CAPITOLO DUE-SECONDA PARTE

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«Liam, sei sicuro di quello che fai? Potremmo finire nei guai! Prima il furto dei fascicoli, e adesso anche questo. E se ci scoprono? Andremo in prigione? Secondo me sì... Cosa diranno i miei genitori? Non posso far loro questo!» Si lamentò Helen. Aveva finalmente realizzato la gravità di ciò che avevano fatto e adesso era sull'orlo delle lacrime.

«Helen, calmati! Se vuoi che non ci scoprano devi aiutarmi con questa maledetta serratura, e poi non finiremo in prigione.» Rispose Liam mentre trafficava sulla serratura della vecchia porta di accesso al rifugio.

Lei sbuffò e si toccò il ciondolo della collana, lo faceva sempre quando era nervosa.

Quel ciondolo rappresentava molto per lei, l'aveva ricevuto per il suo quarto compleanno. Era dentro a una piccola scatolina blu ed inizialmente, vedendola, era rimasta un po' delusa, aveva ricevuto da tutti gli invitati alla festa dei pacchetti enormi, impacchettati con carta colorata e con un bel biglietto scritto e disegnato a mano: in quel momento, con quella piccola scatola sul palmo della mano, si era sentita addosso gli occhi di tutti e non sapeva cosa fare.

Aveva guardato la madre, che le aveva sorriso incoraggiandola, e lentamente aveva sollevato il piccolo coperchio, rivelando un ciondolo a forma di sole. Lo aveva preso tra il pollice e l'indice e lo aveva alzato all'altezza degli occhi per osservarne meglio i particolari.

Dopo la festa, quando tutti se ne erano andati, lei si era ritrovata sul divano ad osservare incantata il suo ciondolo, poi era salita nella camera dei suoi genitori e aveva preso una catenina argentata dal cassetto dove sua madre teneva le collane e gli anelli. Suo padre, vedendola, le si sedette accanto e le spiegò che quella collana l'avrebbe protetta ovunque lei fosse andata.

Da quel giorno, Helen aveva cominciato a rigirare la catenina intorno alle dita ogni volta che si trovava in una situazione difficile o era, semplicemente, spaventata.

Si sentì uno schiocco provenire dalla serratura della vecchia porta di legno su cui Liam stava armeggiando con il suo coltellino e la porta si aprì cigolando. Dentro era buio e per questo entrambi accesero le torce che si erano procurati e illuminarono la piccola stanza.

Cautamente discesero una breve rampa di scale di metallo, che li condusse in un ampio ambiente. I fasci di luce scandagliarono le pareti di cemento umide e ammuffite a causa delle infiltrazioni dal terreno soprastante, tanto che ad intervalli regolari si sentiva il ticchettio di qualche goccia sul pavimento che, per questo motivo, presentava anche occasionali pozzanghere stagnanti.

Al centro dell'ampia sala c'era un vecchio tavolo in legno scuro, un po' traballante, ma si sarebbero accontentati; appoggiato ad una parete videro anche un armadio di metallo con le ante bloccate da un'asse di legno e, sul pavimento, degli scatoloni di cartone intrisi di acqua.

Liam appoggiò sul tavolo i documenti che avevano rubato il giorno prima e aprì entrambi i fascicoli delle vittime, iniziando a sfogliarli alla luce delle torce: i dati personali avevano poca importanza, dovevano vedere le foto e quello che aveva scritto il medico legale. Era un linguaggio incomprensibile per entrambi, così rinunciarono e pensarono a una teoria tutta loro.

A quanto sembrava, le due morti non avevano nulla in comune se non il fatto che nessuno avesse visto nulla e che fosse accaduto tutto nel giro di due giorni. Neil Horice era caduto dalle scale, o così sembrava, mentre Kim Wallen era morta per elettrocuzione nella sua vasca da bagno.

Nel pomeriggio, al telegiornale locale, era stata trasmessa l'intervista ai due anziani genitori. Liam ricordava ancora i loro volti segnati dal dolore, la madre in lacrime mentre si domandava come fosse successo: Kim era solita ascoltare la radio mentre faceva il bagno, amava la musica, disse, e metteva la radiolina grigia sopra la mensola del mobile del bagno. Tuttavia, come risultava dal verbale del sopralluogo della polizia, sulla scena del crimine la piccola radio era stata ritrovata nella vasca da bagno, troppo lontana dalla mensola per fare pensare ad una caduta accidentale.

