CAPITOLO SEI-SECONDA PARTE (revisionato)

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La ragazza spinse verso il basso la maniglia della porta del bagno, era la terza volta che provava ad aprirla, ma la serratura sembrava rotta.

Al quarto tentativo riuscì finalmente a far scattare il meccanismo. Spinse lentamente la porta cigolante e quello che vide le fece chiudere gli occhi di colpo, sperando che fosse un'allucinazione.

Li riaprì lentamente, ma lo spettacolo raccapricciante che aveva visto pochi secondi prima era ancora lì ad attenderla.


La donna che si trovava davanti a lei aveva il viso tramutato in una maschera di terrore mentre si teneva il fianco sinistro con entrambe le mani.

Un rumore proveniente dal fondo della stanza attirò l'attenzione della ragazza: c'era qualcuno che cercava di uscire dalla finestra, e sporgendosi appena riuscì a vederne solo la parte finale della gamba nuda, o almeno era quello che le sembrava. La pelle era pallidissima e quando -qualunque cosa fosse- atterrò dall'altra parte della finestra, fuori dall'edificio, si sentì uno schiocco sonoro, come se qualcosa fosse andato in frantumi.

Cercò di capire cosa fosse, ma la piccola finestra era troppo in alto perché lei riuscisse a vedere qualcosa.

Si concentrò sulla donna che si sorreggeva a fatica appoggiando tutto il suo peso sul lavandino bianco.

La ragazza si avvicinò velocemente cercando di aiutarla, ma quando la fece sedere sul pavimento con le spalle appoggiate al muro, vide che una macchia scura continuava ad espandersi sulla maglia azzurra della donna.

I ricci capelli marroni erano raccolti in una coda di cavallo e gli occhi scuri mettevamo Helen a disagio, non meno delle mani intrise del sangue che usciva copioso dalla ferita.

Gridò per lo spavento e per la paura, ma il grido le morì in gola lasciando uscire solo un suono strozzato.

Vide che la donna cominciava a perdere conoscenza e iniziò a farle delle domande per tenerla sveglia.

«Come ti chiami?»

«Amanda...»

«Va bene Amanda, mantieni la calma. Cos'è successo?»

Il respiro di Amanda si fece più veloce e successivamente più lento, il corpo scivolò lentamente sul pavimento in posizione supina.

Helen si tolse velocemente la felpa grigia che aveva legato in vita e, dopo aver alzato la maglietta di Amanda, la premette sul fianco ferito, cercando di fermare l'emorragia.

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare con mani tremanti, e chiamò il 911, chiedendo aiuto e spiegando l'accaduto, dicendo poi l'indirizzo del Black White Horse.

Fortunatamente c'era campo anche se i locali della toilette erano sottoterra. Subito dopo chiamò anche Liam, dicendogli di raggiungerla subito.

Si guardò le mani, erano sporche di sangue fino ai polsi. Alcune lacrime avevano iniziato a rigarle il viso: sapeva che se Amanda fosse morta, avrebbe dato la colpa a se stessa per non essere riuscita a salvarla.

Cercò di ricordare quello che aveva imparato a scuola, i suoi genitori l'avevano obbligata a partecipare al corso facoltativo di primo soccorso, avevano fatto una lezione anche su come arrestare un'emorragia, ma lo aveva fatto due anni prima e non si ricordava molto.

Liam entrò nel bagno con il fiatone, che tuttavia gli si smorzò non appena vide la scena che gli si parava davanti. Senza dire nulla, si accucciò vicino ad Helen e le prese la mano.

Insieme attesero quindi i paramedici che arrivarono dopo pochi minuti, li invitarono ad uscire e poi cominciarono a lottare per tenere in vita Amanda, che ormai sembrava non essere più presente.

Il ragazzo l'aiutò ad alzarsi e la portò fuori da quel bagno, ormai troppo piccolo, mentre lei iniziava a tremare e a piangere incontrollabilmente. La fece sedere sull'erba, erano usciti dalla locanda senza che lei se ne rendesse conto.

«Helly...- disse il ragazzo dolcemente. -vedrai che andrà tutto bene.» Lo disse nonostante non ne fosse sicuro, magari non era la cosa giusta da fare, ma non poteva non dire nulla: «Non è stata colpa tua.» Aggiunse infine.

«Ti...ti prego, non dirlo... sembra come se fosse già morta!» Poi la ragazza si guardò le mani piene di sangue e cominciò a piangere più forte.

Liam la strinse forte a sé mormorandole parole di conforto.

Videro i paramedici trasportare Amanda su una barella fino all'ambulanza, e quando questa partì uno dei medici andò a parlare con i due ragazzi ancora seduti sull'erba.

Il cielo aveva iniziato a diventare nuvoloso ed un vento freddo trasportava verso di loro delle grosse nuvole nere da occidente: sarebbe presto scoppiato uno dei classici temporali estivi.

Il medico li raggiunse e rimase in piedi davanti a loro, ma dalla sua espressione non era possibile capire se stesse portando buone o cattive notizie.

Era un uomo abbastanza basso, di corporatura esile e proporzionata alla sua statura. Aveva dei biondi capelli ricci e corti.

Si tolse gli occhiali dalla montatura fine e massaggiandosi l'attaccatura del naso, si rivolse ad entrambi: «Non sappiamo se riuscirà a superare la notte, era un taglio abbastanza profondo e non possiamo ancora sapere quanto ha danneggiato degli organi interni.» Poi guardò Helen negli occhi: «Sarebbe meglio che tu andassi a parlare con la polizia il prima possibile, magari domani mattina. La situazione sta degenerando in fretta e non vorremmo assistere ad altri episodi come questo».

Dopo aver detto questo si girò e si incamminò per la strada sterrata fino a quando non scomparve dietro alla siepe, dove aveva lasciato l'auto medica di servizio.

I ragazzi rabbrividirono, senza sapere se per la paura o a causa del vento freddo.


Secondo voi Amanda sopravviverà? Chi era l'individuo che è scappato dalla finestra? E soprattutto, il medico che ha parlato con i ragazzi, sa qualcosa di ciò che nascondono?

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The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora