𝐟𝐨𝐮𝐫𝐭𝐞𝐞𝐧

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Capitolo
14

- La camomilla per i miei nervi tesi -

- La camomilla per i miei nervi tesi -

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🥀

Tutto quello che la mia mente aveva elaborato, quel gigantesco film dell'orrore che mi faceva sentire impaurita e tremante, svanì quasi del tutto nell'esatto momento in cui varcai di nuovo la soglia di quella casa. Tutto quello che pensavo fosse stata una situazione scomoda e imbarazzante - che il solo pensiero mi faceva venire la palpitazione, la nausea e la sudorazione avanzata - fossero solo emozioni ingigantite dalla paura, che si affevolirono man mano che le carezze di Harry diventano più delicate e rassicuranti.

Proprio come la prima volta che avevo fatto visita a quella famiglia, tutto venne spazzato via dalla loro incredibile accoglienza. Mi sentii più leggera nel momento in cui, Gemma, che aveva appena sceso le scale di corsa, mi raggiunse in tempo per strapparmi un abbraccio. La preoccupazione si alleggerì nell'istante in cui scorsi, dalle spalle della mora, un sorriso ampio contornato da profonde scavature, lì dove avrei voluto infilarci il dito e dargli tutto l'amore che potessi, oltre quello che contenevo nella mia anima.

Volevo strapazzarlo di coccole e schioccare baci su ogni porzione di pelle disponibile, nel momento in cui mimò «Non avere paura, si te stessa.» o meglio, questo fu ciò che appresi dal movimento delle sue labbra.

Ma all'ora, che ero seduta tra loro, le mie emozioni erano traballanti come non mai. Nella mia mente, i pensieri facevano casino. Erano assordanti e infiniti come mai prima d'ora. Divagavano senza un punto fisso, circolavano senza mai fermarsi. Mi resi conto che di ciò che Gemma stava raccontando con tanta enfasi, non mi rimase nulla. Loro ridevano di gusto, specialmente Anne ed Harry che ascoltavano attentamente il racconto, a differenza mia. Per me, era come se fossi diventata completamente estranea. Non che loro stessero parlando di qualcosa di personale, di famiglia, ma perché era la mia mente che mi faceva estraniare dalla conversazione, rendendo così difficile starne al passo.

Risi comunque insieme a loro, fu come attivare un tasto, provocato dalla risata di Harry, che fece scattare automaticamente anche la mia. Ero riuscita a snocciolare poche parole all'interno di quella conversazione casuale e futile e ne fui sollevata, di non aver avuto la concentrazione tutta su di me.

Poi qualcosa cambiò, lo sguardo di Anne per la precisione, che si voltò su di me. Non che fosse la mia volta che le sue iridi, identiche a quelle di suo figlio per le quali avevo una particolare debolezza, volassero nella mia direzione. Quella volta però, non sapevo decifrarlo; era un mix tra preoccupazione e con un velo di malinconia, ma continuava a mantenere un sorriso.

L'espressione addolcita di Anne, mi scaldava il cuore, come se con quel sorriso volesse incoraggiarmi, che quello che avevo da raccontare era interessante e profondo, da voler sentire la mia voce esporre qualsiasi argomento. Lei, aveva sempre assunto un tenero sorriso, che estendeva i lati del suo viso. Ma c'era una cosa che avevo notato, negli ultimi nostri incontri, che non mi lasciava tranquilla.

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