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Thomas Black sorrise morbido fra i sedili della Chevrolet Impala di suo fratello Hanry, mentre lasciava che i suoi pensieri vagassero torbidi fra le note spezzate dei Nirvana racchiuse nel CD preferito, ed ormai usurato, di Hanry, fisso lì da quando Thomas ne aveva memoria.
Era a casa.
Sentiva gli occhi bruciare sotto il suo stesso colore, lasciando che, vivido, immacolasse la carrozzeria di quell'auto vecchia, appartenente al suo defunto nonno materno, di cui non ne ricordava poi molto, ma, dai racconti dei suoi fratelli, sapeva quanto Samuel ed Hanry fossero stati legati a quell'uomo a causa dei molteplici viaggi lavorativi dei suoi genitori che li costringevano a lasciarli a casa sua per svariato tempo. Quando morì, Thomas, aveva poco meno di cinque anni, ma ricordava perfettamente i pianti chiassosi dei più grandi dei fratelli Black, e, per un periodo, nella loro casa, nessuno parlò, lasciando che quell'odore forte di prato tagliato e olio da motore svanisse dai loro vestiti, lasciando una scia di ricordi.
A Thomas mancava quell'odore. Gli mancava guardare il mondo dal basso verso l'alto, sognando di diventare un astronauta e di assaggiare quella luna di formaggio che tanto bramava; gli mancava essere accompagnato a scuola da Hanry e di cantare con lui le stesse solite canzone che quel CD mal ridotto continuava a riprodurre anche in quel momento, facendolo piangere alla nostalgia di quella felicità, di quella spensieratezza che da tempo non provava. Gli mancava nascondersi da una marachella con James, ricordando come il viso candido del maggiore si colorasse di un rosso accesso e di come il naso gli si arricciasse davanti ad una bugia, facendosi sempre scoprire... Eppure, adesso lo guarda, l'osservava mentre scorreva taciturno le icone del telefono, non riconoscendo più quel bambino dai grandi occhi ghiaccio che lo pregava di giocare con lui a nascondino.
Che fosse anche lui cresciuto?
Perché?
Thomas sapeva di essere cresciuto e di non essere più quel bambino dagli occhialetti blu che amava i dinosauri, ma non si sentiva neanche un adulto, sapeva di non esserlo, ma era a conoscenza di doverlo diventare prima o poi nonostante non volesse.
Ognuno in quell'auto era cresciuto, era maturato ed ormai non avevano più tempo per soffermarsi nel pensare: "quando sono diventato così?", "quando ho smesso di ricorrere le farfalle?" "quando ho smesso di essere veramente me stesso?" .
Thomas ne era sicuro: stava crescendo.
Si sentiva scivolare dalle dita minuto dopo minuto come fosse sabbia e più cercava di trattenerla, più cercava di afferarla e più si ritrovava vuoto, a palmi spianati. Allora si promise, si promise di non crescere mai.
Thomas Black si promise di non crescere.
Si promise di continuare a vivere con la stessa spensieratezza del se' bambino e di smetterla di colorarsi l'anima e di essere veramente se stesso, senza nessuno che lo obblighi ad eccellere, ad essere ciò che non è mai stato, a diventare ciò che mai sarà.
Thomas Black non crebbe più.

«dai, Hanry! Se almeno non vuoi togliere i Nirvo-cosi, almeno abbassa! Mi stai facendo sanguinare le orecchie!» si lamentò Samuel in uno sbuffo, cercando di abbassare il volume di quel CD dal sedile del passeggero.
Thomas ridacchiò alla diversità netta dei suoi due fratelli maggiori, per poi ripuntare lo sguardo su James che continuava a leggere diversi documenti sul telefono, assottigliando gli occhi in due piccole fessure color ghiaccio.

«i "Niro-così"?! Abbi un po' di rispetto per un pezzo di storia, ignorante!» gli rispose giocoso, con finto tono di riprovero, Hanry, cercando di trattenere le risate fra una curva e l'altra

«e poi la musica la decide chi guida» sentenziò occhi bottiglia, Hanry, cambiando marcia con un sorrisetto divertito.
Samuel sbuffò e si lasciò andare sul sedile di quella vecchia auto

«ma guidi sempre tu!» contestò nuovamente occhi azzurri, Samuel, facendo ridacchiare i fratelli più piccoli sui sedili posteriori.
Erano ossimoro fra i loro colori.

«certo. L'auto è mia e guido io» Samuel grignì infastidito e diede un piccolo pugno sull'avambraccio del più grande dei Black, facendolo ridere.

«che leggi?» chiese Thomas verso la figura bassina di suo fratello James, posando la testa sulla sua spalla.
Il più grande sorrise morbido a quel gesto e sporse il telefono per farlo leggere

FecciaWhere stories live. Discover now