, seduta a terra, e le colpì violentemente la guancia. Gemette dal dolore e abbassò gli occhi, cercando di non piangere.
-Non sei nella posizione giusta per minacciare- l'uomo se ne andò sbattendo la porta, per poi chiuderla a chiave con tre giri.
-Sono fottuta- pensò Cristel cercando di non andare nel panico. Osservò con attenzione la stanza: vuota, completamente, senza neanche una finestra.

-Neymar, abbiamo girato dappertutto, non sono sicuro che...-
-Sta zitto, Marc!- controllò l'orologio per l'ennesima volta, e sentì il petto stringersi: mancavano cinque minuti al coprifuoco che gli aveva dato il padre. Sospirò coprendosi gli occhi con la mano tremante, e sussurrò un 'torniamo a casa' al fratellastro.
Rientrarono alla villa velocemente, non volendo far innervosire il signor Da Silva ; erano demoralizzati, stavano tutti rivivendo la stessa situazione di pochi anni prima, per Rafaela.
-L'avete trovata?- chiese il capo dei Santos seduto sul tavolo della sala.
-No- Marc entrò nella grande sala facendo compagnia al padre, mentre Neymar salì in camera sua senza proferire una sola parola.
-Va' da tuo fratello- consigliò il capo famiglia al figliastro, dandogli una pacca sulla spalla -ne ha bisogno-

Dopo un'ora Cristel sentì la porta aprirsi, per fortuna: stava per perdere l'aria in quella stanza.
Non era lo stesso uomo che aveva trovato al suo risveglio.
-Alzati- le ordinò bruscamente.
-Cosa volete da me?- balbettò attaccandosi al muro. L'uomo, forse di poche parole, la prese per il polso e la trascinò fuori dalla stanza, facendola entrare in un grande magazzino con 5 uomini all'interno.al centro del magazzino c'era una sedia, dove venne costretta a sedersi per poi essere bendata.
-Ora chiamerò il tuo caro Neymar- l'avvisò un uomo, prendendo probabilmente in mano la cornetta del telefono -e sistemeremo alcuni...affari-

Alec e Marc erano seduti sul grande letto di Neymar, mentre quest'ultimo guardava fuori dalla finestra. Forse sperava di veder passare Cristel, forse voleva solo pensare, non lo sapeva neanche lui.
-La troveremo- lo rassicurò la ragazza, non molto sicura delle sue parole, ma Neymar annuì tristemente torturandosi le dita.
Nella stanza regnava il silenzio quando il telefono del primo piano squillò. Neymar dai precipitò saltando a due a due le scale, e si fermò senza fiato davanti al padre, che reggeva la cornetta con una finta eleganza, tradita dalla preoccupazione.
-Pronto?- aveva la voce ferma.
-Neymar non riuscì a sentire cosa stessero dicendo dall'altro capo del telefono.
Il padre aveva la fronte corrucciata, piena di rughe di devastante perplessità. Lasciò cadere il telefono a terra, alzandosi dalla sua poltrona bianca. Neymar non aspettò che egli gli rivolgesse la parola e corse indietro fino in biblioteca; aprì il passaggio nascosto da una scrivania ed entrò dove gli era sempre stato vietato di entrare. Le pare i della stanza erano di un bianco candido macchiato dal nero delle armi disposte in ordine di grandezza e di pericolosità. Al centro c'era un tavolo lungo con un telefono antiquato con della polvere fra i numeri. Due specchi ad angolo riflettevano l'immagine stanca del ragazzo, con i capelli appiccicati alla nuca e le mani umide per il terrore. Si tolse velocemente la sciarpa e la felpa indossando un'imbracatura in cuoio per reggere le armi. Agganciò un cinturone bordeaux in vita carico di pallottole, un pugnale, della polvere da sparo e un'altra pistola. Il metallo luccicava sulla canotta nera del ragazzo.
-Neymar. Cosa fai?- suo padre era entrato da una seconda porta, probabilmente annessa al suo studio.
Il pensiero della sua Ceistel gli inumidì gli occhi. Si accasciò accanto al tavolo e suo padre gli mise entrambe le mani sulle spalle sussurrandogli che non avrebbe potuto fare tutto da solo. Il ragazzo intercettò il sorriso del padre, lo avrebbe aiutato.
Chiamarono gli altri uomini e nel giro di pochi minuti la stanza era affollata da gente armata, pronta all'attacco. Marc era accanto a Neymar e parlavano sul da farsi. Alec, appoggiata all'entrata, guardava terrorizzata la scena col gatto fra le braccia. Marc la cacciò in camera sua con tono scontroso, non rendendosi conto che poteva essere l'ultima volta che le parlava.

Used || neymar jr & marc bartraWhere stories live. Discover now