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2/12/21




Dalila odiava gli ospedali, non le erano mai piaciuti. I genitori non erano mai stati capaci di darle una spiegazione logica e tantomeno lei sapeva darsela. Quando era piccola e sapeva di dover andare a fare una visita, iniziava ad avvertire dolore allo stomaco, sentiva la gola restringersi e il respiro diminuire, provocando in lei una crisi di panico. Questo, però, non accadeva quando si trovava in quel luogo per qualcun altro; in quel caso, era tranquilla, per quanto fosse possibile esserlo. Quel pomeriggio, invece, Dalila camminava avanti e indietro, mostrando a chiunque quanto non fosse tranquilla ma tutt'altro. 

Erano le dieci del mattino quando le arrivò il messaggio della sua migliore amica che le annunciava la rottura delle acque. Nel giro di un'ora, si ritrovò in aeroporto con un borsone, il quale era stato riempito solo ed esclusivamente con cose che lei aveva preso per i bambini, non pensando minimamente a portarsi un cambio per se stessa. Mandò un messaggio nel gruppo della famiglia bis, del quale facevano parte la sua famiglia e quella di Emma, annunciando l'accaduto. Inutile dire che all'aeroporto venne raggiunta da tutti e per tutti, si intendeva realmente tutti.

Il termine della gravidanza era previsto per metà gennaio, ma quei pazzi delinquenti volevano venire al mondo prima. La mamma e la zia avevano organizzato tutto per il parto a Napoli, cioè dovevano nascere lì e loro avevano deciso che no, sarebbero nati a Barcellona. Ma questo la zia gliel'avrebbe fatta pagare, eccome se l'avrebbe fatto, a suon di baci e pizzichi su quelle guance che non vedeva l'ora di accarezzare. Dio! Dalila era così emozionata che non aveva nemmeno la forza di aprire la bocca, si guardava semplicemente intorno, cercando di capire come stessero le persone attorno a lei, se fossero emozionati, impauriti, felici.

Fabio la guardava da lontano, appoggiato alla finestra. Si sentiva fuori posto, doveva ammetterlo, e il fatto che Dalila lo ignorasse, aumentava di gran lunga questa sua sensazione. La famiglia di lei lo aveva salutato calorosamente, con abbracci a baci, uniti ai complimenti per la vittoria del campionato. Lei, d'altro canto, gli dedicò un semplice sorriso per poi sedersi sulla sedia più vicina alla porta, dalla quale sarebbe uscito Marc dopo la nascita dei gemelli. Il francese non aveva insistito, sotto anche consiglio di Tony, che lo aveva invitato ad evitare e lasciarla perdere: "Quando è nervosa diventa antipatica, dalle un paio d'ore e verrà lei da te".

Improvvisamente nella sala d'aspetto si sentì un pianto forte, che fece alzare le teste a tutte le persone. Le donne presenti drizzarono la schiena e si alzarono, come se sapessero, dentro di loro, che quel pianto apparteneva al loro bambino. Un minuto dopo udirono un altro pianto, questa volta molto più forte, e lì capirono un po' tutti che Emma e Marc erano appena diventati genitori. Dopotutto, era poco probabile che, in quello stesso ospedale, nello stesso momento, qualcun altro stava partorendo due gemelli. Dopo poco la grande porta si aprì e ne uscì un devastato Marc, completamente sudato e il viso dello stesso colore delle pareti. Bastarono poche parole per generare il caos, "Alessandro e Diego Marquez sono nati e la mamma sta una meraviglia!".

Dalila si mise le mani sul viso e scoppiò in un pianto liberatorio, lasciando andare via tutte quelle emozioni e paure che aveva represso da quel fatidico messaggio fino a quel momento. Attorno a lei tutti si stavano scambiando abbracci, auguri e tanti sorrisi, quando lei alzò lo sguardo e d'istinto andò incontro al francese, abbracciandolo di slancio. «Siamo ufficialmente zii!» Esclamò, singhiozzando. Fabio strinse le braccia attorno al suo corpo, tirandosela ancora più vicina, lasciando che lei incastrasse il viso nell'incavo del suo collo. Chiuse gli occhi, godendosi quel momento che aspettava da quella mattina, annusando il buon profumo che emanava.

Antonio e sua mamma, Giulia, li guardavano da lontano, sorridendo leggermente. La donna si emozionò pensando a quanto sarebbe stato felice il marito nel vedere la figlia innamorata perché, poteva metterci la mano sul fuoco, era sicura che lo fosse. Non aveva abbracciato lei o il fratello, o chiunque altro in quella stanza, Dalila aveva percorso passi per andare proprio da quella persona. Il primo abbraccio, il primo bacio, il primo contatto, la prima gioia, la voleva condividere con lui. Non avrebbe permesso alla figlia di mandare tutto all'aria, ci avrebbe litigato se fosse stato necessario; il suo unico obbiettivo era far rientrare tutto nella norma tra i due ragazzi.

«Almeno la tua follia la compenserò io». Le sussurrò, Fabio, all'orecchio, con l'unico obbiettivo di calmarle il pianto e farla sorridere. Successe, la ragazza rise, tirando indietro la testa, ritrovandosi con il viso di fronte al suo. «Io e te ci compensiamo in tutto». Aggiunse, lei, che poggiò la mano sulla guancia di lui, lasciando che il pollice lo accarezzasse. Si guardarono per poco, fino a quando la ragazza nascose il viso nel suo collo, lasciandogli un delicato bacio prima di sussurrargli: «Sono felice che tu sia qui».

Fabio sentì il cuore esplodergli nel petto. «Ti amo». Le disse, nonostante sapesse che non avrebbe ricevuto risposta come in tutte le volte precedenti a questa. Dalila aveva deciso che non avrebbe risposto, ma a lui non interessava. L'importante era che lei sapesse quanto lui fosse innamorato, poi il resto andava in secondo piano. Il suo essere felice che lui fosse lì, valeva come un ti amo.




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