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Capitolo dodici

Megan

Mentre corro il vento mi scompiglia i capelli.
È una sensazione bellissima, sento il cuore galoppare più veloce di un treno.
Mi aiuta a distrarmi e in questo momento ne ho proprio bisogno.

Cerco di sfrecciare con maggiore potenza, ma inciampo e cado in terra.
Stupidi piedi!

Sbuffando, controllo quanto è preoccupante il danno: mi sono graffiata le ginocchia e le mani mi pizzicano. Le congiungo e le premo tra loro per sentire meno dolore.

Lascio perdere il pizzicore e ripenso a quello che è appena accaduto: che figura!
Una sensazione di nausea mi invade e ringrazio Dio di trovarmi ancora seduta per terra.
Le gambe tremano visibilmente e mi gira la testa.

Devo andarmene da questo posto.
Mi alzo in fretta, rendendomi subito conto che è la cosa più stupida che abbia mai fatto; la testa gira ancora di più.

Mi faccio forza, apro le porte verdi della scuola ed esco in giardino.
Ci sono alcuni ragazzi sdraiati sull'erba, alcuni stanno fumando e altri mangiando sulle panchine.
Fortunatamente nessuno si accorge di me, perciò mi dirigo a testa bassa verso il mio nascondiglio.

È strano ma bello: in qualsiasi luogo io vada, riesco a trovare un angolino tutto per me in cui stare sola e sentirmi me stessa.
A differenza di quello creato nella libreria, questo è un piccolo angolo ben nascosto sotto le scale antincendio della scuola.
Ci vengo molto spesso; la maggior parte delle volte, quando non voglio seccatori vicino.

Mi guardo intorno, ho il terrore che qualcuno mi abbia seguita.
Controllo da ogni parte ma è tutto tranquillo; mi siedo e lascio andare un sospiro.
Sono esausta.
Sento ancora il profumo di quel ragazzo inebriarmi i sensi.

Il nostro incontro - o meglio- il nostro scontro, è stato qualcosa che ha sfiorato il limite dell'impossibile: mi è sembrato di essere la solita protagonista svampita delle storie d'amore (di cui sono innamorata e di cui non potrei mai fare a meno) che accidentalmente "cade addosso" al belloccio.
La cosa mi ha dato molto fastidio!
Io non sono svampita e lui non è un belloccio; é solo un figlio di papà che se la tira perché fa il modello.
Ed io?
Beh... non posso che definirmi un'emarginata sociale, perciò...

Sto ancora rimuginando su quello che è successo.
Che stupida che sono stata!
Nessuno mi aveva mai stretto in quel modo.
Sento ancora le sue braccia intorno al mio bacino.
Il cuore mi esplode in gola, facendomi provare una sensazione di soffocamento.
Inspiro ed espiro per diverse volte, sperando che passi; poi la campanella annuncia la fine della pausa.

Mi alzo in piedi, tolgo la polvere dai jeans e mi pettino con le dita i capelli, cercando di appiattirmeli sulla testa.
Se voglio scappare da qui, devo sbrigarmi.
Lascio passare un po' di tempo, devo aspettare che in giardino non ci sia più nessuno; poi, mi incammino verso la recinzione che divide la scuola dal mondo.
Mi sembra di essere in gabbia.

Quella che sto per fare, sarebbe un'azione vietata... ma, non è la prima volta che oltrepasso il cancello e nessuno si è mai lamentato.
È semplice, basta scavalcare la rete ed il gioco è fatto.
Sarò libera!

Appoggio prima il piede destro e mi attacco con entrambe le mani, poi, il piede sinistro e di nuovo mi aggrappo.
Vado avanti ad arrampicarmi finché...

"Ehi Tu, che diavolo stai facendo?!" Sento la voce di un ragazzo urlare, così mi blocco, sperando di non essere io il "Tu" chiamato.

Non sento più nulla, mi giro per controllare e chiaramente, perdo l'equilibrio.
In un batti baleno sono con il sedere spiaccicato in terra.
Un
Male
Boia
Ma che diavolo!
Aggrotto le sopracciglia e mi volto in direzione della voce per urlargli contro.
Adesso gliene dirò delle belle!

Shut up and Kiss me! [Completo]Where stories live. Discover now