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È appena l'alba

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È appena l'alba. Per quanto riguarda me, mi ritrovo ufficialmente in terra straniera. Sono in una regione, uno stato che non mi appartiene, non ha nulla a che vedere col luogo che mi ha dato i natali, eppure ogni volta la sensazione incolmabile di essere tornato a casa la percepisco a me sempre più forte, sempre più vicina.

Stringo la macchina fotografica tra le mani, aggancio attorno la spalla la tracolla della custodia.
Non mi separerei da quella mia fedele amica per nulla al mondo, è parte fondamentale di chi sono.

L'interno dell' area adibita al ritiro bagagli pare desolata, svuotata a rapidità disarmante.
Se non fosse per il chiacchiericcio in sottofondo, da parte di alcuni passanti, sarei tentato di pensare di esser solo. Lo stanzone ampio col nastro trasportatore acceso, posto in bella vita, è interamente spoglio, a parte qualche rigida seduta per accogliere i pazienti passeggeri. Quella sala è la sola lasciata al buio, la cui illuminazione presente è presa in prestito dagli accecanti fanali della hall adiacente.

All' esterno, dell' aeroporto, è presente una fiumara di persone. C'è chi arriva e chi parte, qualcuno corre perennemente in ritardo.
Gli uomini d'affari, nella loro eretta postura, non hanno molti bagagli dietro. Un auricolare fisso nell' orecchio e lunghi discorsi da esporre già pronti. Le famiglie si alternano tra sorrisi e stati di apprensione, stringono tra le mani i bambini più piccoli mentre cercano di contenere quelli più grandi, intenti a scorrazzare attraverso quelli spazi ai loro giovani occhi spesso nuovi.

Eppure, appoggiata lungo il ciglio del marciapiede, una coppia cattura la mia attenzione.
A un primo, distratto sguardo paiono ancora due bambini. Non arriva ai vent'anni lei, lui potrebbe avvicinarsi di un soffio ai venticinque.
La rispettive mani si cercano, scivolano le une nelle altre. Le dita si intrecciano.
Il ragazzo, chino, poggia la fronte a quella di lei. Alcune lacrime, traboccanti di commozione, inondano l'ambrato volto della ragazza.

Deve essere quello che si suol dire un addio, abbracciare l'incertezza di quando si sarebbero potuti stringere di nuovo. Assaporare ingordo gli ultimi baci, divorarne il maggior numero possibile perché chissà quando le loro labbra potrebbero tornare a sfiorarsi. Una dolce carezza che ha il sapore dell' amaro.

Se si fossero appena ritrovati, i due avrebbero pianto e sorriso allo stesso tempo. Lui l'avrebbe stretta in un abbraccio, sollevandola da terra con la promessa che mai più si sarebbe separati.

I raggi si intrecciano ai neri capelli della sconosciuta. Riscaldano il volto fino a cristallizzarne le lacrime: sembrano riugiata tra i petali di una rosa. Quello per me è un quadro che necessita essere immortalato, una storia che va raccontata.

D'istinto, allontano la mano dal manico del trolley per portarla alla fotocamera. Mi bastano pochi semplici scatti per trasformare quell' attimo tanto intimo in qualcosa di eterno, un effimero momento da conservarsi nel tempo.

Ho i miei dubbi avrei ottenuto lo stesso effetto se mi fossi definito un professionista della fotografia, se quei due si fossero messi in posa.

Non sceglierei mai la fotografia se dovessi cogliere la perfetta facciata di qualcosa che non è.
L'arte non è fatta per i bugiardi.

LIGHT DEMON - Il Rumore Della Rinascita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora