CAPITOLO QUATTRO

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Nei giorni successivi al rogo, gli agenti di polizia avevano suonato alla porta di tutti i presenti alla festa.

A casa di Helen, avevano fatto domande a tutti i componenti della famiglia, compreso il piccolo Michael, il quale, mentre rispondeva con voce tremante, si fissava i piedi e avvolgeva l'orlo della maglietta attorno alle dita, cercando di attenuare l'agitazione che inevitabilmente provava anche solo al ricordo dei fatti.

Helen invece teneva tra le dita il ciondolo a forma di sole, cercando di stare calma.

Gli agenti avevano dichiarato che una prima ricostruzione portava a ritenere che il signor Hansen avesse usato in modo improprio il liquido accelerante per il fuoco, il cui flacone gli era esploso nelle mani inondandogli la faccia ed i vestiti che si erano subito incendiati.

Il barbecue era caduto a terra e le fiamme, prodotte anche dal corpo di Hansen, avevano incendiato il prato e la parete della casa di legno che si era accesa come un fiammifero, il tutto agevolato anche dalla presenza dell'erba secca.

Tuttavia, poco distante dal barbecue la polizia aveva trovato anche un secondo flacone di liquido infiammabile vuoto, di cui però non riuscivano a spiegare l'insolita posizione. Questa circostanza introduceva una seconda e più drammatica ipotesi: un omicidio, i cui effetti erano andati oltre lo scopo che l'ipotetico assassino si era prefisso

 Per questi motivi, la polizia sperava che qualcuno avesse notato qualcosa di insolito, ma nessuno aveva visto niente e le persone più vicine al barbecue non erano ancora in una bara solo perché erano ancora all'obitorio, sopra ad un freddo tavolo di acciaio.

L'incidente aveva scosso tutti. Il padre di Helen, ad esempio, aveva iniziato a comportarsi in modo strano. Non sopportava che la moglie accendesse le candele per profumare l'ambiente e quando qualcuno cucinava restava nei dintorni per assicurarsi che tutto andasse bene.

Helen, invece, continuava a domandarsi cosa passasse per la testa dell'assassino mentre uccideva quelle persone. Che si trattasse di un solo uomo o donna, non aveva importanza, restava comunque una persona crudele e spietata, che si aggirava per il paese tranquillamente, pensando a chi mettere in pericolo la volta successiva.

Non riteneva giusto che la vita di ogni abitante del paese potesse essere a rischio a causa di una persona che forse provava un immenso piacere mentre vedeva gli altri morire. In realtà non riteneva giusto nulla di tutto questo. Almeno gli affari del padre andavano bene e nessuno dei suoi cari rischiava di morire, suo fratello e sua madre avevano riportato ustioni molto lievi che stavano guarendo in fretta.

Si sentì egoista mentre pensava solo alla salute delle persone a cui voleva bene, ma era inevitabile essere egoisti in questi casi. Era dispiaciuta per due dei figli dei signori Hansen: il padre e il figlio maggiore erano morti durante l'incendio insieme alla zia, e la madre era in ospedale in condizioni abbastanza gravi. In totale c'erano stati sei morti, tre durante l'incendio e altri tre in ospedale.

Helen aveva immaginato più di una volta i volti concentrati dei medici mentre cercavano di salvare le loro vite, così pericolosamente a rischio, mentre stavano davanti a quei corpi pieni di ustioni e difficoltà respiratorie. Anzi, non erano corpi, erano esseri umani, proprio come lei e tutte le persone che la circondavano.

Aveva pensato anche alle reazioni dei parenti e degli amici quando veniva loro annunciato che i pazienti non c'erano più, che anche la loro vita si era spenta silenziosamente, non accompagnata da un pianto come quando erano nati, ma solamente dal suono di un respiratore e del loro battito cardiaco che si arrestava diventando una linea continua sul monitor.

Il giorno seguente sarebbe andata a pranzare dagli Harristone insieme alla sua famiglia, il fratello e la madre non erano ancora guariti del tutto, ma dovevano portare un po' di allegria nella loro vita, spazzando via l'angoscia e il terrore di finire sul tavolo dell'obitorio, come le persone morte prima di loro, e poi sottoterra, circondati da tristezza e lacrime sui volti delle persone che avrebbero pianto la loro morte.

In quei pochi giorni, Helen aveva pensato anche a quello, al freddo del metallo sulla pelle, il corpo coperto da un leggero lenzuolo bianco. Spesso si era svegliata di soprassalto, finché -dopo un incubo in cui sognava di essere sepolta viva, disperatamente bisognosa d'aria che le veniva sottratta ogni volta che una manciata di terra le finiva addosso, dentro ad una fossa in cui non poteva né urlare né muoversi- iniziò a dormire meno per paura di ciò che avrebbe visto dopo essersi addormentata.

Passava il tempo a leggere fino a notte fonda, pur di non addormentarsi, ma la notte era solo uno dei problemi. Anche di giorno si ritrovava a pensare le stesse identiche cose, aveva cercato un passatempo distrarsi, ma nulla aveva attirato la sua attenzione.

Le sarebbe piaciuto tornare al laghetto, lì le sue preoccupazioni sarebbero svanite nel nulla, ma erano proprio i suoi timori che le impedivano di tornare in quel posto magnifico. Se qualcuno l'avesse aggredita mentre camminava per il sentiero nel bosco? Se l'avessero rapita per poi ricattare i suoi genitori? O per ucciderla?

Per non correre rischi, secondo la ragazza, c'era solamente una soluzione: restare in casa.

I suoi genitori avevano cercato di convincerla ad uscire almeno con Liam, cercando -inutilmente- di dirle che se anche poteva correre dei rischi uscendo, tuttavia due delle vittime erano morte in casa, mentre facevano cose di tutti i giorni, e quindi non sarebbe stata al sicuro in nessun posto. Tanto valeva uscire.

Era soprattutto suo padre ad incoraggiarla, poiché era sicuro, le diceva, che non le sarebbe accaduto nulla, come se avesse potuto sapere dove sarebbe accaduto l'omicidio seguente. Ma questa teorie non aveva basi, se lo avesse saputo, non sarebbero di certo andati alla festa degli Hansen rischiando la vita di tutta la famiglia.

Lei e Liam non avevano ancora ritrovato i documenti trafugati e non avevano la più pallida idea di dove cercare. C'era solo una persona, anche se non erano sicuri che lo fosse realmente, che poteva aver saputo dove i due ragazzi avevano nascosto la refurtiva: chiunque li avesse chiusi dentro al rifugio anti-tempesta aveva sentito tutta la loro conversazione e sapeva che i due fascicoli si trovavano in quella stanza, quindi gli era bastato cercare.

Ma nemmeno quella teoria era certa, magari l'uomo o la donna che li aveva bloccati in quella piccola e umida stanza lo aveva fatto solamente per paura, ma c'era una cosa a cui i due non erano ancora riusciti a rispondere: perché quell'essere, qualunque cosa fosse, si trovava sotto a degli scatoloni umidi, nel rifugio anti-tempesta della Kindleck High School?

L'idea di essere stata così vicino all'assassino le metteva i brividi, ma c'era un piccolo dettaglio che la rassicurava: se avesse voluto uccidere lei o Liam, lo avrebbe sicuramente fatto quella volta.


Secondo voi che cosa sta succedendo al padre di Helen? E' semplicemente preoccupato, o nasconde qualcosa?

Spero che la storia vi piaccia, se è così lasciate una stellina e fatemi sapere il vostro parere!

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora