CAPITOLO UNO-PRIMA PARTE

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Liam odiava le giornate estive torride ed afose, in cui l'umidità era così intensa da rendere inutile anche un bagno od una doccia: la sudorazione sarebbe ripresa immediatamente dopo, ricoprendo la pelle con una fastidiosa patina di sudore.

In quei giorni era impossibile fare qualunque cosa, persino un gelato sarebbe stato un temporaneo refrigerio, un palliativo a quella calura soffocante. L'unica cosa che si avrebbe voluto fare era immergersi in una vasca piena di ghiaccio.Era così quella mattina, a Kindleck.

Disteso sul letto, Liam guardò il soffitto bianco della sua stanza e cominciò a fantasticare sui personaggi dei videogiochi che lo aspettavano per salvare il mondo, ma non oggi.

Sarebbe andato volentieri a giocare con il computer o con la Playstation, se solo i suoi genitori non fossero stati così fissati con il week-end senza videogames. Avrebbero voluto che lui dedicasse più tempo a leggere o a fare cose che fanno tutti gli adolescenti, per usare una delle famose frasi di sua madre, che forse non aveva capito che i ragazzi della sua età amavano quel genere di giochi.

Alla fine decise che era impossibile restare a letto senza fare nulla e, anche se fuori si moriva dal caldo, si convinse ad andare a fare un giro.

Uscì di casa e si diresse verso la gelateria in fondo al paese, calciando un sassolino di tanto in tanto.

Le strade erano quasi deserte, c'erano solo alcune persone, coraggiose o incoscienti, che passeggiavano lentamente con il cane o mentre parlavano al telefono dei loro problemi con il matrimonio o per prendere accordi per andare a cenare dagli amici, nonostante il fatto che avrebbero preferito restare a casa davanti alla televisione e con il condizionatore acceso al massimo.

Gli stacanovisti amanti dello sport correvano sul marciapiede, di tanto in tanto deviando per qualche stradina interna o per un sentiero nel bosco, con le loro tute attillate che impedivano la traspirazione e facevano arrivare a casa in uno stato orribile.

Nonostante il caldo e lo stato di prostrazione, tutti coloro che Liam incontrava gli rivolgevano un sorriso ed un cenno di saluto, che lui ricambiava allo stesso modo.

A Kindleck erano quasi tutti simpatici, soprattutto il vecchio zio Alfred, che in realtà non era parente di nessuno, ma era amato da tutti, con il suo sigaro sempre in bocca e i suoi racconti su come si stava bene un tempo e di quanto era dura la scuola ai suoi tempi. Aveva due piccoli occhi scuri, dietro alle spesse lenti dei suoi occhiali da vista, e in genere lo si trovava seduto sulla panchina sotto il portico davanti all'ingresso della sua casa, intento a fumare e a raccontare storie.

Liam era sicuro che, se Alfred avesse avuto figli o nipoti, sarebbe stato un padre e un nonno fantastico. Indossava sempre una camicia a quadri colorata e non si tirava mai indietro quando qualcuno gli offriva da bere, soprattutto se si trattava di un buon vino o una birra.

Quel giorno, però, la panchina era vuota: troppo caldo anche per zio Alfred, pensò Liam, passando davanti al portico.

Giunse quindi alla piazza principale, ma questa era quasi deserta e alcuni negozi erano chiusi per ferie. La calura risaliva dal terreno facendo tremolare l'aria nella luce abbacinante, restituendo una sensazione di desolazione ed abbandono.

Era un po' triste vedere la città senza la gente per le strade, come se fosse morta, ma lui stesso si era pentito di essere uscito con il caldo e non poteva meravigliarsi se altre persone avevano giustamente preferito rimanere a casa.

«Ciao!» Sentì qualcuno gridare alle sue spalle. Si girò, immaginando che avrebbero potuto chiamare solamente lui, dato che in quel momento non c'era nessun altro.

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Where stories live. Discover now