CAPITOLO DIECI (revisionato)

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Helen se ne stava seduta sul letto con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al muro.

Continuava a controllare il cellulare da quando aveva lasciato il messaggio sulla segreteria di Liam e non aveva fatto altro che restare ad aspettare, mentre i pensieri più brutti e preoccupanti prendevano forma nella sua mente e si facevano spazio fino a riuscire a mandarla in paranoia, lasciandola con lo sguardo perso nel vuoto.

Erano le tre del pomeriggio e il caldo era insopportabile anche all'ombra. Era riuscita a convincere i suoi genitori a farle mettere in camera un piccolo ventilatore, che ora se ne stava appoggiato sopra al suo comodino emettendo un ronzio continuo.

La ragazza controllò il telefono ancora una volta e, non vedendo alcuna notifica, lo riappoggiò senza troppa delicatezza sopra il letto. Avrebbe fatto di tutto pur di ricevere una risposta.

In quei giorni non era morto nessuno fortunatamente, ma questo, invece di tranquillizzare, faceva preoccupare ancor più le persone. Tutti si erano persuasi che questa assenza di uccisioni fosse dovuta a qualcosa di più grande e pericoloso; le idee più strane si diffondevano e tutti erano pronti a chiudersi in casa e controllare che nessuno usasse oggetti pericolosi.

C'era un continuo viavai nel negozio di serrature e allarmi e di tanto in tanto, si sentiva qualche sirena rompere il silenzio del primo pomeriggio o della notte. Se si osservavano le case di notte, si potevano notare le luci accese nelle camere da letto, per controllare che nessuno entrasse, come se la luce potesse difendere da un assassino che non si fermava davanti a nessun ostacolo.

La ragazza tracciò con le dita i contorni delle figure ricamate a mano dalla nonna sulle lenzuola bianche, che raffiguravano sempre cose diverse, ma seguendo un filo logico. Quelle su cui sedeva ora erano ricamate con un motivo a fiori e piccoli insetti come coccinelle e farfalle.

Aveva anche delle lenzuola azzurre ricamate con ogni tipo di pesce e corallo; suo fratello le aveva con le macchinine e con stelle e pianeti. La sua nonna amava ricamare e, spesso, qualcuno le chiedeva se poteva realizzare qualcosa per i loro figli, riempiendole il cuore di gioia per poter rendere felici le persone. Era una persona gentile e paziente, soprattutto con i bambini.

Sua nonna era una vecchina bassa e con una corporatura abbastanza robusta. Indossava sempre un grembiule sopra ai vestiti normali e aveva dei capelli corti e bianchi, con qualche ciocca grigia. Portava sulla punta del naso un paio di occhiali a mezzaluna con una montatura sottile e dai toni scuri che dava importanza ai suoi occhi azzurri.

Rimasta vedova qualche anno prima, teneva sopra al comodino una foto del marito a cui rivolgeva sempre un saluto prima di dormire. Era bello vedere come le luccicavano gli occhi quando parlava di lui.

Nei primi tempi, si metteva a piangere quando le si chiedeva di parlare del marito, ma ultimamente lo faceva volentieri e le piaceva raccontare di come si erano conosciuti. Era bellissimo ascoltare le sue storie, narrate con una voce calda e dolce con l'intonazione giusta per ogni parte del racconto.

La nonna, inoltre, arricchiva il tutto con particolari che, seppur minuscoli, facevano immaginare la scena come se fosse realtà. Helen la trovava fantastica e le voleva molto bene.

Il telefono squillò una volta e Helen lo prese subito in mano sperando che fosse Liam. Non guardò nemmeno il nome del contatto comparso sullo schermo del telefono e rispose.

«Pronto? Chi parla?»

«Helen, sono Liam, mi dispiace non aver risposto,- disse mentre la ragazza tirava un sospiro di sollievo. -ma non trovavo il telefono e alla fine sono tornato al lago e l'avevo lasciato lì e l'ultima cosa che avevo in mente erano i messaggi sulla segreteria.»

«E tu mi hai fatto rimanere in pensiero solamente perché non volevi ascoltare i messaggi in segreteria?» Lui rise, nonostante si sentisse un po' colpevole, ma era bello sentire che lei non era così arrabbiata. Se solo gli avesse fatto finire il discorso il giorno prima, nulla di tutto ciò sarebbe successo.

«Cosa volevi dirmi di così importante? Stai bene? È successo qualcosa?» Il suo tono iniziò ad assumere alcune sfumature di preoccupazione.

«No, io sto bene, ma quando sono corsa via mi sono ritrovata vicino ad una casetta di legno semidistrutta, mi sembrava di essere osservata, ma non ne sono sicura, forse era solamente una sensazione...»

«Dici che potrebbe dormirci l'assassino? Secondo me potresti avere ragione» Disse il ragazzo pensieroso, saltando subito ad una conclusione forse affrettata. Ma sapevano che erano sempre più vicini a svelare il mistero.

«Io, invece, l'altra notte ho visto un bambino con un palloncino giallo ed una maglietta rossa, aveva la carnagione molto pallida. Non sembrava... come dire... umano. Non so spiegarlo bene... Che ne dici se ci troviamo davanti a casa tua?»

«Ehm, certo, non dovrebbero esserci problemi.»

Helen chiuse la chiamata e fece nuovamente un sospiro di sollievo. Avevano un nuovo mistero da svelare, certo, ma almeno potevano contare uno sull'aiuto dell'altra.


Eccomi qui con un nuovo capitolo, spero che vi sia piaciuto!

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora