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"Per fortuna sei tornato" Susan accolse così il rientro di Lauree.
"Non potevo fare diversamente, sembravi sconvolta al telefono" la donna lo abbracciò e poi prese per togliergli la valigia di mano, ma l'uomo ritrasse il braccio.
"Ci penso io" le diede un bacio sulla guancia e la sorpassò, poggiò il suo bagaglio di fianco alle scale e poi si voltò verso la donna.
"Prendiamo un caffè così mi racconti ogni cosa, ok?"
Quando si furono accomodati in sala, dopo che Susan aveva incaricato la Signorina Elisabeth di preparare i caffè, Lauree attese che la donna gli raccontasse cosa l'avesse sconvolta al punto di farlo salire sul suo jet privato e precipitarsi a New York. Stava per chiederle spiegazioni quando sentì dei passi dietro di sé e si voltò.
Melany era lì di fronte a lui, con il suo volto imbarazzato e il suo pancione, che ormai non riusciva a nascondere più.
"Johnny è stato qui" sussurrò la ragazza. Lauree si mosse a disagio sulla poltrona ma non proferì parola. Le due donne si guardarono sorprese, entrambe erano convinte che l'uomo sarebbe esploso non appena appresa la notizia, invece non disse nulla, mostrando una calma che non gli era mai appartenuta. Era stato molto chiaro con entrambe "Devo parlare io con Johnny, quindi gradirei che nessuna di voi due mi mettesse nella condizione di dover riparare a una situazione assolutamente fraintendibile" queste erano state le parole di Lauree. E loro avevano fatto esattamente il contrario di ciò che lui gli aveva chiesto.
"Mi dispiace Lauree, io non sapevo sarebbe venuto qui, non potevo immaginare" una lacrima rigò il volto della ragazza, che era visibilmente provata da tutta quella situazione. Lauree si sollevò dalla poltrona su cui si era accomodato e la raggiunse, le poggiò un braccio sulle spalle e la strinse. "Tu devi stare tranquilla, ok?" la spinse dolcemente verso le scale e poi la accompagnò nella stanza che aveva occupato al suo arrivo alla villa.
"Nelle tue condizioni non devi agitarti" la fece distendere sul letto e la coprì con la coperta, poi aprì il primo cassetto del comodino di fianco al letto e ne tirò fuori un pulsante "Ora riposa, se hai bisogno basta che suoni questo e o io o Susan verremo subito da te".
"Grazie per tutto quello che stai facendo per me" Melany si poggiò la mano sul ventre e poi sospirò "anzi per noi" Lauree le sorrise, le spostò i capelli dalla fronte e le depositò un leggero bacio. La ragazza chiuse gli occhi e provò ad addormentarsi.
Lauree tornò da Susan che era ancora seduta in sala ad attenderlo sorseggiando il suo caffè. Non appena lo vide posò la tazza sul vassoio poggiato di fianco a lei e disse a Lauree "Ho avuto paura che potesse succederle qualcosa".
"Domani faremo venire il dottore" la informò, cercando di tranquillizzare anche lei.
"Dovresti andare da lui". Lauree alzò di scatto la testa "Non è ancora il momento".
"E quando allora? Sono sicura che sarà sconvolto, potrebbe fare qualche stupidaggine".
"Non la farà" affermò sicuro.
"Non puoi saperlo, Lauree. Johnny è molto cambiato" l'uomo annuì pensieroso.
"Ora vado a riposare anche io" lo informò Susan alzando le sue ossa vecchie e stanche dalla poltrona. Si avvicinò a Lauree e gli accarezzò una guancia "Pensa a ciò che ti ho detto. Johnny ha diritto ad una spiegazione".
"L'avrà al momento giusto".
"Spero che questo momento giusto arrivi presto o potrebbe non essere più disposto ad ascoltarti". La donna si allontanò verso le scale.
"Susan" la richiamò. L'anziana signora si girò verso di lui "Sai perché è venuto qui?" le domandò e la donna negò. Non aveva idea del perché Johnny fosse andato alla villa e di era maledetta di non essere andata lei ad aprire l'uscio come era solita fare. Se avesse fatto come sempre sarebbe riuscita a nascondere la presenza di Melany, come era riuscita in tutti quei mesi.
"Non pensare sia colpa tua" la sorprese l'uomo, leggendole nel pensiero "Sappiamo bene che prima o poi sarebbe successo" la donna annuì e poi sparì dalla sua visuale. Lauree posò la tazza di caffè e decise di bere qualcosa di più forte. Andò al mobiletto dei liquori e ne estrasse una bottiglia di bourbon. Ne versò due dita in un bicchiere e si avvicinò alla finestra.
Cosa doveva fare? Forse Susan aveva ragione. Parlare con Johnny e informarlo di ciò che stava succedendo era la scelta più saggia. Ma lui sarebbe stato disposto ad ascoltarlo? Molto probabilmente no e lui non era psicologicamente pronto ad un rifiuto. Era consapevole di aver fatto molti progressi con la terapia psicologica ma quello non era il momento giusto per ritornare a New York e soprattutto non lo era per affrontare Johnny. Quando il suo pensiero si fermò sul ragazzo di cui era profondamente innamorato, una lacrima di mancanza gli rigò il volto. Non aveva mai pianto in tutta la sua vita e invece ora era ridotto a un pigniucolone che non sa più controllare le sue emozioni. Eppure non era né deluso, né arrabbiato di sé stesso. Anzi, si sentiva libero, libero di esprimere ciò che c'era nel suo cuore senza più vergognarsene.
"Tornerai da me" sussurrò, per poi mandare giù le ultime gocce di liquore ancora presenti nel bicchiere. Lo poggiò sul tavolino e lo guardò "Non farò gli stessi errori" riprese il bicchiere, entrò in cucina e lo poggiò nel lavello, aprì l'acqua, prese sapone per i piatti e spugnetta e lo lavò.
"Signore, ci avrei pensato io" sentì la voce della Signorina Elisabeth dietro di sé.
"È solo un bicchiere" mormorò, poi si voltò verso la ragazza "e il tuo orario di lavoro è finito da un pezzo, perché sei ancora in piedi e per di più con la divisa?" domandò con un sopracciglio alzato. La ragazza abbassò lo sguardo "Nessuno di noi va a dormire se prima non lo fa lei, Signore" solo in quel momento Lauree si rese conto che aveva costretto, per tutti quegli anni, i suoi dipendenti a fare le ore piccole e subbissarsi di lavoro.
"Da domani le cose cambieranno" affermò con tono deciso. La ragazza lo guardò tra il sorpreso e lo spaventato. Lauree si rese conto che la sua frase poteva essere fraintesa così si apprestò a spiegarsi meglio "Ho solo intenzione di dare nuove regole, stia tranquilla Signorina Elisabeth, nessun posto è a rischio" la ragazza tirò un sospiro di sollievo. Per quanto quel lavoro fosse estremamente faticoso era anche ben retribuito e lei aveva assoluto bisogno di quei soldi.
"Ora vada a riposare, domattina convocherò tutto il personale e vi spiegherò quali saranno le nuove disposizio" la Signorina Elisabeth annuì e fece un inchino "Notte, Signore" aggiunse, per poi congedarsi.
Lauree si lasciò andare su una delle sedie che erano disposte in ordine intorno ad un tavolo che avrebbe potuto vedere sedute almeno 20 persone e invece era sempre vuoto. Come avrebbe voluto che in quel momento, seduto di fianco a lui ci fosse Johnny. Chissà cosa stava facendo il ragazzo in quel momento.

Ritorno da teWhere stories live. Discover now