Tredicesimo Capitolo

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Sono ormai passate delle ore da quando ci siamo riuniti alla radura e di Luke, non si vede nemmeno l'ombra. Sono preoccupata, ho paura che possa essergli successo qualcosa. Giro per la grotta ma è troppo piccola per poter allentare la tensione, perciò uscire all'aria aperta mi sembra la soluzione migliore. Guardandomi intorno mi rendo conto che il paesaggio è uguale a quello di sempre, non avverto nessun tipo di anomalia. Respiro tranquillizzata, probabilmente ho avuto delle allucinazioni. Mi convinco di ciò e forse basta questo a rendermi serena, almeno su questo fronte. 

Cammino tra gli alberi alti, facendo attenzione alle radici che sporgono dal terreno. Il profumo di resina impregna l'aria e ormai è diventato un odore fin troppo familiare. Diversi fiori colorati sbucano dal terreno o in mezzo ai cespugli. Sono decisamente strani. Alcuni sono del color del sangue, grossi e sembrano avere le spine; altri sono giallo pastello talmente delicati da rompersi appena li tocchi. Ma non tutto ciò che appare agli occhi è reale, alcuni di quei fiori sembrano fragili, in realtà annusarne uno ti porta dritto alla morte. Mi fermo vicino ad un cespuglio di frutti di bosco e ne stacco qualcuno, per portarlo alle labbra. Il loro sapore è così intenso e zuccherino che le mie papille gustative stanno ballando. <<Sono convinta che questa prova la vincerà il mio Caleb!>>. Rabbrividisco nel sentire la voce di mia sorella. <<Il mio Caleb è un uomo fantastico!>> dice sospirando rumorosamente. La scorgo avvicinarsi al luogo dove mi trovo io e penso che questa giornata sta peggiorando sempre di più.

Mi accorgo che non è sola. Dietro di lei, come fedeli cagnolini, la seguono tre lacchè. Indossano tutte la stessa divisa, che ci è stata data dal Governo, ma su Lucy sembra perfetta. Non capisco come ciò sia possibile e mi viene da pensare che abbiano preso mia sorella come modello e le abbiano create perché stiano bene solo a lei. Io a confronto sembra che indosso un sacco di patate e anche alle altre non sembra andare meglio. Hanno tutte la coda di cavallo ma ancora una volta, Lucy è quella che la porta meglio. I suoi capelli sono lucidi, perfettamente tirati all'indietro e ogni tanto scuote la testa con un'innata naturalezza tanto da sembrare una mossa studiata. Credo che le altre vorrebbero imitarla, ma nessuna riesce ad eguagliarla. Nonostante i nostri trascorsi, sono fiera di avere una sorella a cui le altre aspirano. Ride. Una risata finta e un po' stridula, ma a cui le altre rispondono in coro. 

<<Guarda un po' chi si vede!>> dice improvvisamente vedendomi di fronte. Il sorriso le muore e la faccia torna seria. Gli occhi mi scrutano con una tale cattiveria che mi fa piangere il cuore. <<Non dovresti essere da qualche altra parte?>> mi chiede con malizia. 

Alzo un sopracciglio con fare interrogativo; non mi spingo di certo a rivolgere una domanda di questo tipo. <<Non dovresti soccorrere qualche povera ragazza in difficoltà?>> ecco la risposta pronta e pungente. 

<<E tu non dovresti essere a leccarti le ferite?>> accusa il colpo perché so che in qualche modo è stata punita per avermi aggredita, solo che non so che genere di punizione le sia stata data. Gira di scatto la testa di lato, fingendo che le mie parole non l'hanno toccata. Storce il naso e dandomi la schiena se ne torna sui suoi passi, seguita dalle sue imitatrici. "Punto per me!" penso, esultando per la vittoria. La mia Alexa interiore sta danzando come se non avesse un domani!

<<Pss!>> un lieve richiamo mi desta dal mio gongolare. Mi guardo intorno e non avverto nessun rumore e nessuna persona. Comincio ad avere la sensazione di avere qualche problema, perché fino ad ora non ho mai avuto allucinazioni visive o sonore.

<<Pssss!!> di nuovo lo stesso richiamo: un po' più forte del precedente. Ora so di non essermelo immaginato. Il suono viene dalla parte delle grotte, mi volto per osservare gli alberi e scorgo la fine di una treccia che si muove al vento. Non sto immaginando nulla questa volta, perciò inizio a correre ma è troppo veloce rispetto a me e continuo a perderla di vista.

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