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Alcuni fragili, caparbi raggi oltrepassano la finestra

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Alcuni fragili, caparbi raggi oltrepassano la finestra. Stagliano il proprio calore sul mio viso lattiginoso, si intrecciano alle ramate ciocche districate sul cuscino.

Volto la faccia in cerca d'un po' d'ombra, riparo da quella nuova prepotente luce del mattino.
I piedi scalciano di dosso i rimasugli intersecati al mio corpo, il resto delle coperte devono essere finiti a terra durante il corso dell'intera notte.
Pare che io sia stata reduce da una bizzarra lotta nel quale ne sono uscita vincitrice, senza neanche un vero nemico da combattere.

«C'è stata una festa, la scorsa notte?» mi rivolge una risata di scherno James, osservando il disordine disseminato sul pavimento.

Mi ritrovo, al solo udire quelle parole fuoriuscire dalla sua bocca, colta alla sprovvista, intrappolata con le spalle al muro. Il cuore prende a martellare all'impazzata nel petto. Ansimo.

Non avrebbe dovuto saperlo. Lui si è addormentato, attimi prima che io sono uscita per seguire la voce, di raggiungere la festa nel bel mezzo della foresta. Non avrebbe potuto rendersene conto neanche volendo.

Magari mi ha sentita quando nel momento del rientro in stanza...

Quando rumore ho fatto? Non riesco a ricordare niente. Ogni singolo dettaglio, o quasi, sembra essersi depennato dalla mia memoria, svanito non appena la testa dev'essersi poggiata sul cuscino e il sonno ha preso il sopravvento su di me.

I volti delle persone, luoghi, tutto è vago, sfocato. Soltanto la presenza dell'ombre, il loro ritorno sono ospiti fissi, all'interno della mia travagliata mente, impossibili da scacciare. Tutti i rimanenti frammenti nemmeno me li riesco a immaginare possano mai appartenermi, percepirli a ridosso della mia stessa pella. Pare essere due persone differenti, conviventi di un medesimo corpo.

Chissà se dovrei parlarne con mio fratello, di ciò che mi succede. Raccontare lui di quel paio d'occhi di tenebra che mi segue ovunque, ben nascosti nella notte. Paiono passati decenni, se non di più, dall'ultima volta che ho confidato in lui le mie visioni, quelle stesse che sembrano avermi lasciato in pace per molto tempo. Dubito rammenti ancora della loro esistenza.

I grandi occhi di smeraldo di mio fratello si restringono, trovano complicato trattenere una genuina risata, il divertimento stampatosi sulla propria faccia nell'osservare la mia reazione vigile.

«Penn, dovresti vederti adesso» enuncia, «Rilassati, non intendevo una festa vera» per poi accennare lo stato nel quale è ridotto il pavimento, le mie coperte riverse su di esso.

Torna, poi, di colpo serio. Punta il suo sguardo su di me, aggancia quei suoi limpidi occhi nel quale posso rifletterci i miei addosso. Adesso è terrorizzato, non da me, ancora, bensì da quel che potrebbe accadere qualora dovrei perdere il controllo, dalle assurde presenze nella mia vita dal quale è consapevole non potermi custodire il più lontano possibile, continuare a proteggermi come sempre avrebbe voluto.

LIGHT DEMON - Il Rumore Della Rinascita Where stories live. Discover now