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Il braccio di mio fratello mi trascina via dalla rimpatriata

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Il braccio di mio fratello mi trascina via dalla rimpatriata.
La sua espressione crucciata si rivela delusa, amareggiata. Pare che una gettata d'acqua gelida gli sia appena caduta addosso, costringendolo a guardare in faccia una realtà che da sempre è stata sotto i suoi occhi.

Gli altri, i ragazzi presenti, restano indietro, paralizzati. Adesso la loro attenzione è tutta focalizzata addosso a me, sulla mia figura sempre più lontana.

Si mostrano preoccupati, alcuni. Ma niente di simile è capitato prima d'ora, mai nessuno che come me ha mostrato di poter avere, di tanto in tanto, delle visioni in un luogo pubblico deve essere capitato.
Questo è ciò che più ho temuto, del non riuscire a controllare questi poteri.

Le persone che preferisco, tra i testimoni, sono chi palesa indifferenza nei miei confronti. Individui talmente tanto incentrati su loro stessi al centro di tutti da non badare a me. Non mi definisco uno zimbello, quando capita, davanti a loro. Quelle sono persone che di chiunque altro, di me, hanno il dono di dimenticare facilmente.

Non cerco pietà, da parte di nessuno. Non ho alcuna malattia psichica a invalidarmi. Ci sono nata, così. Per qualche assurda ragione, questi poteri che ho sono parte di me, mi definiscono.

«Ma che cazzo, Penelope» sbraita James, una volta soli, ritornati in camera. «Occupati di spiegare. Cosa diamine è successo poco prima».
Si è assicurato che la porta fosse ben chiusa, con la chiave, prima di dare voce ai suoi pensieri.

Scuoto la testa, non un suono esce dalle mie labbra.

Ricordo la donna seduta, ai margini di un giardino, in attesa di qualcuno che mai più sarebbe tornato da lei.
Mi rammento di una bambina che scorrazza beata, godendo a pieno dei vantaggi di quella giovinezza. Conosco il suo nome, Sophia, senza che qualcuno avesse mai annunciato prima. È una parola molto semplice, eppure negli ultimi tempi tanto ridondante all' interno della mia testa. E io non so cosa questo voglia significare, cosa lei c'entra con me.

«Da quando sono tornate le tue visioni?» domanda, adesso, mio fratello. Appare più calmo, lucido ora.
La rabbia e la frustrazione devono essere sparite nel nulla, abbandonando quel corpo dal quale hanno provato a prendere possesso. È stato più forte lui, ha vinto.

«Non lo so» ammetto in un sussurro tanto flebile da cogliersi appena, ed è vero, più o meno.
Per quel che ne concerne sapere, non sono andate via. Insieme al fuoco, sono rimaste dormienti dentro me. Sono parte di me, soltanto che aspettano il momento che più prediligono per venire allo scoperto, mostrarsi.

Essi, i poteri, vivono e respirano al pari di qualsiasi altro essere vivente. Questo lo sento.

«Prima di adesso, prima che dovessi scoprirlo da solo, davanti a una platea, hai mai pensato di accennarmi un dettaglio del genere?» insiste, alterato, seppur costringendosi a forza nel gestire un timbro di voce basse. Lo vedo indagare in cerca delle risposte che non gli ho riferito, le stesse che spero di incontrare io da tutta la vita.

LIGHT DEMON - Il Rumore Della Rinascita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora