Terzo Capitolo

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 <<Ok! Ora. Parla!>> non ammetto nessuna risposta se non quella che potrà spiegarmi il motivo del suo turbamento alla vista del vice presidente del Recinto. Luke Alza lo sguardo. Gli ho dato tempo abbastanza per pensare, mentre guardavamo il contenuto delle buste e degli zaini. In questo momento sono più simile alla mamma di quanto non potrebbe essere di aspetto. Ho una mano sul fianco e nel frattempo batto il piede a terra. Nella mia testa c'è una me sghignazzante: il ruolo della mamma arrabbiata non mi si addice. <<Sto aspettando...>>. Quando ci si mette il ragazzo è davvero di poche parole...

<<Va bene! Allora... non so da dove iniziare...>> tergiversa, brutto modo di fare a parere mio. Se devi dire una cosa dilla e basta e infatti è quello che gli suggerisco io. <<Jonathan Miller, non è chi dice di essere!>> Mi sono seduta vicino a lui mentre cercava le parole per dirmelo e ora che siamo allo stesso livello, può vedere con chiarezza la domanda che sorge spontanea dalla mia faccia e successivamente dalla mia bocca <<E chi sarebbe?>>.

Fa un grosso sospiro, probabilmente non si aspettava di dover affrontare il discorso e potrei anche capirlo se non fosse per la mia vena di curiosità, anzi forse non lo capirei proprio. Il suo comportamento è stato strano, su questo non ci sono dubbi, per cui voglio una risposta. E subito. <<E' mio fratello>> Questa poi... ma la serietà con lo dice e la sua espressione tesa mi fanno capire che è vero. <<Ha cambiato cognome, il perché non è semplice da spiegare. Ha preso quello di sua moglie e solo i membri della sua famiglia e gli alti funzionari del Governo lo sanno. Il resto del popolo ne è all'oscuro.>> 

Questa cosa è talmente assurda che non ne capisco il motivo. Non sapevo potesse essere possibile. <<Ma perché?>> gli chiedo infine. Un motivo dietro questa decisione deve esserci, non è che uno al mattino si sveglia e decide di cambiare il proprio cognome. <<E' semplice in effetti. Le motivazioni sono due. La prima è una conseguenza della seconda o viceversa. Vedila come vuoi>> dice infine. 

"Si Luke, va bene, ma non mi hai spiegato nulla" penso nella mia testa. <<Ehm.... - tossicchio per attirare la sua attenzione - quindi?>> Il ragazzo si è perso nei suoi pensieri. Lo osservo negli occhi mentre un'ombra vi compare a nascondere il loro colore. E' immerso nei suoi pensieri, la sua immobilità ne è una prova evidente. Lo tocco leggermente su una spalla per farlo tornare al mondo presente. <<Scusami, stavo pensando>> annuisco come per confermare la mia teoria. Si avvicina ulteriormente a me. Ora siamo alla distanza di un bacio, posso sentire il suo respiro sulla pelle mentre mi sussurra all'orecchio. <<I miei genitori sono dei sovversivi, o meglio lo erano. Prima della convocazione di mio fratello furono catturati e portati via. Quando Jonathan venne scelto per entrare a far parte del Governo, il presidente gli disse di cambiare nome se non voleva portarsi dietro la nomea della famiglia.>> Luke si allontana e senza la sua vicinanza sento un po' di freddo sulla pelle. <<A lui è sempre importata di più la carriera che la famiglia. Lo dimostra il fatto che mi ha abbandonato. Il prendersi cura di me avrebbe intralciato i piani con il suo lavoro>> mi spiega con la rabbia che gli infiamma gli occhi.

Come può un fratello fare una cosa simile? I legami di sangue sono indissolubili, forti, dovrebbero affrontare mille ostacoli senza mai spezzarsi. Ma io chi voglio prendere in giro? Certo che i legami possono essere distrutti. Lucy ed io ne siamo la prova. Due sorelle divise da un ragazzo. Prendo la mano di Luke, come lui aveva fatto in precedenza con me e la stringo. Non ci sono parole per dimostrargli quanto mi dispiaccia per il comportamento avuto dal fratello. Mi sorride mentre osserva le nostre mani intrecciate. <<Grazie...>> sussurra. Scuoto la testa. Non ha bisogno di ringraziarmi, ora siamo sulla stessa barca. Siamo noi due contro il mondo.

<<Oddio, guarda chi sono i nostri vicini Lulu>> la voce di Caleb ci arriva gracchiante e arrogante alle orecchie. Stringo la mano di Luke mentre cerco di non alzarmi in piedi e prenderlo a pugni. Lulu, cioè Lucy lo segue, sono mano nella mano, ma a differenza mia e del mio partner sembra quasi che Caleb se la stia trascinando a mo di cagnolino. <<Dai Lulu, non stare a guardare certa gente... Meno contatti possibili con i vicini se vogliamo essere noi i primi a vivere nella nuova colonia>> Rido e pure apertamente, ma non per il pensiero sciocco dello sciocco Caleb, ma per il soprannome dato a Lucy. La prima volta pensavo di aver frainteso, ma ora che ho sentito meglio non posso fare a meno di ridermela. Luke mi guarda e povero, penserà che io sia pazza, probabilmente ha ragione, ma lui non può capire. Lucy ha sempre odiato il soprannome Lulu soprattutto perché le è sempre parso assurdo abbreviare un nome già corto. Tutti quelli che la chiamavano così, ricevevamo in cambio uno sguardo di ghiaccio che faceva passare la voglia anche solo di guardarla. A quanto pare questa cosa non coinvolgeva Caleb, anzi...

L'isola Delle CoppieWhere stories live. Discover now