Ventuno

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Nove mesi dopo

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Nove mesi dopo...

Gocce di sudore si formarono sulla sua fronte, creando quasi una corona di cristallo sulla sua pelle arrossata. Celia si sospinse in avanti con un gemito, il suo corpo attaccato dal dolore. Appena le ondate di dolore iniziarono a diminuire, il suo corpo ricadde sul soffice, ora bagnato, cuscino dietro la sua schiena.

"Preparatevi a spingere, mia cara."

Celia premette i palmi sulle lenzuola del letto e scacciò via l'umidità. Poi afferrò il tessuto tra le mani, preparandosi all'immenso dolore che sapeva stava per arrivare. Sentendo una mano fredda sul suo braccio nudo, lei si voltò e guardò alla sua sinistra.

"Bea," sospirò sollevata. "Ce l'avete fatta."

"Non mi sarei mancata questo per nulla al mondo." rispose Beatrice con un sorriso tenero, i suoi familiari occhi blu brillavano alla luce della candela.

Celia prese la mano di Beatrice nella sua e la strinse con forza. I crampi all'addome erano indescrivibili. Il mondo intorno a lei si sfocò e non riuscì più a sentire le parole di incoraggiamento di Beatrice, nè le parole di saggezza dell'allevatrice. Tutto quello da cui era guidata erano i suoi istinti. Sentì una scarica di energia, lei fece l'unica cosa che sapeva fare. Con tutta la sua potenza, Celia spinse per quella che sembrava essere un'eternità. Alla fine, il dolore svanì per un momento. Lei collassò all'indietro di nuovo, i suoi dintorni ritornarono alla normalità e il suo udito iniziò a ritornare leggermente.

"Siete stata magnifica, Celia." cinguettò Beatrice.

Non ci fu il tempo per risponderla. Un'altra dolorosa ondata trapassò la sua figura. Ancora una volta, le voci scomparvero completamente. Poteva vedere soltanto il volto della sua allevatrice; le si formarono delle rughe sulla fronte e il suo sorriso, una volta incoraggiante, scomparve. Celia iniziò ad andare nel panico. Guardò la bocca dell'allevatrice mentre parlava, ma potè sentire soltanto un suono acuto nelle sue orecchie.

Stressata, Celia si alzò e guardò Beatrice spaventata. La sua amica la spinse gentilmente all'indietro mentre le diceva parole inudibili. Celia sentì le lacrime formarsi nei suoi occhi. Senza pensarci, iniziò a spingere, sentendo lentamente l'energia essere prosciugata dal suo corpo.

Urlò, sentendo la gola andare a fuoco, ma non riuscì a sentirsi. La sua testa si fece pesante e la sua vista sfocata. Il mondo intorno a lei confuso e silenzioso. Posò la testa sul cuscino e posò gli occhi sulla porta della stanza, studiando le incisioni intricate sul legno scuro. I vortici la confusero. Era la sua vista o il disegno inciso? Sbattè le palpebre un paio di volte, provando a focalizzarsi sui dettagli, quando un acuto pianto perforò le sue orecchie.

La porta venne aperta. Harry, vestito con una camicia bianca mezza sbottonata e pantaloni stretti, entrò nella camera con occhi spalancati e labbra socchiuse. I suoi luminosi occhi color smeraldo vagarono per la stanza in cerca del pianto del suo bambino, trovandolo fasciato tra le braccia dell'allevatrice. Lui poi spostò la sua attenzione su sua moglie.

Celia giaceva di schiena, il volto pallido e quasi senza vita mentre il suo respiro tornata a regolarizzarsi. Harry corse al suo fianco, dove c'era una volta Beatrice, afferrando la mano nella sua. Lui le sorrise, ma lei era troppo debole per ricambiare il gesto.

Beatrice si avvicinò alla coppia con il loro fascio di gioia tra le braccia, il suo volto esprimeva felicità mentre porgeva il bambino a Celia. "È un maschio."

Celia si portò il bambino al petto. Lo guardò, sentendo l'energia ritornarle lentamente, e sorrise.

Harry posò la mano sulla testa del bambino, strofinandola leggermente. Aveva una testa piena di capelli, proprio come suo padre.

"Come dovremmo chiamarlo?" chiese Celia, la voce rauca e bassa.

"Walter? Come Walter Raleigh- lui è stato come un padre per me."

Lei annuì gentilemente. "Gli dona perfettamente," disse mentre lo guardava.

Un leggero colpo alla porta interruppero i silenziosi sguardi di Celia ed Harry e gli fece alzare lo sguardo verso la porta, mentre veniva aperta lentamente. James entrò dentro con Nerissa e Izzy ai suoi piedi. Alla vista del suo nuovo fratellino, Nerissa corse impazientemente accanto a sua madre, trascinandosi dietro Izzy per la mano.

"Hai un fratellino, tesoro," disse Celia a sua figlia.

Harry sollevò Nerissa, permettendole di guardare suo fratello con occhi grandi e luminosi. Lei cinguettò appena lo vide, le piccole labbra sollevate in un sorriso alla vista del nuovo arrivato nella loro famiglia.

Un silenzio tranquillo riempì l'aria, trasportando un senso di pace nelle persone presenti nella stanza. Gli occhi di Celia vagarono per la camera, spostandosi di volto in volto, assorbendo ogni espressione di ogni persona.

James, con Izzy in braccio, era in piedi sulla soglia con lo sguardo basso. Celia si sentiva dispiaciuta per lui. La morte di sua sorella era una peste per loro, ma sembrava essere incurabile per James. Celia aveva la propria famiglia a riempire il vuoto nel suo cuore lasciato dall'assenza di Isabel, e James aveva soltanto la piccola Izzy, che era un costante ricordo di ciò che aveva perso. Lui incanalava il suo dolore nell'amore per sua figlia, ma c'era un'opacità permanente nei suoi occhi e un'ombra scura che lo seguiva costantemente. Lei era preoccupata che non si sarebbe mai ripreso.

I suoi occhi si spostarono su Beatrice, che era da sola ai piedi del letto, girandosi nervosamente l'anello di marimonio intorno al dito sottile. Il senso di colpa affondò in Celia; Breatrice non era stata capace di procreare. Lei si morse il labbro e cercò di non sembrare malinconica, ma Celia la leggeva dentro.

"Bea," disse Celia. Beatrice sollevò lo sguardo addolorato sulla sua amica, e Celia immediatamente non seppe più che dire. Non c'era nulla che poteva dire che potesse rappresentare accuratamente i suoi sentimenti di rimorso e pietà, quindi le sorrise soltanto.

Fu come se i suoi pensieri fossero stati tradotti perfettamente attraverso quell'azione. Beatrice annuì mentre le lacrime le riempivano gli occhi. Sbattè le palpebre vigorosamente, nel tentativo disperato di essere felice per la sua amica, ma invece le scivolarono lungo le guance. Prima che qualcuno potesse notarlo, lei le spazzò via con un rapido movimento e sorrise a Celia, cancellando qualsiasi emozione dal suo volto, sebbene rimanessero ancora nel suo cuore.

Celia guardò suo marito, che la guardò all'istante. "Amore mio, puoi dare un momento a me e Bea?"

Lui annuì d'accordo e posò un bacio sulla sua fronte, poi fece la stessa cosa a suo figlio, prima di dirigersi alla porta, accompagnando fuori James e Izzy.

"Celia?" disse Beatrice appena la porta fu chiusa, aggrottò la fronte confusa.

"Venite," disse lei, indicando con la testa lo spazio accanto a lei sul letto. Beatrice la assecondò e si sedette sul bordo del letto in silenzio. "È passato così tanto...non pensavo sareste venuta, la vostra risposta alla mia lettera era vaga. Qual è questa condizione di cui avete parlato?"

"Sono stata lasciata andare dalla Regina a condizione che avrei persuaso voi a ritornare a corte con me."

"Non capisco."  disse Celia, i lineamenti arrossiti dall'imbarazzo. Si sollevò per prepararsi al resto che Bea aveva da dire.

"Sua Maestà è malata, i medici sanno che non le rimarrà molto. Lei desidera fare ammenda e salutarvi prima che se ne vada. Mi accompagnereste? Dopo la vostra guarigione, ovviamente. E la vostra famiglia è invitata a venire."

Celia arricciò le labbra pensierosa, guardando il suo bambino come se lui gli avrebbe dato la risposta riguardo cosa fare. Lui era bellissimo; il prodotto perfetto di lei ed Harry. Se la Regina non li avesse bannati dalla corte, la loro vita avrebbe potuto essere molto diversa- Walter sarebbe potuto non nascere. Fissò quel pensiero in mente e poi tornò a guardare Beatrice. "Ci saremo."

Embark [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now