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Quando Johnny si fu ripreso dal pianto convulso che lo aveva travolto, Lauree lo fece sedere su una delle poltrone del suo studio e gli porse un bicchiere colmo di acqua fresca. Il ragazzo lo afferrò con mani tremolanti, sussurrò un sommesso "Grazie" e lo buttò giù tutto in un sorso, nella speranza di riprendersi dallo shock. Lauree si accomodò nella poltrona di fronte a lui "Mi dispiace avertelo detto in quel modo". Johnny sospirò, il fatto che l'amica stesse morendo non cambiava comunque il fatto che lui si sentisse tradito da entrambi.
"Sento le rotelle del tuo cervello continuare a girare" borbottò Lauree guadagnandosi uno sguardo truce.
"Non mi sembra il momento giusto per fare del sarcasmo" sbottò infastidito.
"Sei così ostile".
"E pensi che non ne abbia motivo, vista la situazione?" domandò alzando un sopracciglio
Lauree si sollevò e andò alla finestra, scostò la tenda e guardò fuori. La proprietà intorno alla villa era enorme, una distesa senza nulla intorno per centinaia di metri. Nel Montana si era abituato a piccoli spazi e una folta vegetazione. Quella non gli sembrò più casa sua. Anche se aveva deciso di avviare un'attività a New York, poteva sempre gestire i suoi affari da un altro luogo. Chissà se Johnny sarebbe stato disposto a seguirlo in Montana. Scosse il capo per l'assurdità dei suoi pensieri. Prima avrebbe dovuto convincerlo a perdonarlo per ciò che aveva fatto. Si voltò di nuovo verso di lui che era seduto in attesa di una qualsiasi spiegazione quando qualcuno bussò alla porta del suo studio.
"Avanti" urlò irritato da quella interruzione.
La testa di Susan sbucò da dietro la porta "Scusate. Lauree il personale è riunito come avevi chiesto".
"Grazie, Susan. Arrivo tra due minuti" congedò la donna che richiuse di nuovo la porta, lasciandoli nuovamente soli. Lauree tornò a sedersi di fronte a Johnny "Mi dispiace, non sapevo saresti venuto stamane e non posso rimandare la riunione" si scusò. Johnny si sollevò dalla poltrona, le gambe ancora leggermente incerte, fece dei passi verso la porta "Voglio solo parlare con lei" sospirò "del resto non mi interessa". L'uomo lo afferrò ancora una volta, ma ora la sua stretta era insicura "Ti prego" lo implorò "niente è come sembra".
Johnny si voltò di scatto "Ora vorrai dirmi anche che il figlio non è tuo" lo aggredì. Lauree fronteggiò il suo sguardo di sfida.
"Il fatto che Melany sia in questa casa non da per scontato che la bambina sia mia". Johnny strattonò il braccio e Lauree fu costretto a lasciarlo andare "Ma per favore. È finito il tempo in cui credevo ad ogni tua stronzata. Sono cambiato".
"Lo vedo. Continua a pensare ciò che credi se ti fa stare meglio ma non saranno le bugie a tenerti lontano da me. La bambina che aspetta Melany non è mia figlia. È qui perché mi ha chiesto aiuto e io ho accettato di prendermi cura di lei e della bambina quando lei non ci sarà più. Questo è quanto. Ora se vuoi scusarmi, il mio personale mi sta aspettando" lo sorpassò e raggiunse la porta irritato, possibile che non gli dava alcun credito? Lo aveva ferito e deluso così tanto? Conosceva perfettamente la risposta e la sua rabbia era verso sé stesso. Prima di uscire dallo studio aggiunse un'ultima cosa "Se vai da lei, ti prego non aggredirla e non farla agitare. Le sue condizioni sono molto instabili e le ho promesso che avrebbe abbracciato sua figlia e" si voltò verso di lui "rischia davvero di non farlo se dovesse avere un malore". Johnny era sconvolto, il suo sguardo perso, il suo corpo tremante. Aveva dato per scontato una verità che non aveva alcun fondamento, ora come avrebbe fatto a stare lontano da Lauree? Come sarebbe riuscito a non cadere di nuovo tra le sue braccia? E poi Melany, perché voleva affidare sua figlia ad uno sconosciuto? Perché non aveva chiesto a lui di prendersene cura. Lauree tornò da lui "Ti prego, aspettami qui. Non ci metterò molto. Se lei dovesse vederti in questo momento, sicuramente si agiterebbe e non lo vogliamo, giusto?" Johnny negò e si lasciò accompagnare alla poltrona dove era seduto fino a poco prima. Lauree si abbassò su di lui e gli baciò una guancia, Johnny sentì tutto il suo corpo reagire a quel tocco così innocente e delicato eppure estremamente sensuale. Dio era spacciato se per un semplice bacio era già un fuoco che ardeva di passione.
"Torno subito" lo sentì sospirare in tono disperato, come se anche lui fosse stato travolto dalle emozioni di quel contatto.
Possibile che Lauree lo desiderasse ancora? Anche se fosse stato così tutto ciò che poteva sperare era una relazione sessuale perché, era sicuro Lauree non fosse innamorato di lui, o non sarebbe andato via. Lo vide uscire dalla porta dello studio e chiuderla. Si sollevò e andò alla finestra dove prima c'era Lauree e guardò fuori. Cosa doveva fare? Si sentiva così frastornato. Pensò a ciò che aveva fatto la sera prima, era sicuro che Fred lo odiasse in quel momento, lusingarlo che sarebbe tornato ad esibirsi, farsi redigere il contratto e poi non firmarlo. Le sue minacce facevano parte di una lunga lista di cose da risolvere nella sua vita. Aveva passato tutta la notte a girovagare senza una meta, dandosi dello stupido per essere tornato in quel posto. Tornare a vendere il suo corpo non sarebbe stata comunque una scelta giusta, si era reso conto che lo stava per fare solo perché sapeva che a Lauree avrebbe dato fastidio.
"Oh, Lauree" sospirò, poi sentì la porta dello studio aprirsi. Possibile avesse già terminato la riunione. Quando si voltò verso la porta si precipitò lì velocemente, sull'uscio c'era Melany visibilmente affannata per lo sforzo che aveva fatto ad arrivare fino a lì.
"Ma sei impazzita?" la rimproverò con dolcezza afferrandola per le spalle per sostenerla.
"Io doveva spiegarti".
"No! Tu devi stare a letto e riposare".
"Non è suo" riuscì solo a dire prima di crollare tra le braccia dell'amico.
"LAUREE" urlò disperato.
"Mel ti prego rispondi" le diede qualche buffetto sulle guance sperando si riprendesse.
"LAUREE TI PREGO CORRI" le sue urla disperate riecheggarono nei lunghi corridoi silenziosi della villa per poi essere sostituite dal rumore dei passi che si precipitavano veloci nella sua direzione.
"Ti prego non morire" sussurrò disperato, stringendola forte tra le braccia.

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