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27/10/21

VITA REALE

Fabio era in un auto nera, aveva le mani poggiate sul manubrio e il mento poggiato, a sua volta, sulle mani. Dalila lo vedeva dall'interno del palazzo, lo guardava da lontano e non poteva evitare al suo stomaco di liberare quelle farfalle che credeva fossero morte. Avrebbe voluto strapparsi il cuore dal petto perché batteva troppo velocemente e lei non voleva; avrebbe voluto staccarsi le mani perché le tremavano dall'emozione e lei non voleva. Non era giusto che il suo corpo reagisse in quel modo, non lo era. Aveva pianto, tanto, da sola, con la sua migliore amica, con la mamma della sua migliore amica. Aveva pianto troppo e non era giusto che il suo cuore battesse per lui, non era giusto che avesse avuto l'ansia mentre scendeva le scale del palazzo. Non si meritava quelle sue emozioni, non si meritava quel piccolo sorriso che stava nascendo quando le arrivò il messaggio in cui le diceva di scendere, che lui era lì, ad aspettarla.

«Fallo secco, Dalila». Si diede carica da sola, passandosi subito dopo le mani sulla tuta, che aveva indossato di fretta e fuori. Erano sudate. Prese un lungo respiro, aprì il portone del palazzo e si beccò una folata di vento dritta in viso, che quasi la aiutò a riprendersi leggermente.

Quando Fabio la vide, il cuore gli scoppiò nel petto, gli occhi gli si fecero lucidi e dovette abbassare la testa per calmarsi, prima che lei entrasse nell'auto. Le era mancata così tanto, cazzo! Aveva i capelli legati, la coda oscillava a destra e a sinistra mentre camminava, e aveva le braccia incrociate al petto per il freddo. Era così bella da mancargli il fiato.

Appena entrò nell'auto, Fabio si girò verso di lei, ruotando il busto. Sollevò i lati delle labbra, regalandole un sorriso timido, uno di quelli che il ragazzo le faceva quando aveva combinato un guaio in casa. «Ciao». I loro sguardi si incrociarono e fu come se non si fossero mai allontanati, come se non fosse successo niente. Entrambi ritrovarono il benessere, l'uno nello sguardo dell'altro.

«Hai rischiato di far svegliare la famiglia di Emma, non sarebbe stato carino». Ruppe il silenzio, Dalila, ponendosi con un tono tagliente e antipatico. Gli voleva far capire, indirettamente, che non avrebbe dimenticato tutto solo per una sorpresa sotto casa. «Mi dispiace». Dalila non gli diede il tempo di continuare, che lo interruppe. «Ultimamente ti scusi spesso». Lo derise, guardandolo dritto negli occhi.

«Me lo merito questo tuo tono, mi merito qualsiasi cosa tu vogl-». Fabio venne interrotto per la seconda volta perché Dalila non riusciva a farsi scendere giù la sceneggiata da persona dispiaciuta. O, per lo meno, sapeva che lo era, ma non riusciva ad accettarlo. Qualunque cosa si faccia, nella vita, si è sempre consapevoli di quello che si sta facendo. «Quando è successo?» Gli chiese, pronta alla prima coltellata.

Fabio per un secondo abbassò la testa, non volendo aprire quel discorso, nonostante fosse consapevole che lui era lì per parlare proprio di quello. Sospirò. «Fine agosto o settembre, non ricordo. Perché non era imp-». Dalila lo fulminò con lo sguardo, impedendogli di continuare.

«Prima di San Marino?» Chiese e lui annuì, abbassando la testa, mortificato. Dalila rise nervosamente, costringendo se stessa a non piangere.

Si sedette sulla punta del sediolino, girata verso di lui. «Quindi, ricapitolando, mi hai tradita, poi mi hai detto di amarmi ed infine mi hai chiesto di andare a convivere. Volevi ripulirti la coscienza?» Gli chiese, ma non aspettò una sua risposta, non la voleva. «Ma tu sai cosa significa veramente amarsi? Non lo sai, Fabio. Non sai un cazzo!» Il tono della sua voce si alzò, costringendo al ragazzo a guardarla.

Onde Del Mare | Fabio Quartararo Where stories live. Discover now