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Thomas dormiva stanco, stremato fra le braccia di Samuel, respirando pesantemente fra il battito cauto del più grande che, ancora spaesato, non aveva smesso per un secondo di stringere il piccolo adulto, camminando lentamente per la stanza. Il roscio era ormai nel mondo dei sogni da quasi un'ora, ma ne James e ne Samuel avevano osato muoversi, rimanendo fermi fra i respiri del più piccolo, pronti a scattare se mai si fosse svegliato.
James era stanco, terribilmente stanco, sovrastato dalla responsabilità di sostenere quella situazione assurda, rendendosi conto solo in quel momento di cosa Hanry provasse ogni giorno; di quella sensazione di tensione e paura che lo aveva soffocato fino a farlo cedere...

«James» lo richiamò con occhi stanchi, Samuel, squadrando la figura del più piccolo.
James sussultò. Non si era neanche reso conto che Samuel lo avesse chiamato.

«cosa?» Samuel corrucciò le labbra ed osservò per un breve attimo il volto stanco di James, per poi riportare l'attenzione sui lineamenti tranquilli, rilassati di Thomas.

«ti senti bene?» James si stupì di tale domanda, rimanendo inerme, bloccato fra i suoi stessi pensieri.
Non si era mai sentito così.
Stava bene? Non lo sapeva.
Si sentiva perso, stanco e sovrastato dalle poche ore di sonno e dal pianto disperato di Thomas che con tutta la sua forza aveva urlato, strillato a tutti loro quando stesse male, quanto avesse bisogno di loro.
E lui?
James non lo sapeva... Eppure era sempre stato sicuro di tutto, sempre quel ragazzo "perfetto", modello per tutti e con il proprio futuro stretto fra le mani. Ma questa volta no, non sapeva più cosa volesse, cosa sentisse, atono fra i suoi stessi pensieri.
Le mani gli tremavano nervose, sopraffatto dai pensieri. Aveva bisogno di dormire.

«vado a vedere come sta Charles» scattò occhi ghiaccio, James, al di fuori della stanza. Boccheggiò in cerca d'aria e si appoggiò al muro del corridoio, respirando ed espirando lentamente.
Si sentiva completamente schiacciato, sovrastato dalle proprie emozioni che voraci lo stavano soffocando fino a togliergli il respiro. Si spiegò in avanti, portando le mani ben cinte sulla gola candida, color latte, annaspando fra i suoi stessi pensieri e lasciandosi schiacciare dai tremori ampi.
Che fosse un attacco di panico?
No, impossibile.
James non aveva paura era solo.... Triste.
Il ghiaccio dei suoi occhi si lasciò prosciugare, consumare il rumore chiassoso del suo pianto.
Aspettate. Stava piangendo? Lo stava facendo veramente?
James si sentiva così stupido, così infantile, piccolo fra i grossolani sentimenti.

«Jam-... Ma che?» la voce di Hanry si fece spazio nel lungo corridoio e si intromise nel chiassoso pianto del piu piccolo, affrettandosi nel chiudere la porta della stanza di Charles dove, poco prima, era riuscito a farlo addormentare.
Il più piccolo dei due si lasciò scivolare contro la parete candida, chiudendosi a riccio fra i singhiozzi pesanti. Hanry si morse le labbra rossice e portò le mani a stringere i capelli biondi/rosci, stanco, terribilmente stanco da quella precoce mattinata. Con cautela si spiegò sulle gambe e si inginocchiò dinnanzi al ragazzo, accarezzandogli il capo biondo, liscio.

«ehi Nemo, mi guardi un attimo?» James si rincuorò nel sentire la “voce da Hanny” e, alzando leggermente il capo, rispose al nomignolo con cui il più grande lo aveva chiamato, ricordando come, ogni giorno, da piccolo lo pregava di vedere quella dannata video-cassetta di “Alla ricerca di Nemo”.
Hanry gli sorrise e con mani tremanti gli strinse il viso accarezzandogli le guance rosse e gli occhi languidi. James singhiozzava agitato, mentre gli occhi verdi di Hanry lo strinevano fino a macchiarlo completamente e con cautela lo portò fra le sue braccia, leggendolo dentro come fosse un libro aperto.

«mi-mi dis-dispiace. È sol-solo la ten-tensione di prima» provò a darsi un contegno il piu piccolo, singhiozzando fra le svariate lacrime che, frenetiche, non cessavano di cadere nonostante le mani di James continuassero ad asciugarle, sfregando il viso porcellana.
Hanry gli sorrise morbidamente e gli tolse le mani dal viso arrossato

FecciaWhere stories live. Discover now