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La foresta, alla luce del giorno, si presenta ben diversa da come l'ho conosciuta la prima volta, in cui mi ci sono quasi perduta al suo interno

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La foresta, alla luce del giorno, si presenta ben diversa da come l'ho conosciuta la prima volta, in cui mi ci sono quasi perduta al suo interno.
Le ombre riflesse dalla filtrata luce del giorno non provocano più brividi lungo la pelle, le sagome che si incontrano acquisiscono un'autentica forma, una indentità che nella notte sceglie di annullare.

Adesso il vento non smuove le foglie, e il loro scricchiolio appare impercettibile sotto la suola delle scarpe. Esse sono un tappeto, fragile, verdeggiante, alcune già presentano riflessi rossastri e le più varie sfumature di giallo.

I fitti tronchi pare indicare il sentiero, guidare, accompagnarmi verso la mia meta. Sono un grezzo colonnato sorto dalla terra, interamente in corteggia, il naturale ingresso in direzione di una qualche reggia signorile situata nelle vicinanze, a pochi passi.

Adesso, però, io immagino di trovare una cascata. Percepire la scrosciante melodia risuonarmi nelle orecchie, immergermi tra le limpide acque chiare della sua fonte, desiderare di trasformarmi in sirena per esplorare i fondali di quel tesoro nascosto.

Magari, mi piacerebbe trovarci una minuscola casetta, lì nelle vicinanze. Niente di eccessivo, al di fuori di una modesta costruzione che ben si sposa con la rigogliosa natura che la circonda. Un luogo tranquillo, isolato dalla civiltà, nel quale sentirsi finalmente liberi, liberi di esprimere al meglio il proprio potenziale. Niente più fughe.

«Ehi, Ginger» si approccia a me una voce, la sua, mi porge quell' invito affinché io lo raggiunga, mi unisca al resto del gruppo.

Sono già tutti là, Aleksey e i suoi amici.
La affluenza numerica è ridotta, rispetto la scorsa sera, seppur si respira il medesimo clima di festa.

Non è stato poi così difficile trovarli, alla fine. È bastato tornare indietro, attraverso quegli stessi passi già percorsi, quando ancora guidata dalla voce.

La villa davanti al quale ci saremmo dovuti tutti riunire si presenta esattamente come avrei potuto intuito, una magione immensa, predominante sullo sfondo.
I rampicanti che lo scorrere degli anni ha fatto crescere tutto attorno ne nascondono per gran parte l'intonaco, delle colonne in marmo è rimasto soltanto un piedistallo.
Parecchie finestre si ritrovano con vetri rotti, scheggiati o anche semplicemente mancanti, indice della presenza del susseguirsi di vandali che hanno preso d'assalto la zona.
Le poche vetrate rimaste intatte, sono opache, rese opache dalle piogge e l'accumulo di polvere dovuto allo scorrere infausto del tempo, private della giusta manutenzione.

È un peccato, un posto che avrebbe dovuto splendere di sfarzo abbandonato a se stesso, in malora, costretto a deteriorarsi per mancanza di cure. Se soltanto fossi stata io il proprietario non l'avrei mai lasciato accadere.

Chissà cosa dev'essere successo? Quale storia oscura, eppure degna di attirare la mia attenzione possa nascondersi dietro questa sfarzosa residenza?

«E lei, cosa cazzo ci fa qui?» sbraita la castana contro il fratello, alla sola vista di me dinnanzi a lei. Si scompone, mollando la presa dal biondino al suo fianco, infastidita.

LIGHT DEMON - Il Rumore Della Rinascita Where stories live. Discover now