Questo avrebbe fatto supporre un suicidio, ma Kim, come aveva affermato il padre trattenendo a stento le lacrime, amava la vita più di ogni altra cosa. Inoltre, quando la polizia era arrivata gli agenti avevano trovato la finestra del bagno aperta, il che aveva fatto pensare ad un omicidio.

«Liam, credi che qualcuno potrebbe voler uccidere anche qualcun altro? Non credi che cercando di smascherare il colpevole, l'assassino potrebbe farci del male?» Helen era terrorizzata.

«Tranquilla, basta non farsi scoprire.» Rispose Liam sfoderando una sicurezza che, dentro di sé, non aveva.

Sembrava facile detto così, ma due ragazzi che si aggirano nel cuore della notte con fare furtivo davano abbastanza nell'occhio, nonostante cercassero di non attirare l'attenzione.

«Le due vittime erano parenti, o i genitori sono amici? Magari qualcuno potrebbe avercela con i genitori e per farli soffrire ha ucciso i figli, per vendetta.» Si interrogò Helen.

«Non credo proprio, quelle famiglie sono amate da tutti. Però, proprio per questo qualcuno potrebbe essere invidioso... dovremmo fare delle domande agli amici o ai genitori delle vittime, che ne dici?»

«Sì, credo tu abbia ragione, ma non possiamo andare di casa in casa a fare domande alla gente, sembrerebbe troppo sospetto, ed è una delle cose che stiamo evitando in questo momento.»

Un forte fruscio improvviso proveniente dagli scatoloni alle loro spalle fece voltare Liam, che tuttavia riuscì a cogliere solo un'ombra con la coda dell'occhio, poi la porta del rifugio anti-tempesta, che era rimasta aperta, si chiuse rumorosamente. Sentirono scattare la serratura e si precipitarono all'uscita. Quando a spingere la porta scoprirono con sgomento di essere bloccati dentro. L'unica via d'uscita dal rifugio era bloccata.

«E ora che facciamo?» Chiese Helen sedendosi sconsolata sulle scale e appoggiando i gomiti alle ginocchia per sorreggersi la testa. «Non possiamo nemmeno chiamare aiuto, altrimenti poi dovremmo dare delle spiegazioni convincenti, che non abbiamo...Ci sarà pure un altro modo per uscire, non possiamo restare bloccati qui per sempre!» Si alzò andando verso la porta e cominciò a colpirla con la spalla mettendoci tutta la forza che aveva. Sperava di riuscire a smuoverla quel tanto che sarebbe bastato per far passare almeno uno dei due, ma la porta sembrava irremovibile.

Liam intanto si era dato da fare: «Helen, dai un'occhiata qui, ho trovato un piccolo martello dentro all'armadio, credo che potremmo rompere la porta e poi aprirla dall'esterno. Possiamo provare, se non funziona ci inventeremo qualcos'altro.» Liam cercava di convincere anche se stesso di quella che sembrava una follia, ma che al momento sembrava l'unico modo per poter uscire da quella trappola dove regnavano l'umidità e la polvere. Cominciò quindi a battere con forza il martello sul legno spesso e umido dell'uscio, facendo risuonare i colpi pesanti in tutta la stanza.

Entrambi i ragazzi speravano con tutto il loro cuore che nessuno si accorgesse di qualcosa, o sarebbero finiti in grossi guai.

Dopo lungo e faticoso lavoro, finalmente Liam riuscì a creare una fessura nella porta grande abbastanza da far passare un braccio per togliere dalla serratura qualunque cosa la bloccasse. Helen si offrì di provare per prima, poiché, avendo il braccio più sottile, avrebbe avuto più possibilità di riuscire nell'impresa senza farsi male.

Tuttavia, dopo aver infilato il braccio nella fessura fino all'altezza del gomito, si rese conto che avrebbe dovuto piegarlo ripetutamente per riuscire a sfilare un paletto che, infilato di traverso nella maniglia esterna della porta, ne bloccava l'apertura. Stringendo i denti nonostante il dolore e le schegge che le si infilavano nel braccio, ebbe successo rimediando un taglio non troppo profondo vicino alla spalla.

Ai suoi genitori avrebbe potuto raccontare di essere semplicemente caduta dalla bici, nonostante non fosse molto brava a mentire, ma era l'unico modo per evitare di dire la verità.

I due giovani avevano riguadagnato la libertà, ma non la loro serenità.


Secondo voi chi o cosa c'era sotto agli scatoloni? Ci sarà qualcun'altro? Cosa ne pensate della storia? I genitori di Helen scopriranno che la figlia se ne va in giro a svelare misteri?

Spero vi piaccia. In ogni caso, buona lettura!

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Where stories live. Discover now