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Thomas ancheggiava scomposto ed ubriaco sulla pista da ballo di una discoteca notturna, lasciando che le mani di Lewis lo conducessero al suo fianco sotto il rumore chiassoso della musica pop. Il roscio rise fra quel calore sconosciuto, portando la testa all'indietro e facendo ricadere i ricci rossi, lunghi contro la schiena sudata, fasciata da una maglietta bianca a maniche corte. Annaspava frenetico, sorseggiando più volte il drink bluasto che Lewis gli aveva ordinato e ridendo fra le luci calde di quel locale chiassoso ed affollato che pian piano lo stava conducendo in un vortice di mille colori e dall'odore acro di alcol e sudore.

«Tom basta» gli si avvicinò Logan, strappandogli dalle mani il bicchiere mezzo vuoto e lasciando che il colore dei suoi occhi, marrone, vagasse a pieno sulle due figure dei suoi amici, notando immediatamente gli occhi arrossati di Thomas, lucidi dall'alcol e l'eccitazione di Lewis fra fra i pantaloncini beige.
Logan di certo non si sorprese del rigonfiamento di Lewis: Tom era un bel ragazzo dai lineamenti morbidi e dagli occhi grandi, verdi, un naso dritto, labbra a cuoricino, rosse fuoco e glutei sodi, talmente tondi da far invidia ad una mela. Anche lui aveva stentato a togliergli gli occhi di dosso quando si era mosso libero in quella pista, figuriamoci se se lo fosse trovato addosso nel calore dell'alcol: sarebbe ceduto.
Thomas mugugnò infastidito nel sentirsi togliere dalle mani quel drink che tanto gli piaceva, sbuffando contro la spalla di Logan e cingendogli il collo con tranquillità, facendolo irriggidire per qualche attimo.

«dai Log! Non rompere!» si lamentò Lewis, già alticcio ad inizio serata, mentre sventola a a petto gonfio la sua piccola erezione. Logan, perso fra l'odore dolciastro di Thomas, non diede peso alla lamentela di Lewis e si lasciò andare al calore di Thomas, cingendogli i fianchi infantili con affetto, mentre il roscio affondò il viso nel suo collo facendo ricadere i ricci morbidi sul mento del mulatto.
A Logan sembrò di volare.

«Lewis sta zitto!» occhi grigi, Lewis, sbuffò e con un ghigno divertito afferrò fra le sue braccia, Thomas, riprendendo quel ballo sgarrupato che avevano spezzato. Fecero scontrare i bacini niveei, sentendo l'uno il calore dell'altro per la prima volta, mentre i fiati caldi, impregnati d'alcol, la musica chiassosa e lo sbattere delle suole di Logan, condussero i due ragazzi sconosciuti su di una barca nel mezzo dell'oceano mentre, stanchi, si ritrovarono a barcollare fra le luci ovattate di quel vascello dal ponte scivoloso e dall'odore sgradevole, fastidioso. E più la musica li faceva volteggiare e più, Thomas, sentiva di poter cadere, di star per cedere sotto il grigio del ragazzo davanti a se; e più Lewis si faceva vicino e più il volteggiare lo iniziava a stomacare, facendolo inciampare fra i piedi di occhi grigi, sentendo quel colore stringerlo fino a mozzargli il respiro, mischiarsi con il suo in un bacio bagnato e ruvido.
Thomas si sentì mancare mentre il sapore amaro di Lewis gli invadeva la bocca, le mani del ragazzo camminare sui suoi fianchi fino a cingergli la vita infantile con forza, facendo sì che la sua lingua vagasse libera nella bocca di Thomas, mentre i fiati caldi, acri si mischiavano ossimeri fra le luci di quella discoteca, affondando quella nave dal ponte scivoloso.
Si scostò.

«scusami» borbottò Thomas scappando via da quelle mani che, intrusive, lo stavano facendo rigettare nel prato di un locale sconosciuto, mentre, davanti a se, mille luci illuminavano l'inizio di un agosto che a stento avrebbe riconosciuto, sentendo scivolargli dalle dita quel caldo afoso di inizio estate.
Fremeva fra i colpi di tosse, sentendo il sudore freddo, ghiacciato segnargli la schiena martoriata, mentre l'odore di Lewis, il suo colore, gli impregnava il corpo in dei pizzichi ruvidi, dolorosi.
Tossì nuovamente chiedendosi come facesse ogni volta a ridursi così, chiedendosi perché pur di divertirsi dovesse cedere all'alcol fino a sentirsi male, lasciando che ogni muscolo del suo corpo si tendesse fino a farlo stremare, fino a farlo cedere in un mare di incubi.

«respira, Robin» Thomas si sentì raccogliere i capelli ricci, rossi ed accarezzare la schiena sudaticcia, mentre un nuovo colato di vomito lo percosse fino a farlo cedere a carponi sul prato verdastro.
Atlas sospirò e gli massaggiò la schiena con il palmo della mano, facendo svanire completamente ogni piccolo segno del passaggio di Lewis in uno schiocco di dita.

FecciaWhere stories live. Discover now