Ventitré

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Pensare che sarebbe stata accolta a corte con applausi e gioia sarebbe stato da stupidi, ma Celia sperava almeno in qualche sorriso accogliente- qualsiasi altra cosa ai freddi sguardi che ricevette invece

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Pensare che sarebbe stata accolta a corte con applausi e gioia sarebbe stato da stupidi, ma Celia sperava almeno in qualche sorriso accogliente- qualsiasi altra cosa ai freddi sguardi che ricevette invece. Era come se le persone avessero visto un fantasma. Sorrisero amichevolmente a Beatrice mentre guidava la famiglia lungo i corridoi, ma, appena i loro occhi si posarono su Celia, i loro lineamenti si indurirono, socchiusero gli occhi e le voltarono le spalle. Sperare che sarebbe andata in un altro modo era stato ridicolo.

Celia si ritrasse in se stessa, volendo scappare via e non rivedere mai più Greenwich Palace o i cortiggiani. Era un effetto domino; uno per volta, appena vedevano il volto di Celia, si voltavano e iniziavano a sussurrare. Lei pensò, in quel momento, che avrebbe preferito stare a Roanoke che nel palazzo. Affrontare i nativi e le avversità della colonia sarebbero stati una sfida più semplice del mostrare la sua faccia a corte di nuovo. Invece, lei era lì, non soltanto tormentata dai pensieri nella sua testa, ma i sussurri echeggiavano nel nobile corridoio e le giravano intorno la testa come un tornado, così potente che pensò l'avrebbero consumata.

La grande mano di Harry serpeggiò intorno alla sua vita, tirandosela al suo fianco. Lei alzò lo sguardo verso i suoi occhi, e lui lefece un sorriso rassicurante mentre affondava i polpastrelli nel suo fianco per lasciarle sapere che lui era lì. La sua presenza era confortante.

Poteva farcela, pensò. Con lui al suo fianco, poteva fare qualsiasi cosa.

La confidenza trasudò dal suo essere mentre si raddrizzava e camminava con orgoglio lungo il lucido corridoio con Harry accanto a lei, i loro due bambini erano dietro di loro con Ana. I suoi passi divennero energetici mentre superava il gruppo di pallidi cortiggiani vestiti in modo esibizionistico.

"Nerissa!" disse Ana duramente.

Celia si fermò improvvisamente, strappata duramente dai suoi pensieri, e si voltò, trovando Ana, con Walter tra le mani, inseguire Nerissa lungo il corridoio. Lei guardò una donna, le sue piccole mani accarezzarono le perline della sua gonna. Il respiro di Celia le si bloccò in gola appena riconobbe i lineamenti della donna; gli occhi scintillanti, viscidi e il sorriso sprezzante.

"Perchè, Miss Celia, siete tornata a corte alla fine," disse Cassandra, volutamente ignorando il nuovo titolo di Celia. I suoi occhi si abbassarono per guardare la bambina ai suoi piedi. Si chinò e sollevò Nerissa, portandola in braccio. "E questa deve essere la vostra cara bambina."

Celia voleva alzare gli occhi al ciele, esplodere con furia e rabbia, ma trattenne la voglia e sorrise semplicemente. "È bello rivedervi, Lady Cassandra." Si incamminò verso Cassandra e si allungò verso sua figlia, ma Cassandra si voltò.

"Oh, che sciocco da parte vostra. Sicuramente avete sentito che ora sono la Duchessa di Suffolk. Dovreste rifervi a me come vostra grazia." Cassandra guardò Nerissa, che era occupata con i gioielli di perle al collo di Cassandra. "E qual è il tuo nome?" chiese con voce stridula.

"Il suo nome è Nerissa," disse Harry, facendosi avanti e strappando Nerissa dalla sua presa come un fiore da un cespuglio. Lui la tenne in modo protettivo tra le sue forti braccia.

Il volto di Cassandra si contorse. "Ah, Sir Harry," disse in modo monotono.

"Lady Cassandra," chinò la testa.

La rabbia serpeggiò sui suoi lineamenti. Strinse le mascelle e unì le mani. "E cosa ci fate voi due di nuovo a corte? L'ultima volta ho sentito che eravate stata bannata."

"La Regina ha convocato me e la mai famiglia. E dov'è la vostra famiglia? Amerei incontrarla."

L'ondata di male che era solitamente evidente sui suoi lineamenti fu cancellata e rimpiazzata da una tristezza che fece quasi provare pietà a Celia. Cassandra deglutì e si voltò. "Devo andare. Se sua Maestà vi ha convocato, dovrei andare a prepararla per la vostra visita. Buona giornata." Cassandra si incamminò velocemente nella direzione opposta, scomparando dietro un angolo.

Celia si voltò verso Harry con la fronte aggrottata, confusa circa quanto era appena successo, e poi ritornò accanto a Beatrice. "Ho detto qualcosa di sbagliato?" chiese Celia a Beatrice. "Sono venuta qui senza provare cattività nei confronti delle persone del mio passato, tuttavia le mie parole hanno fatto del male."

Beatrice ricominciòa cammianre, guidando la famiglia Styles ai loro alloggi. "Cassandra ha sposato il Duca di Suffolk soltanto un mese dopo che hai lasciato Greenwich. Lui è una bestia, non un uomo gentile. A rendere le cose peggiori, lei è stata incapace di partorire un bambino sano. Il primo è nato morto e ha abortito il secondo. Non ho mai visto il Duca posare una mano su di lei, ma appaiono delle contusioni dal nulla e la maggior parte in posti che possano sembrare incidenti."

Celia fu lasciata intontita. "Mio Dio."

"Vedere voi, felice e con due bambini in salute, non è stata probabilmente la cosa più semplice da sopportare. In realtà, sono preoccupata per lei. Lei dichiara che è felice del suo matrimonio. Celia, so che non è stata altro che malvagia con voi-"

"Mettendo da parte le sue azioni, non avrei mai desiderato quella tortura per lei," Celia interruppe la sua amica. "Qualcuno ha detto nulla alla Regina?"

"Tu ed io sappiamo che, per quanto lo volesse, sua Maestà non può fare nulla. Il lavoro di una moglie è di rispettare e obbedire, e a lui è permesso rimproverarla per quello."

Arrivarono a una porta e Beatrice la aprì, rivelando gli interni abbelliti della stanza. Un letto lussuoso, ancora più bello di quello alla tenuta Berkeley, era stato messo in ordine per loro. Le tende di velluto erano alzate, permettendo ai raggi di riscaldare la stanza e di illuminare i ninnoli luccicanti posati nella stanz acome decorazione.

"Questa è la vostra camera. Sua Maestà ha fatto prepare una camera lungo il corridoio per la vostra allevatrice e i bambini. Vi va bene?" chiese Beatrice.

"Sì, grazie, Bea," disse Celia.

"Vi unite a me e Luke per cena? So che sta morendo di voglia di vedervi di nuovo."

Celia guardò Harry, che annuì gioiosamente. "Ci piacerebbe," disse lui.

"Splendido. Riguardo la vostra udienza con la Regina, la informerò del vostro arrivo e le chiederò quando sarebbe meglio." i nervi di Celia scattarono alla menzione di vedere Elizabeth. "Nel frattempo, ambientatevi e rilassatevi, e sentitevi di vagare."

Beatrice lasciò la camera, chiudendo la porta, per mostrare ad Ana e ai bambini la loro camera. Celia si sedette ai piedi del letto e posò lo sguardo sulla fiamma della candela che era stata posata sulla toletta da notte nel tentativo di riordinare i suoi pensieri. Tuttavia, rimase ipnotizzata dalla fiamma, i suoi occhi seguirono la fiamma gialla nella sua danza. La cera fusa coalva lungo il bastoncino mezzo bruciato, indurendosi appena la sua discesa arrivava alla sua fermata.

"Una candela accesa di giorno?" la voce di Harry echeggiò nella stanza. "Deve essere stata accessa da una delle serve stamattina."

Celia non aveva realizzato che Harry le si era avvicinato, finchè non intravide il suo corpo. Lui lo guardò mentre si chinava, il suo volto illuminato dalla piccola fiamma, e lasciò uscire uno sbuffo d'aria dalle sue labbra arricciate, spegnendo la fiamma in un istante.

Lui aveva scelto di uccidere la fiamma con una semplice soffiata.

Celia socchiuse le labbra appena la sua mente ritornò a funzionare. "Lei ha tenuto le nostre vita tra le sue mani," sussurrò lei. Harry aggrottò la fronte confuso, ma rimase in silenzio. "Ovvio."

Lei si alzò in piedi e si diresse alla porta, venendo fermata per il gomito da Harry. "Di cosa stai parlando, cara?"

Celia si voltò per guardarlo, posando i palmi delle sue mani sul suo petto. "Devo perdonarla, Harry."

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