𝐭𝐡𝐢𝐫𝐭𝐞𝐞𝐧

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Capitolo
13

- The bubble of love -

È così strano pensare all'amore, immaginarlo e fantasticaresu quando possa arrivare, se è come dicono se rispetta le tue aspettative, o ancora, se te le stravolge, nel bene o nel male

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È così strano pensare all'amore, immaginarlo e fantasticare
su quando possa arrivare,
se è come dicono
se rispetta le tue aspettative,
o ancora, se te le stravolge,
nel bene o nel male.
E nel frattempo riponi
tutta la tua speranza,
oltre quella che pensi di poter possedere.
Lo fai perché speri
di non rimanere delusa.
E intanto che aspetti,
che attendi con ansia e desiderio,
scrivi, leggi, guardi
e sogni ad occhi aperti.

Ma ti prego, non deludermi.
Travolgimi e fammi sentire viva
come non mai,
che spenta lo sono già stata
per troppo tempo.
Cambiami, migliorami,
fammi rinascere con più colore.
Fammi sentire amata.
Insegnami la spensieratezza,
come si vive leggeri.
Fammi credere che i sogni,
che prima o poi si avverano.
Fammi realizzare che c'è qualcosa
di bello in questo mondo,
e che, quel qualcosa,
quelle sensazioni belle,
le posso provare anche io,
che non mi hai dimenticato.

Ma ti prego, fa che sia bello,
fa che sia come credo, o di più.
Di inevitabili bassi,
ma specialmente di quegli alti
che ti fanno percepire la terra sotto ai piedi così lontana.
Perché io ho bisogno di tutto ciò,
di quella spinta, per arrivare
ad un nuovo inizio,
perché questa mi sembra solo un insignificante introduzione
completamente piatta.
Ad un inizio dopo un nuovo incolmabile.
Riempimi quei vuoti.
Io sono qui,
sono pronta per stare bene.

🧁

Silenzio. Per il resto del tempo, a circondarci e farci compagnia c'era solo silenzio. Alcun rumore o suono fastidioso, inaspettato da me, che ho sempre vissuto in una cittadina notevolmente caotica. Non mi ero ancora, del tutto, abituata alla tranquillità circostante ma, potevo ammettere, di star beneficiando di quella pace. Inserendo naturalmente la compagnia del ragazzo dal cespuglio di ricciolino color cioccolato, che sedeva al mio fianco.

Decidemmo, per l'appunto, di proseguire il pomeriggio, seduti sul tappeto, trasportando ogni oggetto che potesse servirci. In poco tempo, il pavimento circostante, si riempì di fogli, libri, penne e matite, tutto ciò che precedentemente ricopriva la sua scrivania. Con tutto lo spazio che avevamo a disposizione, rimanemmo ai piedi del letto, appoggiandoci la schiena e intrecciando le gambe, mettendoci pienamente a nostro agio. Come se sedere dinnanzi ad una scrivania fosse troppo professionale, passatemi il termine.

Nonostante fossimo l'uno accanto all'altro, percepivo il suo sguardo alzarsi dal libro, di tanto in tanto, come a porgermi un'occhiata furtiva per controllare che fosse tutto apposto, o semplicemente per guardarmi. Sta di fatto che, io facevo la stessa cosa, ogni tanto voltavo il capo nella sua direzione e spesse volte, lo beccavo a farlo e a far sì che i nostri sguardi si incrociassero.

My first loveWhere stories live. Discover now