Venti

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Il tragitto in carrozza dal porto alla tenuta dei Berkeley sembrò durare all'infinito

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Il tragitto in carrozza dal porto alla tenuta dei Berkeley sembrò durare all'infinito. Nerissa dormiva tranquilla in grembo ad Ana, lei era sempre stata una brava dormigliona, ed Harry entrava e usciva dal dormiveglia. Celia, tuttavia, era troppo nervosa per riposare.

Protuberanze e buche sulla strada sotto le ruote della carrozza li spintonava sul posto, tuttavia tutti, eccetto Celia, sembravano essere rilassati. Tamburellò le dita accanitamente sulla coscia, gli occhi fissi sul finestrino e che vagavano mentre guardava il mondo all'esterno. Ritornare in Inghilterra aveva riportato a galla i ricordi; la sua amicizia con la Regina, l'esperienza di vedere la morte in faccia di Isabel, la sua prigionia. Guardava la natura circostante, trasfromata in una massa informe di verde con macchie di colore. Le riportò a galla dei ricordi, tranne per il fatto che erano meno colorati- una tonalità densa di grigio con occasionali colpi di colori più chiari, tipicamente associata ad Harry.

Spostò lo sguardo su di lui. I suoi occhi erano chiusi e le labbra socchiuse mentre dormiva silenziosamente. Le ritornò in mentre il giorno in cui si erano incontrati. Lui l'aveva salvata dalla morte. Ma, scavando più a fondo, l'aveva salvata da una vita infelice. Proprio come gli eventi di quel giorno, la sua vita era un oceano e stava per affondare, finchè lui non l'ha riportata a galla, mostrandole il sole per quella che sembrava essere la prima volta.

La carrozza rallentò il passo, riportando Celia alla realtà. Si affacciò oltre il finestrino e vide la familiare tenuta maestosa mentre ci si fermavano davanti. Celia diede un colpetto alla gamba di Harry per svegliarlo.

Lui si stiracchiò e aprì gli occhi, guardandosi intorno. "Cosa è successo? Perchè ci siamo fermati?"

"Siamo arrivati," rispose Celia.

Il cocchiere si avvicinò alla porta e la aprì, rivelando altro della bellissima casa. Celia fu la prima a uscire. Tolse le pieghe al vestito e si guardò intorno, osservando la mostruosità della casa. Non aveva mai realizzato quanto fosse grande, finchè non aveva vissuto in una piccola baracca a Roanoke.

Poi, vide la porta aprirsi. Celia strinse le mani, aspettando ansiosamente di vedere sua sorella o James. Quando la porta fu pienamente aperta, il corpo di un uomo vestito tutto in nero uscì allo scoperto: James. Celia si fece avanti, ma si fermò quando notò le borse sotto ai suoi occhi. Cerchi violacei circondavano gli occhi, che una volta erano luminosi, ora gonfi e rossi. Lui strinse la mandibola e i suoi lineamenti si indurirono, come se stesse provando a rendersi più forte.

Celia sentì la mano di Harry avvolgersi intorno alla sua vita, affiancandola. Lei mantenne lo sguardo su James. C'era qualcosa che non andava.

Lui iniziò ad avvicinarsi lentamente e si fermò davanti a loro. Non provò nemmeno a falsificare un sorriso. Invece, una singola lacrima traboccò e scivolò lungo la sua guancia.

"Non è così che avrei sperato di rivederti." disse piano, la voce rauca e bassa. Si asciugò la guancia con il retro della mano e si schiarì la gola per acquisire compostezza.

"James-" disse Celia. Il nodo che le si era formato in gola, le negò di concludere la frase. Deglutì e fece un passo avanti, allungandosi verso le sue mani.

Lui prese le sue piccole mani e le strinse leggermente. "Izzy," sospirò.

"No," mormorò lei. Le lacrime le salirono agli occhi. Scosse rapidamente la testa, come se questo avrebbe cambiato la verità. "No, non può essere."

"Febbre puerperale," disse James. "È successo poco dopo che te ne sei andata."

