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Thomas osservava, cauto, il sole sorgere vergine dalla finestra del salone, mentre la luce flebile dei primi raggi gli avvolgeva il corpo martoriato in un docile calore, mentre la brezza leggera gli baciava il viso lentigginoso sotto il russare chiassoso dei suoi fratelli che dormivano accozzati l'uno sul corpo dell'altro sul divano-letto del salone, mentre le svariate bibite zuccherate e dolciumi giacevano chiusi o mangiucchiati sul parquet nocciola.
Il roscio respirò bagnato da quella luce vivida e si lasciò trasportare dal colore limpido di quel cielo dai mille specchi ed altrettanti giudizi, mentre le mani neve si muovevano caute fra la sporcizia lasciata durante la loro "serata cinema", buttandola nei secchi appositi al di fuori della piccola villetta dal tetto rosso. Con passo silenzioso rimise apposto la stanza e si concesse una doccia calda, lasciando che il suo corpo si muovesse limpido sotto il getto d'acqua e che i suoi piedi giocassero felici sul tappetino bluastro della vasca, ricordandone i pomeriggi d'infanzia, di pioggia, dove lui, Charles e James erano soliti giocare a calcio sul prato di casa, sporcandosi da capo a piedi con il fango scuro del giardino, costretti poi dalla madre a lavarsi con saponetta e spazzolone nella vasca dove, Thomas, si stava facendo la doccia, proprio sullo stesso tappetino che da anni li assistiva valoroso giorno dopo giorno. Con affanno, si lasciò andare sotto il calore di quel getto amico, sentendo i pensieri scorrere nefasti sul suo corpo, macchiandolo di un nero petrolio che a stento riuscì a contenere in un singhiozzo, lasciando che le lacrime amare si nascondessero impaurite nello scroscio dell'acqua.
Thomas si sentiva così vulnerabile... Perso fra i suoi stessi pensieri, mentre il verde dei suoi occhi, pian piano, cedeva spezzato nel nero, fra i mostri della sua anima, mentre ogni accenno di ripresa veniva cancellato in un pianto rigido e da una notte insogne condotta da un sussulto e l'altro, mentre le onde del suo mare lo sovrastano fino a condurlo negli abissi più scuri e freddi.
Freddo. Sentiva freddo.
In un gesto brusco si lasciò affondare dal suo stesso mare, sentendo il gelo in quel nero dai mille mostri.
Si sentì gelare.
Tremò fra le sue stesse dita, Thomas, portando le mani candide fra i capelli ricci, color carota, mentre l'acqua gli bagnava il volto gelido sotto i suoi respiri pesanti, veloci, per poi stringere voraci il rubinetto grigio, girandolo.
L'acqua divenne rovente.
Ringhiò.

«ah... Cazzo... » fece scoccare la lingua contro le labbra rossastre, mentre il vapore biancastro lo avvolgeva vorace sotto il verde dei suoi occhi. Lasciò ricadere le mani contro le mattonelle fredde, sussultando al cambio di temperatura improvviso, mentre l'acqua bollente gli creava chiazze paunazze lungo tutto il corpo, graffiando la pelle candida del ragazzino.
Thomas posò la fronte contro le mattonelle fredde, umide e si lasciò andare a quel calore nocivo che lo condusse in un mondo ricco di ricordi di mille colori, in un oceano limpido e fra le montagne più alte, ricoperte di una neve pomposa e grossolana che mai ebbe visto. Si lasciò stringere frenetico dalle mani dei genitori e dagli occhi vispi del padre che lo guardavano severo, mentre le lacrime della madre lo soffocavano vorace sotto quel getto rovente, facendolo tossire fra il suo scrosciare.
Chiuse il getto.
Posò il capo contro le mattonelle fredde sentendo la pelle bruciare feroce ed i denti grignare fra le pareti spesse di quel bagno dai troppi ricordi. Prese un grande respiro e rizzò la schiena martoriata, portando le mani rossastre fra i capelli carota, facendoli ricadere sugli occhi verdi, spezzati dal buio del suo stesso mare. Con un gesto impacciato si avvolse un asciugamano alla vita e si lasciò ricadere contro il lavandino, stringendone i bordi candidi, mentre tutto in torno a lui cambiava. Ogni spazio si colmò di una luce calda, mentre diverse figure in torno a lui iniziarono a muoversi frenetiche sotto il verde dei suoi occhi, scontrandosi l'una con l'altra fino a perdersi in una nebbia di ricordi. Vedeva i suoi fratelli bambini che bisticciavano nella vasca ricolma d'acqua, per poi scomparire in un battito di ciglia. Thomas si stropicciò gli occhi lucidi a quella visione, sentendo il fiato scarseggiare nel riflesso dello specchio. Si sciacquò il volto in un sospiro, lasciando che il verde dei suoi occhi si perdesse vivido nei ricordi sbiaditi e facendo sì che le figure morbide dei suoi genitori nascessero al suo fianco, muovendosi frenetiche nel piccolo spazio che quel bagno gli concedeva, facendo bloccare sul posto Thomas che, con occhi lamguidi, osservava, dallo specchio, il ricordo della madre mentre si acconciava i capelli rossi, lunghi ed il padre sistemarsi la camicia bianca con occhi vividi, verdi.
Thomas si rivide in quel colore.
Un sorriso gli attraversò il viso bagnato, ancora arrossato dai respiri affannati, persi in quel branco di risate che gli avvolgevano il corpo candido, nudo.
Si perse fra i ricordi.
Socchiuse gli occhi e si lasciò andare, vedendo nel buio le figure di quattro bambini; i suoi fratelli, che giocavano felici ed i suoi genitori danzare leggeri fra le pareti della cucina, sempre con la stessa canzone.
Iniziò a canticchiare.
Fece scoccare la lingua contro il palato e toccare le labbra rosate, lasciando che la sua voce nascesse vivida fra le note di quella canzone.
Head Over Heels.

FecciaWhere stories live. Discover now