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È probabilmente passata un'ora da quando sono persa nel mirare il mio riflesso in uno specchio

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È probabilmente passata un'ora da quando sono persa nel mirare il mio riflesso in uno specchio.

I miei occhi si trovano incastonati in quel cielo verde, contornato da riflessi di un pallido azzurro. Le mie mani si soffermano, ancora increduli, sulla forma del viso, tracciano con lenti movimenti la linea delle lentiggini, scorrono attraverso le onde fiammeggianti dei mie capelli.

Pare di assistere a un miraggio. Non ci avrei mai creduto, mai ritenuta possibile una situazione del genere.

Somiglio davvero così tanto a lei, alla donna che mi ha messa al mondo?

Non ho mai incontrato mia madre, morta ancora troppo presto per poterla conoscere. Eppure, adesso, da quanto sono qui, mi sembra di poterla incontrare ovunque. Il viso di lei, a quanto pare, è lo stesso che incrocio ogni mattina, il riflesso che riscontro attraverso lo specchio.

Ho il battito accelerato, i mille pensieri che riempiono la testa in fermento, troppe idee a creare scompiglio.

Somiglio alla mamma.

L'ombra di un sorriso affiora le labra, le gote avvampate dall'emozione. Percepisco una forte scarica, l'energia surriscaldarsi in me. Riempirmi e travolgermi di tutte quelle sensazioni che non ho più creduto di poter ancora provare.

Non ho paura, però. Non è il fuoco ad attirarmi a sé, chiamarmi, affinché possa prepararmi a un suo eventuale risveglio. Resta buono, acquattato, tranquillo nel suo angolo di riposo.

È altro, la scintilla che mi pervade. Non so ancora bene di cosa si tratta, un calore tanto intenso da non trovare le giuste parole per definirlo.

Il ricordo di quel paio d'occhi ambrati, sommessi da un desiderio di curiosità, mesto a preoccupazione, nello scorgere i nostri volti non penso potrei riuscirlo a scordare tanto facilmente.

Colei che presumo essere la proprietaria di questa locanda mi ha chiamata Lucinda, ha utilizzato su di me quello stesso nome che, da quel che mi è stato raccontato, è appartenuto a mia madre.

Ci siamo scambiate una lunga occhiata, al pari di due vecchie e care amiche che non si vedono da parecchio tempo, eppure tra di loro il legame non si è affatto affievolito.

Se soltanto non avessi arretrato di qualche passo, lei sarebbe stata capace di salutarmi alla gola e travolgermi in un nostalgico abbraccio.
L'avrei, probabilmente, presa in giro, illusa di trovarsi difronte una persona differente da chi crede.

Non è giusto. Non posso farle questo, non mi ha recato alcunché di sbagliato da poterla punire in questo modo.

Non sono io Lucinda.

Lucinda é andata per sempre, morta anni fa e non può più tornare tra i vivi, risorgere dalle proprie ceneri è soltanto una fantasia.

«Appena finisci di specchiarti, ricorda di spegnere la luce» reclama mio fratello, già gettato sul letto e in procinto di addormentarsi.

LIGHT DEMON - Il Rumore Della Rinascita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora