Cap. 29 ~ Irriconoscibile

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Fui svegliato alle nove, dalla nausea che proveniva dalle uova sbattute. Mi stropicciai le palpebre con le nocche della mano e mi alzai. Il freddo agghiacciante proveniente dalle lenzuola mi fece ritirare, ma perché mi chiesi. Abbassai lo sguardo e notai il mio corpo completamente svestito. Corsi velocemente a prendere i miei panni; trovai quasi tutto.
Aprì la porta del bagno in camera e mi accorsi dei miei occhi gonfi, che contrastavano il viso scarno. Alzai il rubinetto e mi tappai il naso fino alla cucina.

L'avevo riconosciuta. La stessa ombra di ieri sera combaciava con la donna di stamani. Indossava lei il pezzo mancante del mio vestiario. I suoi fianchi erano molto più larghi rispetto al busto, e i capelli le arrivavano alle spalle.
<<Chi sei?>> Dissi a tono stridulo, per via delle narici tenute strette.
<<Davvero non mi riconosci?>> Si voltò. E volli morire. Avevo fatto sesso con l'ultima donna che meritava commiserazione.
<<Lila.>>
<<Ieri eri svenuto, e mi sono presa il permesso di riportarti a casa.>>

<<Però approfittando delle mie fragilità, hai deciso di spassartela con me.>>
<<Mi conosci troppo bene tesorino.>> Spense il gas.
<<Non.>> Sospirai per mantenere la calma. <<Non chiamarmi in quel modo.>>
<<Eri pieno di passione, i tuo addominali rimbalzavano sul mio seno quasi fossimo una palla da basket contro il pavimento.>>
<<Quindi hai ben pensato di sfruttarmi, al posto di chiamare la guardia medica.>>
<<Oddio non sarà la prima volta che vedo qualcuno svenire per il dopo sbornia. E a dirla tutta io ti ho solamente portato a letto, tu ci hai dato dentro.>>

Si bagnò di saliva le labbra e poggiò il piatto di uova con contorno di bacon sotto i miei occhi.
<<Che schifo.>>
<<Potresti almenno mostrare rispetto. Mi sono pure presa l'iniziativa di ripulire casa tua.>>
<<Per favore vattene via.>>
<<Oh aspetta.>> Appoggiò la spatola sulla padella e mi si avvicinò all'altezza del volto. <<Buon compleanno tesorino.>> completò la frase accompagnandola con un bacio a stampo.
Io mi alzai di scatto, presi il piatto e gettai il suo contenuto nella pattumiera, impugnai la pentola e la riempii d'acqua.

Mi schiaffeggiò. <<Non è l'atteggiamento più opportuno. Dov'è finita la cavalleria? Mi sono svegliata un ora fa per cucinarti le uova.>>
<<Chissà che ci hai messo dentro.>>
<<Sei un mostro!>>
<<Lascia il mio appartamento se non vuoi che ti denunci alla polizia, conservo ancora tutti i graffi.>>
Lei tiro un respiro rumoroso. Ed io strofinai la spugna contro le stoviglie.

<<Va bene hai ragione. Vorrei scusarmi con lei, se ne avessi il modo. Sai dove posso trovarla?>> Rimossi i guanti gialli.
<<Di chi parli?>> Le gettai uno sguardo privo di attenzione.
<<Dici sul serio? Dispiace persino a me.>> Mi fece accomodare sul divano, distante pochi metri da noi.
Carezzò delicatamente la mia coscia. <<È per questo che ieri ti sei lasciato andare?>>
Non le diedi retta.
<<Adrien, non è questo il giusto modo di affrontare i problemi. So che in fondo al tuo tunnel vedi solo buio, ma hai una vita radiosa attorno a te.>>
<<Lila ti prego.>> Dissi esasperato, facendo segno con la mano di lasciarmi stare.

<<Oggi sei libero?>>
Continuai a fare il vago.
<<Andiamo a cercarla, non potrà essere scomparsa.>>
<<Lascia stare Marinette.>>
<<Non sei obbligato a venire con me se non vuoi, ma io ci metterò comunque il mio impegno. Hai il mio numero? Ti chiamo se ho aggiornamenti.>>
<<Lila non devi farlo->>
<<Prendilo come anticipo del tuo regalo di compleanno.>>
Ci pensai su.
<<Credo che questa sia tua.>> Si rimosse la mia camicia, restando nuda nella parte superiore.
<<O mio dio.>> Del tutto stantio, mi tappai gli occhi. E lei padroneggiò verso la camera, per rivestirsi.

Soulmates? Where stories live. Discover now