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Lo studio notarile è un ampia sala, suddivisa in più stanze e porte tenute rigorosamente chiuse

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Lo studio notarile è un ampia sala, suddivisa in più stanze e porte tenute rigorosamente chiuse.

Disposti, poggiati alle pareti cremisi, vi sono un paio di poltroncine in pelle nera e un tavolino in vetro al centro, con un vaso in porcellana con tre di conto di fiori in plastica posti come elemento decorativo.

Ampie vetrate lasciano passare la calante luce, soffusa, del giorno. Il colore aranciato del cielo e il sole che si tuffa dietro gli alberi mi rammentano ancora di trovarmi a La Neuveville, di non aver abbandonato quel nascosto angolo per spostarmi in direzione di qualche nota metropoli del mondo.

Gli ultimi raggi rimasti illuminano la scrivania in legno posta nell' atrio, dove la giovane segretaria del legale è impegnata nel fornire indicazioni a eventuali ospiti, rispondere al telefono e organizzare appuntamenti tra le altre cose.

«Signor Olsen, giusto?» si rivolge la giovane assistente, osservando mio fratello.
Un ghigno si forma sulle mie labbra, al suono che quelle parole assumono all' interno della mia testa.

"Signor Olsen". Ha davvero usato un gergo formale per parlare con mio fratello?
Va bene che ha superato la maggiore età, ma resta, pur sempre, ancora un ragazzino di quasi la metà dei suoi anni. Non è neanche un dottore, per quanto possa esserci andato molto vicino, alla laurea.

È troppo strano, questo trattamento. Non riesco proprio a immaginarlo oltre il ruolo di fratello, amico, unico mio alleato.

Gli occhi a mandorla si spostano da James al computer con una naturalezza disarmante, il minimo per consentirle di inquadrare il suo interlocutore e concedersi di tornare al lavoro.

«La stanno aspettando, è uno degli ultimi. Prego, si accomodi pure nella sala riunioni. Seconda porta a partire da destra» illustra, per poi soffermarsi a squadrare me da sotto i suoi occhiali tondi.

«Non è una sala giochi» mi punta il dito addosso, severa, «Forse è meglio se tu aspetti fuori, ti annoieresti solamente».

«Guardi che non sono una bambina» protesto. «Ho sedici anni. Posso gestire una riunione, per quanto pesante possa rivelarsi».

Le mani color pece della segreteria si impegnano per scovare tra vari documenti da riordinare, adesso ignora quasi del tutto la mia presenza, ancora in piedi a pochi centimetri da lei.

«Il dottore non ha il tempo da perdere dietro i tuoi capricci» ribadisce, ostinata, riferendosi al notaio che ha eletto il testamento che ha coinvolto me e mio fratello.
Non ammette repliche, si rifiuta di sentire ragione.

«Penelope, non abbiamo tempo da perdere» si intromette mio fratello tornato indietro per chiamarmi, resosi conto che ho smesso di seguirlo, che la distanza tra di noi è in continuo aumento. «Sei vuoi dopo porto sia a te che alla tua amica una bella tazza di tè, o caffè se preferite, con biscotti inclusi».

«Lei è con me» si rivolge alla segreteria che mi ha impedito di avanzare di ulteriori passi, varcare l' ingresso che mi avrebbe condotta dentro la sala riunioni. Sperando potesse bastare alla donna per lasciarmi passare oltre.

LIGHT DEMON - Il Rumore Della Rinascita Where stories live. Discover now