Le labbra di Celia iniziarono a tremare in modo incontrollato. Le morse con forza e allontanò le mani dalla sua presa, posandosele sullo stomaco mentre annaspava. Le lacrime traboccarono una ad una dagli occhi, scivolando lungo le sue guance e il collo. Sentì una grande mano posarsi sulla sua spalla, ma lei si allontanò dal tocco. Sollevando lo sguardo su Harry, la cui mano era rimasta ancora in aria, sospirò, prima di voltarsi e allontanarsi.

"Celia!" Harry la chiamò da lontano.

Lei lo sentì chiamarla, ma lo ignorò.

Circondando la casa e superando la stalla, Celia camminò senza meta finchè non raggiunse un ruscello. Il suo corpo tremava mentre si sedeva sulla panchina, fermandosi nella zona erbosa e guardando l'acqua cristallina attraverso la vista sfocata. Il leggero scroscio dell'acqua calmò i suoi sensi, lasciandola in uno stato sognatore.

Si passò la lingua sulle labbra, assaporando la salinità lasciata dalle sue lacrime, e tirò su col naso. Guardando la superficie dell'acqua, vide il suo riflesso; i suoi capelli erano acconciati per la prima volta da Roanoke, ma il resto della sua figura era sgradevole. Il suo viso era arrossato per il pianto. Si chinò in avanti e affondò le mani nel ruscello, prendendo l'acqua tra le mani e portandosi il liquido freddo al viso.

Rimase sola al ruscello per ore, ripercorrendo i ricordi con sua sorella. Era dura da credere che se ne era andata per sempre. Quando il sole tramontò all'orizzonte, rimpiazzato da una luna argentea, e il cielo grigio sfumò in un profondo indaco illuminato dalle stelle, Celia trovò il coraggio di ritornare alla tenuta ed affrontare la realtà.

Appena raggiunse la porta principale, essa fu aperta da una familiare giovane donna. Celia le fece un cenno per ringraziarla ed entrò in casa, seguendo gli echi delle risate. Svoltò l'angolo e sbucò nel salone, trovando tutti seduti intorno al fuoco. Nerissa sgambettava ovunque e provava a fare del suo meglio per insegnare a sua cugina a fare lo stesso. Nerissa manteneva la cugina per le mani, aiutandola a mettersi in piedi, ma entrambe caddero all'indietro sul sedere.

Celia ridacchiò piano, ma apparentemente fu abbastanza a voce alta da essere sentita da James ed Harry, così come per Nerissa.

"Mamma!" disse Nerissa eccitata e iniziò a camminare verso di lei.

"Oh, mia dolce perla," disse Celia, andando incontro a Nerissa e prendendola in braccio. La baciò sulla guancia e poi guardò James, che teneva sua figlia tra le braccia. "E chi è lei?"

"Lei è la piccola Isabel," disse James. "Izzy, lei è tua zia Celia."

Celia si avvicinò a James e si sedette accanto a lui. Guardò sua nipote con occhi carichi di lacrime. "È proprio come sua madre." scacciò le lacrime e poi guardò Harry, che aveva un piccolo sorriso sul volto. "Mi dispiace se ti ho fatto preoccupare, avevo soltanto bisogno di un momento per superare tutto."

"Capisco," disse Harry, "Mentre tu eri via, mia cara, James ci ha fatto una generosa offerta."

Celia aggrottò la fronte e guardò suo cognato.

"Mi piacerebbe che voi viveste qui," disse James.

"Cosa?" sussultò Celia. "James, non possiamo."

James fece cenno alla serva che stava sulla soglia della porta. Lei immediatamente entrò nella stanza e portò i bambini fuori, lasciando gli adulti da soli. Celia si spostò per sedersi accanto ad Harry e intrecciò le loro mani.

"È vuoto da quando Isabel è morta. Non riesco a uscire da questo stato cupo e la piccola Izzy mi ricorda costantemente cosa ho perso. Avere voi qui aiuterebbe me, e Izzy ha bisogno di una figura materna. Per favore, pensaci. Potreste stare per un anno tipo, finché le cose non ritornano alla normalità e non trovate un posto vostro."

"Le cose non torneranno mai alla normalità," disse gentilmente Celia. "Hai perso tua moglie. La tua vita è cambiata per sempre. Ma ne troverai una nuova normale, e voglio rimanere ad aiutarti a cercarla, se tu vuoi."

James annuì e gli angoli delle sue labbra svoltarono verso l'alto. "Mi siete mancati voi due."

Embark [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora