Sei

1.1K 109 1
                                    

"Non dovreste essere nei vostri alloggi per prepararvi al peggio?" domandò Daniel, posando una mano sulla cintura

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

"Non dovreste essere nei vostri alloggi per prepararvi al peggio?" domandò Daniel, posando una mano sulla cintura.

"È solo una piccola tempesta, il peggio che potrebbe succedere è che qualcuno si prenda la febbre," disse Andrew mentre ritornava a sedersi. Posò i piedi sul tavolo davanti a lui e incrociò le caviglie, portandosi le braccia al petto in una posizione reclinata. I suoi occhi passavano di continuo tra Daniel e Celia, soffermandosi un po' di più su di lei, più di quanto lei volesse.

"Sì, non perdeteci il sonno se qualcuno muore," disse Daniel. Alzò gli occhi al cielo e camminò verso il cuoco, che era accanto al camino. "Lady Styles richiede delle provviste da avere con se durante la tempesta."

Il cuoco annuì e perlustrò la cucina, posando tozzi di pane e frutta in un cestino, insieme a del vino e dell'acqua fresca, mentre Celia rimaneva in piedi all'entrata della stanza con la mandibola stretta e gli occhi che evitavano Andrew.

Lui trovò la sua rigidità divertente, cercando di trattenere il sorriso che spuntava sulle sue labbra nauseabonde. "Perchè mi evitate, Lady Styles?" chiese Andrew.

Daniel voltò la testa in direzione di Andrew e gli lanciò un'occhiataccia. Studiò Andrew, aspettando di vedere la sua prossima mossa. Celia rimase immobile sulla soglia.

"Agite come se fossi la peste," continuò lui.

"Magari lo siete, Dottor Tallis," rispose categoricamente Celia, senza spostare lo sguardo su di lui.

"Oh, al contrario," disse, sedendosi dritto e posando i piedi con fermezza per terra. Contorse il corpo e si chinò in avanti così da poter fronteggiare Celia. "Io sono il rimedio alla peste, che è la morte. Ricordatevi, m'lady, il potere che io ho."

La rabbia che Celia aveva trattenuto dentro di sè durante il mese passato, dopo che Andrew le aveva fatto le avance, stava sobbollendo, ma dopo le parole che avevano lasciato la sua bocca, stava per scoppiare. Voltò la testa nella sua direzione e restrinse gli occhi. "Il potere che voi avete non è nient'altro che una gran quantità di polveri e miscele, qualcosa che una semplice cameriera del retrocucina potrebbe creare e curare tutte le malattie. Voi non siete un medico qualificato e non avete il potere di vita e di morte nei vosti palmi...voi non siete Dio."

Le parole uscirono fuori come un fiume, lasciando la stanza in silenzio mentre l'ultima parola affondava nella mente di chiunque. Sollevò il mento e prese un profondo respiro mentre l'accumulo di rabbia si placava, ritornando dentro di sè in un angolo nascosto, e permettendo alla sensazione di calma di travolgere i suoi sensi. Inspirò lentamente e riportò la mandibola alla sua posizione rilassata di sempre, prima di spostare lo sguardo da Andrew e guardare in modo più dolce Daniel, il quale se ne stava in piedi senza parole accanto al cuoco ugualmente scioccato.

Daniel si allungò velocemente verso il cesto e fece un cenno al cuoco come un silenzioso ringraziamento, prima di attraversare la stanza ed avvicinarsi a Celia. Posandole una mano sulla schiena, la fece voltare e la guidò fuori dalla cucina, chiudendosi la porta alle spalle.

Stavano a metà corridoio quando una risata smorzata scappò dalle labbra di Daniel. Celia sollevò gli occhi su di lui. "Ben fatto, Firecracker," disse con un ghigno orgoglioso. "Ben fatto."

🌸

La nave dondolò durante la notte, tenendo Celia sveglia. Normalmente, il movimento non l'avrebbe infastidita, ma con l'ansia che la tempesta le provocava, trovava impossibile dormire.

Era stesa nel letto che Daniel le aveva gentilmente dato e fissava il soffitto, le travi di legno che cigolavano di tanto in tanto sotto i passi della crew, impegnata a tenere la nave stabile sotto le colossali onde. La pioggia cadeva attraverso le travi di legno, spiaccicandosi sulla sua fronte. Le palpebre le si facevano sempre più pesanti e, per un momento, pensò finalmente di riuscire a dormire, ma, quando rimbombò un tuono e la nave si inclinò, spalancò gli occhi.

Daniel rotolò per terra mentre Ana dormiva con la schiena contro il muro accanto alla culla dove Nerissa riposava. Celia si domandò come facessero a stare rilassati mentre il mare si accaniva contro la nave, sballottandola come un piccolo giocattolo, e la pioggia cadeva dal cielo come colpi di pistola.

Un improvviso pianto acuto provenne da Nerissa. Ana si svegliò e si pulì la bava all'angolo della bocca, e Celia si sedette immediatamente. Il pianto si trasformò in un urlo, perforando la notte silenziosa come un coltello nella carne. Si svegliò anche Daniel, il quale si strofinò gli occhi intontito mentre esaminava la stanza in cerca della fonte dell'improvviso urlo.

Ana prese Nerissa e si avvicinò a Celia, sapendo che avrebbe voluto tenere la sua bambina. "È fradicia di sudore, signora." disse Ana, la voce rauca per il sonno, mentre la porgeva a Celia.

Lei prese sua figlia e tenne il suo corpo umido vicino al suo. Il volto di Nerissa era rosso e le piccole labbra tremavano mentre piangeva. Celia la cullò, zittendola piano. "È calda come un fuoco."

"Vado a chiamare il dottore," disse Ana. Si alzò e si diresse alla porta, posando una mano sulla maniglia, quando a voce di Daniel la fermò.

"No," disse duramente.

Celia, che stava cullando Nerissa nel tentativo di calmarla, lo guardò. Aggrottò la fronte, lacerata sul cosa fare. "Ma, Daniel..."

"L'avete detto voi stessa, lui non è un medico qualificato. Ho visto come lavora di prima persona, tutto quello che fa è prescrivere delle erbe o polveri e sperare per il meglio. Posso garantirvi che non gli importerebbe nulla, tutto quello che vi dirà di fare è di farla sanguinare, e se non è ciò di cui lei ha bisogno?"

Celia deglutì e ritornò a guardare la sua bambina. La pelle di Nerissa era bollente al tocco e il sudore alle tempie e al collo aumentò soltanto. "Aspetteremo, Ana." disse lei.

"Signora..."

"Aspetteremo," ripetè, gli occhi spalancati e frenetici mentre li spsotava da Ana alla sua bambina.

"Probabilemente ha preso la febbre per la pioggia," disse Daniel. Camminò al fianco di Nerissa e si offrì di prendere Nerissa. Lei accettò in modo esitante e gli passò la bambina. Lui la posò di nuovo nella culla e tolse le lenzuola che erano bagnate quanto i suoi vestiti. "Ana, prendi un vestito o un lenzuolo bagnato...qualcosa per farle scendere la temperatura."

Ana annuì, sebbene ogni fibra dentro di sè stesse per urlare di andare a chiamare il dottore. Ritornò accanto alla culla e posò un panno umido sulla pelle rossa di Nerissa.

"Daniel," disse Celia, la voce debole. Lui la guardò, trovando le lacrime incastrate nei suoi occhi cristallini. "Cercate Harry."

Embark [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now